Politica: Meno lacché per Santanchè?


Santanchè era socia di maggioranza e amministratrice fino all’anno scorso di Visibilia,  al centro di una indagine della Procura di Milano per bancarotta e falso in bilancio. La ministra ha detto di non aver mai ricevuto un avviso di garanzia, ma poco dopo la conclusione della seduta di Palazzo Madama arriva la conferma dalla Procura di Milano, che è aperta un’indagine per bancarotta e falso in bilancio per le società Visibilia e che la sua iscrizione nel registro degli indagati non è più segretata.

Nell’intervento in aula Santanchè ha chiarito di aver fatto ricorso a strumenti, messi a disposizione di tutte le imprese, dalle leggi ancora vigenti e che il suo progetto di ristrutturazione è molto più virtuoso di quello di altre aziende nelle stesse condizioni. Daniela Santanchè dichiara di non aver avuto favoritismi e che si sente vittima di un’indebita penalizzazione nei confronti della sua persona. Santanchè afferma di aver messo a disposizione il suo patrimonio, e che si sarebbe aspettata un plauso invece delle critiche.

La ministra dichiara testualmente :

 “Voglio chiarire che la persona cui attingono i miei detrattori come grande accusatore, a differenza di quanto riferito in televisione e su altri mezzi, non è un piccolo risparmiatore, ma secondo le notizie che lui stesso ha divulgato è una sorta di finanziere, trasferitosi a Londra, in Svizzera e poi a Montecarlo, fino a risiedere addirittura alle Bahamas.”

Santanchè non vorrebbe far pesare al Governo, cui appartiene, le conseguenze di una campagna di odio nei suoi confronti. La ministra dichiara il suo massimo rispetto  per il parlamento, e per i cittadini rappresentati dallo stesso, di voler difendere il suo onore e quello di suo figlio Lorenzo, e di non avere mai abusato delle sue posizioni apicali nelle aziende. La ministra ha ricostruito le tappe del suo percorso professionale da imprenditrice, che ormai dura da decenni. Partendo da Cuneo con grande impegno  la ministra afferma di aver raccolto importanti successi imprenditoriali, offrendo lavoro a tante persone. I campi d’intervento del suo cammino imprenditoriale sono la pubblicità, l’intrattenimento e l’editoria, nei quali è riuscita a mietere grandi successi.

La ministra ha parlato della vicenda delle multe che non la riguarda perché una sua auto di scorta, una Maserati, è stata data in comodato d’uso ai carabinieri, per non gravare sulla scorta di proprietà dello stato e ha alluso a diversi colleghi parlamentari dell’opposizione che in passato avrebbero chiesto favori, per accomodarsi sotto le tende arabe del Twiga Beach Club di Forte dei Marmi, locale di intrattenimento fondato da lei e condiviso con Flavio Briatore.

Il capogruppo del Movimento cinque stelle al Senato Stefano Patuanelli ha annunciato subito dopo l’intervento in aula della ministra la presentazione di una mozione di sfiducia individuale per la rappresentante del governo Daniela Santanchè, con annesso coro del gruppo pentastellato: «Dimissioni, dimissioni».

Anche secondo la segretaria del PD Elly Schlein alla ministra Santanchè non resta che dimettersi e dopo i dubbi del senatore Francesco Boccia il PD annuncia il voto favorevole alla mozione dei grillini. Elly Schlein vuole  sapere dalla premier Giorgia Meloni cosa intenda fare, in caso di mancate dimissioni di Daniela Santanchè da ministra del Turismo, perche’ sarebbe enorme la responsabilità di mantenere in carica e nel suo governo un’esponente con una posizione così imbarazzante per tutta l’Italia.

Per il partito Azione di Calenda vale sempre la presunzione di innocenza, ma chiede risposte chiare al ministro Calderone per i lavoratori licenziati dalle aziende della Santanchè e rimasti senza stipendio e Tfr. Il partito di Calenda intende interrogare anche il  ministro Urso per le ditte non pagate e messe in difficoltà e il  ministro Giorgetti per la questione dei 2700000 euro di un prestito Invitalia mai restituito dall’azienda della ministra.

Per Calenda Santanchè deve valutare seriamente un passo indietro, ma intende emanciparsi da un passato in cui sono state chieste dimissioni anche senza avvisi di garanzia. Enrico Borghi di Italia Viva ha citato  una serie di casi del passato, da Josefa Idem a Ignazio Marino in cui prevalse una scelta giustizialista in una logica faziosa.

Secondo il partito di Renzi le dimissioni non vanno chieste, come in passato, ma la valutazione va rimessa alla stessa Santanchè perché non ha risposto nel merito esaustivamente ad alcune  domande. Alcune questioni come il pagamento del Tfr, l’uso della cassa integrazione, benefit ed emolumenti, la gestione dei fornitori, i debiti fiscali, sono rimaste senza risposta o con risposte parziali e omissive. Essere garantisti non vuol dire sostenere che ogni comportamento non sanzionato da una condanna definitiva sia appropriato per donne e uomini al governo di un paese come l’Italia. Insomma il terzo polo come  al solito è diviso con Azione e Italia viva su posizioni diverse.

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