Dal 22 al 24 maggio c.m. il tour dell’Orchestra Italiana e Renzo Arbore ha fatto tappa a Napoli al Teatro Augusteo, ove ha chiuso tre serate con un enorme riscontro di pubblico.
Difficile pensare il contrario. Quest’uomo, anchorman, musicista, cantante, avvocato per studi ma Artista per vocazione, vanta una biografia come poche uguali al mondo.
Il pubblico accorso era quello delle grandi occasioni, tutte le fasce di età presenti, teatro pieno ogni sera.
Diversi gli ospiti –amici che nelle serate son venuto ad omaggiarlo da Sal da Vinci a Mimmo di Francia, da Francesco Paolantoni a Nina Soldano e Eleonora Brigliadori, per citarne alcuni.
Il passaggio su Napoli di questo napoletano d’adozione, foggiano da parte paterna e napoletano da parte di madre che ha sempre avuto un amore sconfinato per questa città; stimato, rivalutato e portato alle platee del mondo la sua musica, non poteva transitare inosservato.
A scena aperta e ancor prima che facessero ingresso sul palco, scorrevano immagini dei suoi incontri, dei suoi concerti in Italia e nel mondo. Calcato, condiviso le scene e la musica con nomi rimasti incisi nell’Olimpo musicale universale.
Avanza sul palco emozionato lui e poi l’orchestra, racconta l’ultima volta che è stato in quel teatro e anche la prima volta. I ricordi di quest’uomo legati a nomi di artisti di casa nostra e non, sono la nostra storia musicale che inevitabilmente percorre la vita reale di ognuno di noi.
Suscita emozione e si commuove ricordando e cantando “Reginella” dell’amico Roberto Murolo.
Poi ricorda Renato Carosone altro capostipite di un genere musicale che ha fatto storia con “Marruzzella“.
È la volta di “‘O Sarracino” che non solo nel testo ma anche nei ritmi quali la tammorra di Peppe Sannino e la batteria di Roberto Ciscognetti fanno da colonna sonora alle tonalità rapper che ora veste la canzone nella voce di Mariano Caiano, la portano sulle sponde di quel mare comune dedicandola ai fratelli dell’altra sponda.
“Chella là” diventa un country western, porta sul proscenio i mandolini (Salvatore Esposito, Salvatore Della Vecchia, Nunzio Reina, quest’ultimo sua spalla in numerosi aneddoti).
La canzone “Guaglione” sembra esser made in New Orleans, rumba e rapper la reinventano.
Culture diverse alle quali per indole curiosa, amore per generi musicali quali il jazz e blues, l’hanno portato ad affacciarsi a orizzonti diversi per vestirle di nuove sfumature.
Azzardi che solo conoscitori profondi di diversi varietà musicali e un po folli come lui potevano fare.
L’orchestra è ben riscaldata, lui anche. Seguono innumerevoli canzoni tutte perfettamente rielaborate senza mai perdere della loro bellezza. Arriva il momento delle rievocazioni, lo sono le canzoni del dopoguerra nei suoi ricordi di bambino e “Silenzio Cantatore” ammalia, zittisce emoziona tutti; splendida l’interpretazione di Gianni Conte. Delicata e imponente al contempo ”Era de maggio” interpretata da Barbara Buonaiuto.
Non mancano sul finire le sigle di programmi storici e di successo quali:”Quelli della notte”, “Indietro Tutta” dove il pubblico si diverte, tutti entusiasti.
La musica, gli applausi, i cori, non arrestano. Pubblico e palco interagiscono all’ unisono e la cosa più strabiliante a detta di chi vi scrive che l’orchestra avrebbe continuato a suonare anche dopo le quasi tre ore di live …
La sensazione che Arbore quel palco e quel pubblico proprio non voleva farlo defluire. Rarità, dono che hanno i grandi artisti.