Alla sua seconda apparizione, l’Italia riuscì a laurearsi Campione d’Europa colorando la notte di Roma d’azzurro
Alla terza edizione della Coppa Europa parteciparono 31 federazioni compresa questa volta la Germania Ovest, suddivise in otto gironi nei quali si qualificarono per i quarti le seguenti nazionali – la Spagna campione uscente dal Gruppo 1, la Bulgaria che a sorpresa si qualifica nel Gruppo 2 ai danni del Portogallo, l’URSS dal Gruppo 3, la Jugoslavia a spese della Germania Ovest dal Gruppo 4, l’unico con sole tre squadre, dal Gruppo 5 s’impone l’Ungheria ai danni della Germania Est e l’Olanda, dal Gruppo 6 si qualifica l’Italia senza sconfitte e con un solo pareggio contro la Svizzera per 2-2, la Francia si qualifica dal Gruppo 7 ai danni di Belgio e Polonia che chiudono il girone entrambi al secondo posto a -2 dai francesi e infine dal Gruppo 8 si qualificano i campioni del mondo dell’Inghilterra grazie ai risultati ottenuti nel Torneo Interbritannico 1967 e 1968.
I quarti di finale vide i successi dell’URSS, che eliminò l’Ungheria grazie al successo in casa per 3-0 dopo che all’andata a Budapest fu sconfitta 2-0, quello della Jugoslavia che strapazzò la Francia 5-0 dopo il pareggio 1-1 a Parigi, i campioni del mondo dell’Ingilterra che sconfissero la Spagna sia all’andata 1-0 che al ritorno 2-1 e infine gli azzurri di Ferruccio Valcareggi, che riuscirono a rimontare la sconfitta per 3-2 patita a Sofia contro la Bulgaria, col successo al San Paolo per 2-0 con le reti di Prati e Domenghini.
Nel 1968 la Federcalcio compiva settant’anni dalla sua nascita, così il capo storico del calcio italiano, Artemio Franchi, ottenne dalla UEFA l’organizzazione della fase finale del campionato continentale.
Il 5 giugno, a Firenze, la Jugoslavia a sorpresa sconfisse i campioni del mondo dell’Inghilterra con un gol di Dragan Džajić all’86’ e volò in finale.
Più combattuta l’altra semifinale al San Paolo di Napoli tra l’Italia e l’Unione Sovietica, dove il risultato non si sbloccò neanche dopo 120′ e siccome ai quei tempi non si prevedevano i rigori, si andò al lancio della monetina.
Ecco come capitan Facchetti racconta questo episodio:
Io e Scesternev, capitano dei russi, entrammo nello stanzino dell’arbitro tedesco Tschenscher, il quale mi chiese cosa volessi scegliere: testa o croce. Scelsi testa e l’arbitro lanciò in area la moneta che cadde al suolo finendo sotto una panca. In tre ci precipitammo a vedere. Era testa! Urlai di gioia e i miei compagni, che erano nel corridoio, impazzirono dalla felicità perché capirono che ce l’avevamo fatta. Soltanto Burgnich non si non si lasciò andare a grande entusiasmo: disse che ne era certo vista… la mia fortuna. (Fonte – Azzurri. Storia della Nazionale di calcio tre volte Campione del Mondo)
Prima della finale all’Olimpico gli inglesi, con i gol di Bobby Charlton e Hurst, liquidarono l’Unione Sovietica e conquistaono il terzo posto. Così, alle 21:15 dell’8 giugno, davanti a 85.000 tifosi, Italia e Jugoslavia si giocarono la finale che terminò anche dopo i tempi supplementari in pareggio per 1-1 per la rete di Džajić al 39′ e il pareggio di Angelo Domenghini a 10′ dal termine dei 90′ regolamentari.
Ci vollè la ripetizione della gara, che si giocò a 48 ore di distanza e questa volta gli azzurri, grazie ai gol di Gigi Riva e Pietro Anastasi si aggiudicarono la coppa davanti a 50.ooo spettatori, impazziti di gioia per questo successo azzurro.