TACHICARDIA E ANSIA : CONOSCIAMOLE MEGLIO


TACHICARDIA E ANSIA: CONOSCIAMOLE MEGLIO

Esiste uno stretto legame tra anima e corpo, tra le esperienza del corpo e le esperienze psichiche. L’ansia e il cuore sono strettamente collegati in quanto  lo stato di ansia si rispecchia nel cuore modificando il ritmo del battito cardiaco e la frequenza.

Quando riposiamo il cuore rallenta i suoi battiti e quando succede che il cuore in condizioni di riposo comincia a battete forte ci troviamo di fronte a un episodio di tachicardia.   

La tachicardia è una condizione in cui la frequenza cardiaca va al di là della normale frequenza cioè 100 battiti al minuto. I battiti accelerati del cuore sono una manifestazione frequente, ma relativamente aspecifica.

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La parola ansia ( dal latino angere ossia “stringere”, “soffocare”)  è associata con l’idea di costrizione.

 

QUANDO AUMENTANO I BATTITI?

Nella maggior parte dei casi, questi compaiono in assenza di cardiopatie e rappresentano un sintomo benigno. Fisiologicamente il cuore accellera i suoi battiti in condizioni particolari:  quando proviamo  forti emozioni, quando facciamo sport, eccitamento, abuso d’alcool, tabacco, consumo eccessivo di caffè, malattie febbrili o ansia. Anche l’uso di alcuni farmaci e droghe possono produrre lo stesso effetto. Quando si assumono pasti che necessitano di molte ore per essere digeriti e si assumono  notevoli quantità di bevande alcoliche o contenenti caffeina il cuore deve lavorare maggiormente, incrementando la frequenza dei battiti. Anche nella menopausa gli sbalzi ormonali possono provocare vasodilatazione e aumento della frequenza cardiaca.

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– Quali sono le caratteristiche attraverso cui è possibile distinguere la tachicardia esclusivamente cardiologica dalla tachicardia dello stato di ansia?

La dott.ssa Meredyth  Vanessa Betancourt, Aiuto Primario presso UO di UTIC/ Cardiologia della Clinica Mediterranea S.P.A Struttura ospedaliera ad alta Specialità di Napoli ci risponde così:

Normalmente la tachicardia viene percepita dal paziente con una “palpitazione”. La palpitazione non è né grave, né pericolosa, ma può essere abbastanza fastidiosa.

Il paziente avverte a livello di torace, della gola o del collo un battito mancante o sente come se il cuore battesse con troppa forza. Può capitare durante un’attività oppure quando si è seduti o sdraiati tranquilli.

È bene precisare però che meno del 50% dei pazienti che avverte la palpitazione poi ha veramente un’aritmia cardiaca. In caso di tachicardia di origine cardiaca ci possiamo trovare di fronte ad una tachicardia parossistica sopraventricolare. In questo caso la frequenza cardiaca può variare tra 120 e 200 battiti al minuto.

Quando ci troviamo di fronte ad un aumento benigno dei battiti parliamo di Tachicardia sinusale.   È scatenata da stati ansiosi, esercizio fisico, ipertiroidismo, abuso di caffè, fumo, anemia, febbre, ipotensione, vertigini e farmaci. L’inizio e la scomparsa sono sempre graduali, mai improvvisi per un tempo più o meno lungo. La terapia della tachicardia sinusale è ovviamente legata alla causa che determina la comparsa del sintomo, tra cui, spesso, anche l’ansia.

 In chi soffre di attacchi di panico, ad esempio, la tachicardia fa pensare a un infarto e tale paura attiva un sistema ansiogeno che si autoalimenta.  In questi casi la soluzione della tachicardia non può prescindere da un intervento psicoterapeutico mirato.

– Quali possono essere le cause quando una tachicardia è di origine organica?

Alcune tachicardie sono dovute a patologie stabili e gravi, come una malattia di cuore o l’anemia.

Anche lo stile di vita può avere un ruolo nello sviluppo del sintomo: il fumo, consumo eccessivo di alcol e caffeina, uso di droghe (in particolare la cocaina).

Le  cause sono diverse: lesioni organiche del cuore (ischemia, miocarditi reumatica o ipertensiva), intossicazioni farmacologiche o riflessi gastrocardiaci.

Gli attacchi di tachicardia presentano diversa durata e possono accompagnarsi ad ansia, sudorazione, ipotensione, sensazione di cardiopalmo (palpitazioni, cuore in gola).

– Quanto incide secondo Lei la componente ansiosa sul disturbo organico?

Secondo me incide moltissimo. Infatti, diversi studi hanno dimostrato una correlazione tra ansia e patologie a carico del cuore.

Esiste un forte legame tra disturbi d’ansia e malattia coronarica, ad esito letale. Vanno comunque considerati gli effetti a lungo termine dell’esporre il cuore a costante stress nel corso della vita. Curare l’ansia, di conseguenza, non è solo importante per migliorare la qualità della propria vita, ma diviene anche una forma di prevenzione contro disturbi fisici potenzialmente pericolosi ai quali si potrebbe essere predisposti, come potrebbe essere un infarto come accade nella Sindrome del Cuore infranto, cioè la Sindrome di Tako Tsubo .

Questa è una entità clinica caratterizzata da una disfunzione del ventricolo sinistro, di solito transitoria, che si manifesta con sintomi che possono simulare una sindrome coronarica acuta: dolore toracico, dispnea, alterazioni elettrocardiografiche e alterazioni degli enzimi di necrosi miocardica. Si manifesta in condizioni di grandissimo  e fortissimo stress.

La sindrome del cuore infranto potrebbe partire dal cervello: uno studio sull’European Heart Journal mostra, infatti, che nei pazienti con sindrome di Takotsubo le regioni del cervello che elaborano le emozioni e che controllano battito cardiaco, respirazione e altre funzioni autonome del nostro corpo (ad esempio amigdala, ippocampo e giro dentato) non comunicano bene tra loro. Queste alterazioni nella connessione tra tali aree nervose potrebbe essere proprio alla base del problema cardiaco.

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TACHICARDIA E ANSIA

Quando siamo sottoposti a forti stress emotivi, paura ed ansia   il sistema nervoso simpatico aumenta la sua attività , provocando un aumento della produzione di adrenalina  responsabile dei battiti accellerati  .

L’ansia è uno stato caratterizzato da sentimenti di paura e di preoccupazione non connessi ad alcuno stimolo specifico, diversamente dalla paura che presuppone un reale pericolo. Nella sua forma più acuta parliamo di attacchi di panico. Un attacco di panico è un episodio breve ed intenso in cui si sperimenta ansia acuta e che comporta intensi sintomi somatici accompagnati da vissuti psicologici di terrore, catastrofe imminente e impulso a fuggire.

Il DSM IV- TR descrive l’attacco di panico come un periodo preciso di paura o disagio intensi, in assenza di reale pericolo, accompagnati da almeno quattro dei seguenti sintomi:

  • palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia;
  • sudorazione;
  • tremori fini o a grandi scosse;
  • dispnea o sensazione di soffocamento;
  • sensazione di asfissia;
  • dolore o fastidio al petto;
  • nausea o disturbi addominali;
  • sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento;
  • derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi);
  • paura di perdere il controllo o di impazzire;
  • paura di morire;
  • parestesie (sensazione di torpore o di formicolio);
  • brividi o vampate di calore.

paura

-Quando la tachicardia è dovuta all’ansia

Le tachicardie di origine ansiosa possono essere accompagnate da dolore al petto da ansia, , sudorazione profusa, nausea sensazione di difficoltà a respirare e persino vertigini da ansia. può diventare così intensa che la persona crede di avere un infarto, e palpitazioni sono così intense che la persona crede che sta morendo, il che aumenta ulteriormente l’ansia e, quindi, la tachicardia.

Se le pulsazioni sono fino a circa 130 al minuto significa che la velocità del cuore è dovuta alla mente. Se le pulsazioni sono maggiori di 150 al minuto significa che la natura dell’aritmia è di tipo organico.

Le tachicardie di origine ansiosa possono essere accompagnate da dolore al petto da ansia, sensazione di difficoltà a respirare, sudorazione profusa, nausea e persino vertigini da ansia.

 

Come eliminare la tachicardia da ansia?

Sebbene fastidiose, le tachicardie non sono pericolose di per sé. Quando la tachicardia è generata dall’ansia e il cuore è in piena salute, non sono necessari farmaci per contrastarla.

Metodi naturali

Esistono diversi metodi per curare l’ansia che possono concorrere positivamente nel trattamento del disturbo partendo dai rimedi naturali  intese come diverse pratiche e buone abitudini  come l’agopuntura, una disciplina ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’agopuntura agisce stimolando il sistema nervoso a produrre sostanze analgesiche ed endorfine, che stimolano il rilassamento. E’ un aiuto importante per contrastare l’ansia insieme a un’adeguata terapia psicologica, la quale è fondamentale per risolvere davvero il problema legato all’ansia.

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Altre risorse utili in questo senso sono le tecniche di rilassamento e la meditazione.  Gli esercizi di respirazione profonda generano una sensazione di tranquillità. Infatti focalizzandosi sulla respirazione avviene un’interruzione dei pensieri che abbasseranno i livelli di ansia.  E’ importante implementare anche sane abitudini per prevenire l’ansia quali anche: evitare il consumo di pasti serali troppo abbondanti e di mangiare base di cibi difficili da digerire; evitare di assumere sostanze stimolanti prima di coricarsi, come ad esempio il caffè, il tè o alcune bibite ricche di caffeina; evitare il consumo di alcolici ed il fumo.

Gli scienziati dell’Università di Harvard hanno concluso che “quando l’ansia si presenta spesso o per lunghi periodi di tempo, è considerata dannosa per la salute mentale e generale”.

Si rivela di  fondamentale importanza quindi farsi accompagnare in  un percorso di psicoterapia rivolgendosi ad esperti del settore.

 

BIBLIOGRAFIA:

Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (4th ed), American  Psychiatric  Association (2001), DSM- IV- TR. Masson, Milano.

l-Ani, M. & Winchester, D. E. (2015) Prevalence and Overlap of Noncardiac Conditions in the Evaluation of Low-risk Acute Chest Pain Patients. Crit Pathw Cardiol; 14 (3): 97-102.

Harris, K. F. et. Al. (2003) Associations between psychological traits and endothelial function in postmenopausal women. Psychosom Med; 65(3): 402-409

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