I “Parenti Serpenti” di Luciano Melchionna


E’ atteso al Teatro Cilea il testo reso famoso dal film di Monicelli per la regìa di Luciano Melchionna

Dal 26 al 29 gennaio la compagnia Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro  porterà in scena “Parenti Serpenti” al Teatro Cilea con Lello Arena, Giorgia Trasselli, Andrea de Goyzueta, Raffaele Ausiello, Carla Ferraro, Autilia Ranieri, Annarita Vitolo e Fabrizio Vona.

Abbiamo chiesto al regista, Luciano Melchionna:

Dopo DADP (dove l’amore è libero e i personaggi rivendicano la dignità di amare in ogni forma e costesto), dopo “L’amore per le cose perdute” (la difficoltà di entrare in relazione con l’altro, il rapporto di coppia), ora arriva “Parenti serpenti”: la famiglia, l’istituto ma anche i difficili legami personali. Sembra esserci un filo rosso che lega questi tre steps del tuo impegno lavorativo degli ultimi anni. E’ forse specchio di un percorso personale?

Si certo, c’è un mio percorso dietro queste scelte. Sono felice che questo arrivi al pubblico; in effetti è più facile mettere in scena qualcosa che risponda ai desideri dello spettatore piuttosto che scegliere un lavoro che dia corpo alla tua esigenza di espressione, per quello che tu senti. Anche per questo ho trovato un ottimo interlocutore in Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro perchè la loro professionalità e sensibilità li porta ad avere grande rispetto di chi scrive, c’è stato un dialogo, un confronto continuo con loro, è veramente un’ottima situazione quella che abbiamo costruito insieme. Infatti avevo una mia personale esigenza di trattare il tema della famiglia e mi sono avvicinato al capolavoro di Carmine Amoroso con grande umiltà. Questo testo ti fa ridere, poi stridere e poi ti fa riflettere. Questi i tre nodi che ho tentato di accentuare nella mia riscrittura teatrale.

Infatti ci sono dei rimaneggiamenti del testo nel passaggio dal film al palcoscenico.

Si, Carmine (Amoroso, ndr) è stato incredibile; pur non conoscendoci personalmente, quando gli ho chiesto il testo lui mi ha detto che -nonostante sia stato sempre recalcitrante a concederlo- mi avrebbe permesso di farne ciò che volevo, perchè si è detto certo che non avrei tradito il nucleo dello spettacolo. Insieme a Lello abbiamo scardinato alcune cose, come il fatto di aver dato la parte del bambino al personaggio del nonno.

Quando è stato difficile portare il cinema a teatro?

Devi sapere che è un viaggio strano il mio, perchè i miei film in realtà sono testi teatrali; ho voluto comprendere le dinamiche dello strumento cinema per poi riuscire a tradurre lo stesso senso in teatro. Quando abbiamo deciso di lavorare a “Parenti Serpenti” mi sono rifiutato di rivedere il film; il testo è rimasto integrale ma ho dovuto riempire dei vuoti legati proprio alle differenze insite nei due diversi registri espressivi. A teatro le emozioni le devi costruire, quindi devi sopperire alla mancanza di una macchina di presa che coglie uno sguardo con un primo piano. Non è stato difficile perchè eravamo tutti innamorati di questo progetto, anzi ci siamo divertiti anche a lasciar muovere Lello su un duplice piano : da un lato la demenza senile, dall’altro lo sguardo impietoso del bambino che sa ciò che sta per accadere. Il divertimento è ridere e piangere, e avere qualcosa in più quando esci dal teatro. Le scene di Roberto Crea sono un simbolo, una sorta di presepe da campana attorno al quale si riunisce la famiglia; sono realizzate divinamente e sono emblematiche di una verità che prima o poi si presenta a tutti.

La verità dell’istituto famiglia: ancora attualissimo il messaggio del film?

Temo di si. C’è una grande crisi della famiglia; le famiglie di sangue spesso dimenticano l’amore, tendono a vivere di legami che sono codici, non gesti d’amore. Se si dibatte tanto di unioni di fatto, unioni civili, etc, è solo perchè la famiglia, per come oggi la conosciamo, rivela tutta la sua debolezza. Al suo interno si rispettano le dinamiche canoniche fino a quando non si presenta un problema. Questo si evince dallo spettacolo, ma questo lo viviamo anche fuori dal teatro; è una questione di valori personali, è una tematica che ho già affrontato in “Gas”, film dove appunto denunciavo le enormi responsabilità educative che gravano sulle spalle della famiglia nella formazione dei ragazzi. Io, per parte mia, provo ad amare davvero e questo lo devo ad una madre meravigliosa.

Da dove scaturisce la scelta di Lello Arena per il ruolo principale?

Io e Lello ci conosciamo da diverso tempo; prometto sempre di cucinare per lui e ancora non l’ ho fatto! Ma la voglia di lavorare insieme l’abbiamo sempre coltivata. Poi è arrivata la possibilità con questo spettacolo e ti assicuro che Lello ha veramente preservato il bimbo che c’è dentro di lui. Finalmente abbiamo realizzato un sogno e abbiamo dato vita ad una coppia che sta lavorando a molti altri progetti insieme.

In conclusione, Luciano Melchionna ha, con il suo talento, firmato la regìa di uno spettacolo divertente e spietato con il quale tenta di “cambiare gli occhiali alla società”.

 

 

 

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