Durante l’ultima puntata del mese di Aprile 2016 è intervenuto come ospite al Pungiglione Stabiese, l’ex difensore della Juve Stabia, Mariano De Francesco:
Alla Juve Stabia dal 1993 al 2000, praticamente una bandiera..
Si, sono cresciuto con la Juve Stabia, ho avuto il piacere di esordire a 17 anni, di conseguenza non posso che avere ricordi meravigliosi e eterna riconoscenza verso la società e i tifosi che sono stati parte integrante della mia vita. Purtroppo ho anche qualche ricordo spiacevole dovuto alle due finali perse contro Salernitana e Savoia, mio grande rammarico e che di sicuro ci avrebbe permesso, con la promozione in B, di fare una carriera diversa.
Qualche compagno di avventure ricodi con più affetto?
La lista sarebbe lunghissima, ho avuto modo di giocare con ragazzi forti, in particolare Musella, il nostro capitano che resterà per sempre nei nostri cuori, e Roberto Amodio che è stata la nostra bandiera, il nostro faro. E poi tanti altri da Bifera, a Fontana, passando per Menolascina, Di Meglio e tanti altri.
Attualmente resti tra i primi 10 calciatori per numero di presenze, 124 in totale…..
Si, ero il jolly della squadra, sono stato un calciatore polivalente e devo ringraziare il presidente Fiore per l’opportunità che mi ha concesso.
La partita che ricordi con più affetto?
Indubbiamente il pareggio nel derby al Partenio contro l’Avellino. Fu decisivo il nostro portiere Bifera che ristabilì la parità a tempo scaduto, un derby ricco di emozioni, chiudemmo in 9. Ci sono tanti altri ricordi, come la vittoria per 5-1 contro il Casarano di Miccoli e la semifinale play-off vinta in casa contro la Reggina, in un Menti strapieno, tanto che il pubblico fu il nostro dodicesimo uomo in campo.
Il tuo ricordo di Roberto Fiore:
È un ricordo attuale, entrambi viviamo a Napoli nella stessa zona e spesso ci incontriamo. Ricordo l’affetto smisurato, il presidente cercava di accontentarci in tutti i modi. Molto competente e sempre vigile nelle vicende di squadra.
Quale allenatore pensi che ti abbia dato di più?
Mister Ferrari senza dubbio. Aveva creato un gruppo affiatato, tanto da sopperire alle carenze strutturali che c’erano in organico, attraverso una coesione di squadra. In campo avevamo un’anima, lottavamo su ogni pallone a prescindere dall’avversario.
Racconta l’episodio che ti ha permesso di approdare a Castellammare di Stabia:
Si, ci fu un episodio in particolare. Ero ancora adolescente, il settore giovanile del Napoli non mi confermò e in estate mi ritrovai senza squadra. A Capri conobbi Sandro Romei che all’epoca era l’idolo della tifoseria, mi fece la proposta e mi portò da mister Chiancone dandomi la possibilità di poter fare un provino. In un amichevole proprio contro le giovanili del Napoli, fui osservato dal presidente che mi promosse poi in prima squadra. Fu una gioia immensa visto che non avevo ancora compiuto 18 anni.
Il legame che avevi con la piazza:
I miei ricordi sono bellissimi e anche attuali per certi versi, visto che ancora oggi riscontro l’affetto dei tifosi che nutrono nei miei confronti. Dispiace vedere un Menti semivuoto, prima c’era molto coinvolgimento, lo stadio era sempre pieno, il pubblico ci incitava già durante le fasi del riscaldamento e di conseguenza era un piacere scendere in campo. A Castellammare non sono più ritornato, un po’ per malinconia memore del mio passato. Sui social ho avuto modo di riscontare la stima immensa dei tifosi e comunque seguo sempre con piacere le vicende della Juve Stabia. Senza ombra di dubbio, posso dire che sono stati gli anni più belli della mia vita, c’era passione, calore e una voglia da parte di tutti di essere partecipi del progetto. C’era una città che ti faceva sentire importante e un obbligo da parte nostra di gettare il cuore oltre l’ostacolo, infatti in quegli anni difficilmente ricordo episodi di ribellione e tutti ci sacrificavamo per il bene della squadra.
Ci sono differenze che hai notato tra la Serie C di allora con l’attuale Lega Pro:
Si, la Serie C di allora era paragonabile alla serie B di adesso, militavano tanti campioni e non è assolutamente parente alla nostra Lega Pro. Anche la Juve Stabia aveva tanti calciatori di qualità, Menolascina e Fontana sempre decisivi su punizione. E basti pensare che ancora adesso calciatori con militanza dalla terza serie, stanno giocando in serie A. Infatti ll portiere Sorrentino gioca da diversi anni nel Palermo, stesso dicasi per quanto riguarda il collega Vives tra le fila del Torino, Bachini sappiamo tutti quello che ha fatto.
Hai lasciato il calcio giocato in seguito ad un grave infortunio al ginocchio, oggi di cosa ti occupi:
Ho smesso a 25 anni, adesso lavoro nella mia azienda di famiglia, mi occupo del settore tessile. Seguo il calcio solo da semplice spettatore. Ritornare al Menti è sempre un piacere visto che ho trascorso annate importanti e conto di ritornare quanto prima allo stadio, anzi vi prometto che per la prima del prossimo campionato verrò a vedere la partita.
In collab con Armando Mandara