Intervista alla judoka Francesca Milani, dalla palestra di periferia ai giochi olimpici di Tokyo 2020


Incontro Francesca Milani nella sua casa alla periferia di Roma, nel comune di Fiumicino. Mi accoglie mentre sta preparando delle crostate e dei biscotti da portare ad alcuni parenti, rivelandomi che una delle sue più grandi passioni oltre al judo sono i dolci e la cucina. La sensazione è quella molto familiare di chi viene accolto da una vecchia amica per una chiacchierata pomeridiana e dopo essermi accomodato le chiedo alcune cose sulla sua vita di atleta e sull’esperienza olimpica.

Francesca è una judoka professionista delle Fiamme Oro della Polizia di Stato. Nonostante la giovane età (27 anni), ha già collezionato partecipazioni e vittorie in molte competizioni nazionali e internazionali ed è attualmente 18esima nel ranking mondiale della sua categoria. Nel 2018 ha conquistato un bronzo ai giochi del Mediterraneo e dopo un periodo di fermo dovuto a un infortunio (fine 2018 e metà 2019) ha preso parte a diverse competizioni internazionali ottenendo di seguito e prima atleta italiana della sua categoria (48kg) la medaglia d’argento al Judo Grand Slam di Tblisi 2021, la medaglia d’oro al Judo Grand Slam di Antalya 2021 e quella di bronzo al Grand Slam di Kazan 2021. La partecipazione ai mondiali di Judo di Budapest, le ha consegnato la qualificazione nella sua categoria per partecipare ai giochi olimpici di Tokyo 2020, dove tuttavia è stata eliminata al primo turno contro la taiwanese Lin-Chen Hao.

Come hai cominciato o ti sei avvicinata a questa disciplina sportiva?

Ho iniziato per gioco perché alla scuola elementare che frequentavo avevano istituito dei corsi. Iniziai insieme a mio fratello, a mia cugina e ad alcuni compagni di classe. Poi loro hanno smesso mentre io ho continuato passando in seguito alla palestra Banzai Cortina di Roma, che è anche una delle società più importanti d’Italia.

 

Quando si è rafforzata la tua passione?

Inizialmente prediligevo la scuola e consideravo il judo un’attività secondaria, ma grazie al mio ragazzo, Diego, e alla passione in comune per la disciplina mi sono avvicinata sempre di più all’agonismo.

 

Grazie alla tua tenacia e ai risultati conseguiti sei poi entrata nelle Fiamme Oro della Polizia di Stato, giusto?

Sì, ho raggiunto buoni risultati e, appena hanno bandito un concorso per la mia categoria, ho partecipato e sono entrata nelle Fiamme Oro, di cui sono molto fiera.

 

Partecipare a un’Olimpiade non è cosa da poco. Quali sono state le emozioni provate nel salire sul tatami?

Purtroppo ho realizzato troppo tardi, quando ho appunto messo i piedi sul tatami, non riuscendo a controllare l’emozione del momento, ma va bene così perché la considero un’esperienza e soprattutto un insegnamento per il futuro.

 

E l’assenza di pubblico può aver inciso in qualche modo?

Secondo me non più di tanto, perché quando sono sul tatami e ho di fronte la mia avversaria, mi isolo e mi concentro solo sul combattimento.

 

La pandemia ha bloccato per parecchio tempo le competizioni sportive. Come ti sei preparata durante quel periodo?

Sono molto fortunata perché la mia casa è molto grande e c’è un enorme giardino, essendo in campagna. Mi allenavo correndo sulla strada di fronte casa, con gli elastici in simulazioni di judo, con pesi e attrezzi professionali anche se la pratica vera e propria non l’ho potuta fare per mancanza dell’Uke (termine giapponese che indica colui che riceve la tecnica n.d.r).

 

Per la prima volta durante un’Olimpiade c’è stato anche il judo a squadre (Judo Mixed Teams). Cosa ne pensi? Pensi sia replicabile in altre competizioni fuori dalle Olimpiadi?

Secondo me la gara a squadre è molto interessante perché si fa gruppo e, in squadra, non si combatte solo per sé stessi ma anche per gli altri. Potrebbe essere replicata negli europei e nei mondiali, ma non nei Grand Slam, che generalmente sono gare a scontro singolo.

 

La situazione del Judo in Italia. Secondo te soffre la condizione di sport minore o comunque con minor risalto fuori dai Giochi Olimpici?

Beh, è risaputo che lo sport nazionale in Italia è il calcio. Tutti gli altri sport, salvo qualche eccezione come il tennis e i motori, sono meno visibili. Il judo, così come per esempio la scherma, vengono messi sotto i riflettori solo in occasione dei Giochi Olimpici, eccetto per qualche trafiletto sui giornali in occasione di gare molto importanti.

 

Qual è il tuo rapporto con gli altri judoka della nazionale? Vi considerate amici o semplicemente colleghi sportivi?

Siamo molto amici anche al di fuori del judo e delle competizioni sportive. Ci sentiamo spesso e ci frequentiamo.

Il 2021 è stato un anno pieno di emozioni e hai vinto in parecchie competizioni. Come ti vedi nel prossimo futuro?

Spero di ottenere importanti risultati anche nei prossimi Grand Prix e Grand Slam anche se l’Olimpiade rimane l’orizzonte massimo. Quello che ho capito però è che bisogna pensare a una gara per volta, partendo dal basso per poi arrivare in alto e perché no, vincere anche un europeo o un mondiale.

 

Giochi Olimpici di Parigi 2024. Immagino che nei prossimi tre anni il tuo obiettivo sarà questo e la qualificazione sarà ovviamente dura. Come pensi di prepararti?

La qualificazione olimpica per Parigi 2024 inizierà a partire dal 2022, nel frattempo penso che seguirò lo stesso programma di sempre, dando in allenamento e nelle gare il 100% di me stessa. Se c’è una cosa che ho capito è che non bisogna pensare solo all’obiettivo, ma dare tutto sé stesso perché prima o poi i risultati arrivano.

 

Tutto questo con ancora più determinazione dopo la partecipazione all’Olimpiade, giusto?

Ovviamente è uno stimolo in più e proprio per questo appena tornata mi sono tatuata sul polso i 5 cerchi olimpici. Guardandolo ogni tanto mi ricordo dove sono arrivata e questo mi dà ancora più carica per andare avanti e vincere.


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