Non succedeva da sessant’anni, eppure un po’ ci avevamo pensato, seppur vagante, di guardare i prossimi campionati del mondo seduti sul divano. Calciatori e federazione compresa, dopo lo 0-0 maturato contro la Svezia a San Siro. Ma a chi si può addossare la colpa di questo fallimento sportivo?
Disastro mondiale: l’allenatore?
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Quando in sedici mesi di gestione non riesci a trovare un modulo con cui giocare a calcio in maniera continuativa, vuol dire che qualcosa è andato storto. Oltre ad una forte incapacità di motivare i proprio calciatori dopo la disfatta spagnola.
In Spagna, dove ti eri presentato con quattro punte e senza centrocampo. E dopo quella partita sei tornato al rudimentale 3-5-2, ormai non più adatto al calcio internazionale. Si sarà preteso troppo da un allenatore che, dall’alto dei suoi quasi 70 anni, conta in bacheca un campionato di Serie C con il Lecce ed un piazzamento in Europa League con il Torino. Giampiero Ventura era troppo, troppo poco per puntare a qualcosa di importante.
Disastro mondiale: i calciatori?
Bonucci che getta la mascherina per giocare col naso rotto, e lo stesso Bonucci che nel primo tempo zoppicava vistosamente ma è comunque rimasto in campo, avevano fatto pensare ad uno scatto di orgoglio in nome di una nazione.
Eppure sono proprio i calciatori che, dopo la sconfitta patita a Madrid, non si sono più rialzati. Vittoria di misura e senza gioco per 1-0 contro Israele ed Albania, con nel mezzo un pari in casa contro la modestissima Macedonia.
Poca fiducia nei propri mezzi ed un carattere uscito fuori solo ieri sera, quando ormai era troppo tardi. Sarà che la generazione calcistica di oggi non è la stessa di quella di dieci anni fa, ma la Svezia tecnicamente era davvero poca cosa, e si poteva (doveva) osare molto di più.
Disastro mondiale: la federazione?
Sarebbe forse giunto il momento giusto di tagliare via dai piani alti persone con interessi politici o che rappresentano alcune società. Lotito, Tavecchio, tutti personaggi che stanno facendo male ad un movimento che aveva già barcollato e non mollato nei due mondiali precedenti, dove almeno la qualificazione era giunta.
Ma con l’eliminazione di ieri si è toccato il fondo, e quello di oggi dovrebbe essere inteso come il primo giorno dell’anno zero. Rivoluzione che, in un paese sempre più allo sbando (e qui si va anche oltre il tema calcio), difficilmente avrà luogo. Gli interessi dei singoli a discapito di una grande rinascita del sistema calcistico (che necessita ormai da anni di riforme nuove) avranno sempre la meglio.
Ed a rimetterci più di tutti sono sempre i tifosi. Chi ha cinquant’anni oggi, per la prima volta nella sua vita non potrà vedere la sua squadra al mondiale, magari gioire insieme ai suoi figli, la famiglia. E le lacrime di Gigi Buffon, al fischio finale, testimoniano il crollo di un Paese che, non solo sportivamente parlando, sta perdendo troppo di vista se stesso.
Fonte immagine principale: pagina Facebook della Nazionale di calcio