Una delle allergie maggiormente riscontrate negli ultimi tempi è quella al nichel. Molto diffusa nelle donne che usano gioielli e cinture metalliche, ma anche in molti uomini
I sintomi sono i più diversi, dal semplice prurito, a una vera e propria dermatite, ma gli effetti possono essere ben più gravi a causa della sua ubiquitarietà che è forse la maggior causa dell’alta frequenza delle sensibilizzazione, che, una volta instaurata, innesca una serie di reazioni, mediate dal sistema immunitario, allergiche e tossiche, sia localizzate, sia sistemiche.
Ogni volta che il soggetto sensibilizzato entra in contatto con questo metallo, sulla sua cute si possono manifestare recidive della dermatite, e, se il contatto è continuo o molto frequente, la dermatite può cronicizzare con presenza di papule, desquamazione e ragadi.
Non tutti sanno che il nichel è presente in numerosissimi cibi e che il suo accumulo può portare a serie conseguenze.
Il Nichel è presente nei vegetali e negli organismi viventi, in rapporto alla distribuzione nel suolo e nell’acqua, ma nei vegetali è quattro volte più abbondante che negli animali e derivati (carne, latte e derivati), solo l’uovo ha un contenuto di Nichel elevato.
La concentrazione di Nichel nei vegetali aumenta in primavera e autunno ed è influenzata da fattori diversi, in special modo dalle abitudini alimentari ed i vegetali sono la fonte alimentare principale per l’uomo.
Esistono molti elenchi relativi al contenuto di Nichel negli alimenti, ma sono discordanti tra di loro e tendono ad allungarsi sempre più, perché il contenuto può variare, nel medesimo alimento, per fattori stagionali, di coltivazione, manipolazioni, cottura, conservazione e confezionamento; gli alimenti acidi possono arricchirsi di Nichel, durante la cottura, anche nei recipienti di acciaio.
Quindi non è prevedibile la quantità di metallo assunto per via alimentare, né la soglia della tolleranza. Probabilmente essa è compresa da 0,2 mg ed 1 mg%. Del Nichel ingerito è assorbito solo tra 1 e il 10%, il resto è eliminato con le feci. Nel sangue si lega all’albumina, in genere non si accumula nei tessuti.
Nonostante siano controverse le varie liste di cibi da eliminare per una dieta nichel free (o quasi) comunque propongo la mia di lista in modo da dare una mano a chi può avere il sospetto:
- Cacao e cioccolato
- Semi di soia
- Farina d’avena, farina di mais, farina integrale
- Noci, mandorle
- Legumi freschi e secchi
- cipolle, spinaci, asparagi, pomodori
- Pere
- Liquirizia
- Pesci quali tonno, aringhe, salmone, sgombro
- Crostacei
Ovviamente bandire questi alimenti significa eliminare molti cibi che fanno bene al nostro organismo, per cui consiglio un uso moderato e controllato; farsi seguire da un esperto è la soluzione migliore.
Importantissimo è non consumare cibi in scatola o almeno assicurarsi che la parte interna sia protetta da una pellicola bianca. Se tonno, legumi e altro vengono consumati in vetro meglio ancora!
Si consiglia poi l’uso di pentole smaltate, in vetro, alluminio, vetroceramica, per cui meglio buttare via quelle vecchie padelle o pentole tutte graffiate (anche se fanno parte del corredo di mammà!!).
Inoltre si può verificare un accumulo di nickel nelle tubature dell’acqua durante la notte; pertanto la prima acqua che esce dal rubinetto la mattina non deve essere bevuta o usata per cucinare.
Questi sono solo alcuni dei consigli, per saperne di più potete lasciare un commento qui alla fine dell’articolo.