Si gira l’Azione di Calenda 


Carlo Calenda è uno dei leader di quello che rimane del centro politico in Italia, dopo le trasformazioni istituzionali ed elettorali dei tempi più recenti. Il segretario di Azione è nato a Roma il 9 aprile 1973, dai genitori Fabio Calenda, economista, giornalista e scrittore, e Cristina Comencini, regista, mentre la sorella Giulia è una famosa sceneggiatrice. D’altro canto, il nonno materno era il celebre regista Luigi Comencini, a dimostrazione di quanto la sua famiglia fosse collegata alla cinematografia e allo spettacolo, ma anche alla diplomazia delle ambasciate con lo zio paterno.

L’attacco frontale al Movimento 5 Stelle

Durante l’ultimo congresso di Azione a Roma, Carlo Calenda ha avuto un atteggiamento aggressivo nei confronti di alcune forze politiche, e ancora una volta ha attaccato duramente il Movimento 5 Stelle, accendendo lo scontro politico italiano in un periodo, peraltro, di gravi crisi internazionali. Al congresso, il leader di Azione ha spiegato la sua scelta di non aderire al cosiddetto “campo largo”, cioè l’alleanza tra il Partito Democratico e il M5S, affermando come il problema con il Movimento, guidato da Giuseppe Conte, sia di carattere strutturale e quindi praticamente insanabile. Calenda ha dichiarato testualmente: “L’unico modo per avere a che fare con il Movimento 5 Stelle è cancellarlo”, raccogliendo il consenso dei delegati del congresso di Azione. Il segretario del partito, che dovrebbe essere considerato di un centro moderato, ha rincarato la dose, criticando la posizione del Movimento di Conte sulla politica estera e sulla difesa, sostenendo che se si crede nella pace senza forza si è completamente ignoranti in materia storica oppure si tratta solo di una modalità opportunistica, messa in atto pur di raccattare voti.

Le parole dure sulla politica estera

Queste le parole di Calenda: “Chiunque sostenga che esiste la pace senza la forza o è un ignorante che non conosce la storia o è un pusillanime che vuole lucrare sul voto delle persone. Se poi chi lo dice ha buttato miliardi sui bonus edilizi, è un mentitore seriale”. L’allusione non è affatto velata: il riferimento è chiaramente a Giuseppe Conte, che negli ultimi mesi ha portato avanti una linea pacifista e si è opposto all’aumento delle spese militari, organizzando una manifestazione a Roma e attirando le critiche da parte dei sostenitori del riarmo europeo. Le parole di Calenda, oltre all’approvazione dei delegati, hanno trovato anche il plauso di diversi esponenti del centrodestra presenti all’evento. L’adesione più significativa è stata quella della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del ministro della Difesa Guido Crosetto, che si è addirittura alzato in piedi per applaudire.

Critiche anche alla Lega di Salvini

Nel corso del congresso, Calenda non ha risparmiato critiche nemmeno al segretario della Lega, Matteo Salvini, paragonandolo a Giuseppe Conte, definendolo “un Conte di destra”. Secondo Calenda, entrambi utilizzerebbero una “retorica populista” e avrebbero una visione politica basata su slogan e scelte opportunistiche. L’attacco arriva in risposta alle dichiarazioni di Salvini contro Ursula von der Leyen, accusata di fare gli interessi della Germania. Secondo Calenda, queste uscite sarebbero politicamente pacchiane e dimostrerebbero come Salvini utilizzi lo stesso schema comunicativo di Conte. In un passaggio chiave, ha affermato: “Sono uguali, praticamente l’ex premier e il suo ex vice premier, che poi è anche quello del governo attuale, sono fatti l’uno per l’altro”.

Distanze crescenti dal centrosinistra

A pochi giorni dalla conclusione dell’assise, Calenda non ha riservato critiche solo al M5S, ma anche al Partito Democratico e ai “cespugli”, ovvero le altre forze progressiste del campo largo. Oltre alle dichiarazioni, ci sono anche azioni concrete: nella commissione Bilancio alla Camera, Azione si è astenuta sulla risoluzione di maggioranza sul Documento di economia e finanza (Def). Secondo Enrico Borghi, vicepresidente dei senatori di Italia Viva, ex alleata di Azione, questa astensione dimostra un avvicinamento alla maggioranza di governo: “Astenersi su provvedimenti qualificanti significa entrare nell’anticamera della maggioranza”. L’allusione è alla presenza di Giorgia Meloni al congresso di Azione, vista come un segnale di dialogo.

Il posizionamento del Pd e la piazza pacifista

Nel frattempo, il Movimento 5 Stelle ha organizzato una manifestazione a Roma contro il piano di riarmo dell’Unione Europea, con la partecipazione di forze politiche, associazioni e cittadini. Per Calenda, il Pd si starebbe allineando pericolosamente a Conte anche su queste tematiche, allontanandosi dalla cultura riformista e di governo. Secondo lui, l’alternativa al populismo non può basarsi su una linea qualunquista e disimpegnata, ma deve fondarsi su una visione chiara e responsabile.

Le scelte di Azione sul Def e le reazioni di Renzi

Dopo l’astensione sul Def, i senatori di Azione non hanno firmato nemmeno una mozione proposta dalle altre opposizioni. A questo proposito, Matteo Renzi ha commentato: “Per Calenda Meloni è una brava leader, per me invece è una pessima influencer”.

Nuove alleanze in vista

Durante il congresso si è parlato anche di Europa e dei rapporti con gli Stati Uniti di Trump, criticati per i dazi e la guerra commerciale. Calenda è stato rieletto segretario con l’85% dei voti e ha proposto il nome di Paolo Gentiloni come futuro premier, immaginando una possibile coalizione tra Azione, Forza Italia, +Europa e una parte del Pd. In particolare, ha fatto riferimento a future alleanze nelle Marche, con apertura anche da parte di forze del centrodestra. Questo spiega la presenza di Giorgia Meloni al congresso, che ha lodato l’approccio pragmatico di Azione, criticando invece l’opposizione ideologica delle altre forze parlamentari.

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