Passioni In…Cantate al Nuovo Teatro San Carluccio
Non tragga in inganno il giochino linguistico; croce e delizia dei nostri tempi, in questo caso usato -e non abusato-, esso è realmente la soglia paratestuale che conduce il pubblico a passo di gavotta, in un viaggio nella passione (quella che affatica il cuore, che fa vibrare l’ anima, ma anche quella -più carnale- che accende i sensi) senza pretese di rigore storico, se ci si riferisce alla consecutio, ma estremamente efficace per la felice scelta dei brani che costituiscono l’ assetto della storia.
Mirabile, dunque, il lavoro di Mariano Bauduin, presentato nel teatro di Via San Pasquale dal 16 al 19 aprile c.a., pensato per le voci di Patrizia Spinosi e Maurizio Murano, egregiamente accompagnati da Ernesto Brevo Pérez e Michele Bonè (che ha curato anche gli arrangiamenti) alle chitarre. Candelabri e trasparenze, fruscii di chintz e damaschi per gli splendidi abiti di Zaira De Vicentiis, che, come i candelabri, non sono semplici oggetti si scena ma personaggi loro stessi, mezzo attraverso il quale raccontare una parte della storia.
Murano dà inizio allo spettacolo proprio lamentando il dolore che la passione per Zeza gli infligge, e la donna diventa femmina prima e madre poi; accarezza, cura, consola eppure non smette di concupire l’ amato. E in pieno Settecento, tra frizzi e lazzi e danze a tempo di passapiede, arriva Salvatore Di Giacomo con “Napulitanata” a ricordarci che i nostri nonni, sul finire dell’ Ottocento, si dichiaravano l’amore in quel modo. Pulcinella trasforma, poi, il volto di Murano che, come un automa di E. T. A. Hoffmann, invoca sulle note della “Serenata ‘e Pullecenella” di Cimarosa che l’ amata appaia al balcone, mentre lo spirito della più famosa maschera napoletana si impossessa del corpo della Spinosi, che alza alto il grido di un uomo non corrisposto. Un’ intensa interpretazione di “Tutta pe mme” strappa un fragoroso applauso al pubblico, che ormai è pronto per il “Duetto buffo di due gatti” di Rossini, dove la comunicazione non verbale è di altissima fattura e la sensualità della Spinosi fa impallidire qualunque starlette del tanto osannato Burlesque. “Canzone appassiunata” regala l’ immagine di lei che suona la Tammorra, e poi medica una ferita all’ oggetto del suo amore mentre eseguono “Sona a battenti” e da qui a Paisiello (“Nel cor più non mi sento”) non c’è strappo, è tutto molto naturale, veicolato attraverso la fisicità degli attori, la loro presenza scenica di indubbio spessore e le loro indiscusse capacità vocali.
Il cambio d’ abiti sottolinea anche un cambio di marcia nel viaggio: i due cantanti si lanciano in una diatriba incentrata sull’ eterna lotta tra il maschile e il femminile, sfidando quasi la tradizione del canto “a fronda”; ben tre chiamate in scena, per uno spettacolo che nessuno vorrebbe finisse. Più di un bis concesso a furor di popolo, tra cui una indimenticata “Autunno”, l’ immancabile “Passione”, “E palumme”, “Torna maggio” ed “Era de maggio”.
Il connubio tra Passioni e Cantate ha certamente sortito il loro magico effetto, in…cantando!
ph: Pasquale Fabrizio Amodeo