La Lega invecchia con Salvini


Al congresso di Firenze, il segretario uscente e unico candidato Matteo Salvini, nella sua relazione, ha raccontato la storia di un partito che è diventato il più anziano nel Parlamento italiano, mostrando ai delegati i manifesti del passato. Salvini ha portato pure il saluto di Umberto Bossi, che, nonostante la malattia, ha assicurato il suo contributo in quella Roma che, quando era leader, definiva “ladrona”, in occasione delle votazioni parlamentari particolarmente importanti.

L’omaggio a Berlusconi e l’unità del centrodestra

L’attuale segretario non ha dimenticato di ricordare anche Silvio Berlusconi, mostrando ai delegati della Lega la foto in cui è ritratto insieme a Vladimir Putin e George W. Bush a Pratica di Mare, soprattutto per stemperare le tensioni e migliorare i rapporti con il leader di Forza Italia e vicepremier come lui, Antonio Tajani. Salvini ha dichiarato al congresso: “Non ci faranno mai litigare nel centrodestra, ci stanno provando da due anni e mezzo, ma non siamo un partito unico, siamo una coalizione di soggetti diversi.”

Dazi, Milei e politica estera

A proposito di politica estera, si è espresso contro i dazi perché, a suo giudizio, raddoppierebbero i problemi per le aziende italiane ed europee. Secondo il segretario leghista, le guerre commerciali sono deleterie per il mondo industriale italiano ed europeo. Con un riferimento anche al neoeletto presidente dell’Argentina, ci sono state le sue seguenti parole taglienti in proposito: “È a Bruxelles il problema per le nostre imprese. È lì che bisogna usare la motosega di Milei. La Commissione Europea non deve inserire dazi, bensì andare a trattare con Trump, la Cina e il Messico”.

Il 25 aprile e la Carta di Chivasso

Dalle questioni internazionali, Salvini è passato a parlare della festa della Liberazione, esprimendosi con queste parole: “Il 25 aprile non è delle bandiere rosse e dei ‘compagni’, così come il primo maggio è di tutti i lavoratori, non solo della CGIL. Rimettiamo le cose a posto, devono mettere giù le mani dalla storia italiana”. Ad un certo punto della sua relazione, si è rivolto in modo particolare ai giovani del suo partito, esortandoli ad andare fuori dalle scuole, dai licei e dalle università per far conoscere la Carta di Chivasso.

La Dichiarazione o Carta di Chivasso è un documento stilato il 19 dicembre del 1943 durante un convegno clandestino, organizzato da esponenti della Resistenza delle valli alpine nella città piemontese di Chivasso, perché si trova a metà strada tra la popolazione delle valli valdesi e i valdostani. La carta, pur ispirandosi al Manifesto di Ventotene, postulava il federalismo per ottenere pace e prosperità, auspicando la trasformazione dell’Italia in un sistema politico federale e repubblicano su base regionale e cantonale.

Questa Carta di Chivasso può essere considerata un documento fondamentale per l’introduzione, anche ai nostri tempi, di un autonomismo spinto, europeista, antifascista, ma soprattutto antitotalitario. Salvini, insomma, ha inteso sottolineare come la Liberazione sia stata compiuta anche dagli abitanti delle valli montane che scrissero la Carta di Chivasso e non solo dagli altri e, quindi, a suo giudizio, bisogna riconoscere la stessa dignità storica agli abitanti del profondo Nord.

Salvini rieletto fino al 2029

Al termine del congresso, Matteo Salvini è stato rieletto segretario per acclamazione e confermato in carica fino al 2029. Infatti, dopo l’approvazione del nuovo statuto della Lega, avvenuta sempre in sede congressuale, il mandato del segretario del partito è passato da tre a quattro anni. Salvini, però, al termine dell’acclamazione, ha escluso la possibilità di un’ulteriore conferma nel 2029, assicurando di partecipare al prossimo congresso come semplice delegato.

La sua frase finale lascia intravedere un passaggio di consegne, senza svelare il nome del suo successore, con le testuali parole: “Il mio orgoglio sarà di essere delegato, perché in questo congresso, non so chi, ma c’è sicuramente il prossimo segretario della Lega”. In ogni caso, Salvini praticamente resterebbe in carica come segretario dalla prima elezione del 2013 fino al 2029, per ben sedici anni.

Vannacci e Musk: nuove alleanze, nuove fratture

Inoltre, il congresso della Lega ha consegnato ufficialmente la tessera al generale Roberto Vannacci che, grazie alla modifica statutaria, può diventare il quarto vicesegretario e probabilmente il vice-leader del partito. Il più grande magnate del mondo e anche ministro statunitense, Elon Musk, ha rinsaldato il rapporto con Salvini, intervenendo al congresso in videoconferenza.

Proprio questa sinergia con Vannacci e Musk rischia di complicare ulteriormente i rapporti della Lega con la comunità musulmana in Italia, perché il ministro dell’innovazione di Trump ha previsto nel suo intervento ulteriori stragi in Europa da parte dei terroristi islamici.

Una Lega trasformata: dalla Padania a CasaPound

Matteo Salvini ha trasformato la sua formazione politica da partito di territorio e di popolo, che non a caso si chiamava Lega Nord, in un movimento di destra quasi estrema. Il presidente della giunta regionale del Veneto, Luca Zaia, dichiarato come Vincenzo De Luca in Campania ineleggibile dalla Corte Costituzionale per la prossima tornata elettorale, nel suo intervento al congresso ha parlato della Lega come di un partito nel quale comanda una persona sola alla volta.

In effetti, la Lega, che è diventata ormai il partito più vecchio tra quelli rappresentati in Parlamento, ha avuto nella sua storia solo due leader: Umberto Bossi e Matteo Salvini. Roberto Maroni, infatti, poco dopo aver conquistato la segreteria, decise di dimettersi per fare il presidente della sua Regione, la Lombardia, individuando in Salvini l’erede politico e in Flavio Tosi il candidato premier. Salvini è riuscito, nel corso degli anni, a prevalere nettamente su Tosi come leader, facendo della Lega un partito completamente diverso da quello precedente di Bossi e Maroni.

Infatti, Umberto Bossi e Roberto Maroni provenivano entrambi dalla sinistra ed erano convintamente e fieramente federalisti. Salvini, invece, ha impresso una svolta a destra, facendo diventare la Lega un partito nazionale, che dialoga non solo con Fratelli d’Italia, ma anche con partiti più estremisti come CasaPound.

Il futuro tra leadership e radici

Il segretario ha tenuto sempre ottimi rapporti con leader autoritari come Putin e Trump e, nel congresso di Firenze, ha dichiarato apertamente di puntare a tornare al Viminale, dove era stato nel governo giallo-verde con il premier grillino Giuseppe Conte. Non sarà facile, però, per Salvini, scalzare nelle gerarchie della presidente del Consiglio attuale, Matteo Piantedosi, che per Giorgia Meloni sta lavorando benissimo.

Molti maggiorenti della Lega, nonostante l’esito del congresso, restano convinti che lo spazio politico del partito sia il centro e non la destra, e che il suo ruolo debba essere essenzialmente quello di rappresentare i territori, i piccoli imprenditori, gli artigiani, che sono stati per anni la base storica del partito.

Insomma, anche se Salvini resta ancora segretario, molti ipotizzano per il futuro uno scenario nel quale la Lega possa tornare alle sue origini federaliste, mentre lo stesso Salvini potrebbe fondare, assieme a Vannacci e altri esponenti, un nuovo partito. Al momento, però, i due leader devono condurre assieme la Lega alle prossime competizioni elettorali regionali e hanno il problema di trovare un ruolo governativo importante a Luca Zaia, che non potrà rinnovare il suo mandato per l’ennesima volta in Veneto.

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