La Toscana resta a Giani


Alle elezioni regionali in Toscana ha vinto il presidente uscente di centrosinistra Eugenio Giani con il 53,9% dei voti.
Al secondo posto si è piazzato Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia e candidato del centrodestra, con il 40,9%.

Antonella Bundu, candidata di Toscana Rossa, ha ottenuto il 5,2%, ma il risultato della sua lista, che comprendeva Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Possibile, è andato sotto la soglia di sbarramento del 5%, impedendole così di raggiungere il seggio in Consiglio regionale.

Bisogna però considerare che anche in questa regione c’è stato un fortissimo astensionismo: infatti i votanti sono stati solamente 1.435.329 sui 3.007.061 aventi diritto, pari al 47,73%.

Giani dunque è risultato eletto presidente con 752.484 voti (53,92% dei votanti), ma molto meno della maggioranza assoluta degli aventi diritto. Nel 2020 lo stesso Giani vinse con oltre centodiecimila voti in più (864.310), che però corrispondevano al 48,62% dei votanti.

Insomma, per lui è aumentata la percentuale, ma i voti sono diminuiti.

Il sistema elettorale e la distribuzione dei seggi

Il sistema elettorale in Toscana prevede il ballottaggio se non si supera il 40% e assegna i seggi con il metodo proporzionale.

In totale i posti a disposizione nel Consiglio regionale sono 41, di cui uno riservato al presidente. Stando alla legge regionale attuale, la coalizione vincente può averne da un minimo di 23 a un massimo di 26: questi spetteranno al centrosinistra. Gli altri seggi, da un minimo di 14 a un massimo di 16, andranno invece al centrodestra.

Le liste del centrosinistra

Per quanto riguarda le singole liste, al primo posto c’è nettamente il Partito Democratico con il 34,5%, un risultato sostanzialmente in linea con quello delle scorse elezioni regionali.

Nella coalizione vincitrice di centrosinistra, al secondo posto si piazza la lista Eugenio Giani – Casa riformista con l’8,9%. Questa lista raccoglie Italia Viva, +Europa e PSI, ed esprime le posizioni più moderate e centriste della coalizione.

Al terzo posto ottiene un discreto risultato Alleanza Verdi-Sinistra con il 7%, mentre anche in Toscana delude, all’ultimo posto, il Movimento 5 Stelle con il 4,3%.

Rispetto alle precedenti regionali è difficile fare un confronto, considerando che Sinistra Italiana e Europa Verde correvano separati e sostenevano candidati diversi, mentre il Movimento 5 Stelle esprimeva una candidata presidente autonoma, Irene Galletti, che ottenne il 6,4%, con il partito grillino leggermente più forte, al 7% dei voti.

Rispetto alle regionali, quindi, c’è stato un calo del movimento grillino, guidato adesso dal presidente Giuseppe Conte.

I risultati del centrodestra

Nel centrodestra al primo posto c’è Fratelli d’Italia con il 26,8%, mentre nel 2020 raccolse solo la metà, il 13,5%.

Al secondo posto Forza Italia ottiene il 6,2%, un miglioramento rispetto alle ultime elezioni, nelle quali raccolse solo il 4,3%, mentre crolla letteralmente la Lega, che raggiunge un modesto 4,4% a fronte di circa il 22% delle precedenti regionali.

Le altre due liste della coalizione di centrodestra ottengono risultati modesti: il 2,4% la civica È Ora e l’1,2% il partito di Lupi, Noi Moderati.

Toscana Rossa e la sinistra radicale

La lista di Antonella Bundu, Toscana Rossa, che raccoglie candidati di Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Possibile, arriva circa al 4,5% e, solamente per pochi decimi, non riesce a superare la soglia di sbarramento e guadagnarsi un seggio nel Consiglio regionale.

Il risultato è stato comunque migliore di quello di cinque anni fa, quando una lista paragonabile, Toscana a Sinistra, che includeva Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista e Potere al Popolo, si fermò al 2,9%.

Il profilo politico di Eugenio Giani

Il presidente Eugenio Giani è stato definito dal giornalista Alessandro De Angelis un “socialista novecentesco”, per la sua tenacia unita al pragmatismo tipico di un professionismo politico appunto novecentesco, che gli ha consentito di ottenere una riconferma, dovuta in buona parte alla sua personalità.

Insomma, nella Toscana da sempre definita “rossa”, per vincere occorre la figura di un socialista — seppure da tempo passato al PD — utile a riaffermare un modello di governo regionale riformista.

Il suo modello di sobrietà nella direzione è diverso da quello di altri governatori che fanno prevalere invece l’aspetto narcisistico portato sino all’eccesso.

L’astensionismo e gli sconfitti

L’astensionismo Giani non è riuscito a contenerlo, ma il fenomeno in Toscana punisce soprattutto la destra di governo e il suo candidato presidente meloniano.

Gli altri sconfitti di queste regionali sono sicuramente il generale Vannacci, che ha trascinato la Lega alla débâcle, e i pentastellati, che si fermano sotto al 5% e non possono rappresentare l’allargamento necessario del centrosinistra.

La “Casa riformista” e la prospettiva politica

Giani ha chiesto alle forze di orientamento riformista e laico uno sforzo unitario in un’unica lista, e i movimenti che si erano riconosciuti nella coalizione Avanti — presente in Campania e in altre regioni — hanno risposto all’appello, aderendo alla sua richiesta sotto l’egida della Casa riformista.

Insomma, il segnale politico principale della vittoria del centrosinistra in Toscana ha una matrice socialista dal sapore novecentesco.

Il percorso personale e politico di Giani

Eugenio Giani vince perché riesce a essere presente ovunque in Toscana, dalla sagra sperduta fino al convegno raffinato, sempre per stare in mezzo alla gente.

Giani è nato a Empoli il 30 giugno 1959, ma è originario della vicina San Miniato, in provincia di Pisa, e quindi viene dalla scuola politica della Prima Repubblica.

Dopo la morte della madre cresce con il padre ferroviere, tra studio e allenamenti di pallacanestro, ma la sua grande passione è la Fiorentina, società che avrebbe contribuito a salvare dopo il fallimento di Cecchi Gori, grazie al suo rapporto con la famiglia Della Valle.

L’impegno politico prende forma già da giovanissimo con i socialisti; poi arriva la laurea in giurisprudenza per diventare avvocato, anche se ama soprattutto la storia, quella toscana in modo particolare.

Nel 1990 diventa consigliere comunale di Firenze tra le fila del PSI e resta a Palazzo Vecchio fino al 2015, occupando più volte la carica di assessore, ma mai quella di sindaco per la scelta di Matteo Renzi, che gli preferisce Dario Nardella.

Alle elezioni regionali del 2015 raccoglie diecimila preferenze e viene eletto prima consigliere e poi presidente del Consiglio regionale. Dal suo consenso trasversale e dal sostegno di Renzi nasce la candidatura alla presidenza della giunta regionale nel 2020, nella cui tornata ottiene una grande vittoria con ben otto punti di vantaggio sulla sfidante leghista, Susanna Ceccardi.

Le sfide della nuova legislatura

Nel 2025 approva una serie di provvedimenti — tra i quali la legge sul turismo, sui consorzi industriali ex Gkn, quella sul fine vita e quella sul salario minimo — che lo riposizionano dal centro moderato abbastanza saldamente nella sinistra del PD, nonostante le sue origini e le affinità con Matteo Renzi.

Riesce a costruire un rapporto con la segretaria Elly Schlein, nonostante lo stallo e le difficoltà sulla sua ricandidatura, che ottiene quando arriva una lettera-appello di ben 170 sindaci sui 273 della Toscana a sostegno del suo secondo mandato, assieme all’appoggio delle forze politiche moderate.

La principale sfida della sua nuova legislatura sarà quella di tenere insieme il campo largo faticosamente assemblato negli ultimi mesi, con l’obiettivo di fare della Toscana un laboratorio politico utile per le elezioni politiche del 2027, inseguendo probabilmente per la sua persona altri palcoscenici nella capitale.

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