Juve Stabia: l’era del prato dai fiori sbocciati altrove


Negli ultimi anni la Juve Stabia è stata un po’ come un prato: ha avuto le sue fasi di crescita rigogliosa, le sue fasi di splendore e di massimo spettacolo e, come è normale che sia, anche le fasi di siccità.

(di F.Valiante) – Che il periodo attuale sia quello della siccità non è di certo un ritrovato utile a chi legge, dato che i risultati stagionali delle vespe parlano da sé. Ma per una volta non ci fermeremo sull’attualità, bensì faremo una sorta di flashback…di viaggio tridimensionale nel passato, un viaggio che potrebbe tornarci utile anche per il futuro.

Signori, cosa è presente in un prato? Pensateci un attimo, la risposta è semplice: i fiori. Ebbene quello della Juve Stabia negli anni addietro è stato un prato che di fiori ne ha avuti tanti, belli, appariscenti e spettacolari. Tanti potenziali fiori però sono rimasti fermi, sono rimasti chiusi in sé stessi. Stiamo parlando ovviamente dei calciatori, delle “star” che negli ultimi campionati la Castellammare sportiva ha visto entrare in campo ogni giornata.

Ebbene la casacca gialloblú è stata indossata da giocatori dal potenziale straordinario che per la causa delle vespe hanno dato tantissimo, forse anche più di quanto ci si aspettasse; gente come Sau, Scognamiglio, Caserta, Cazzola, Maury, Erpen, Baldanzeddu, Molinari sono solo alcuni degli eroi dei mitici anni in serie B. Eppure c’è stato qualche giocatore che a Castellammare non si è affermato, e dopo aver lasciato la città e la squadra, ha trovato modo di ritagliarsi spazio altrove e diventare qualcuno che ha fatto sgranare gli occhi ai tifosi stabiesi.

Vi ricordate forse del passato in gialloblú di Simone Zaza? E di Pavoletti, Falcinelli. Seculin, Colombi, Verdi, Mbakogu, Improta cosa dite?
Questi sono i nomi più eclatanti: tra di loro c’è chi non è riuscito a dare niente alla Juve Stabia, ma anche chi non è riuscito a convincere la società nonostante un anno ad ottimi livelli, poi c’è chi è diventato un giocatore di serie A che nelle vespe probabilmente sarebbe diventato un fenomeno.

Simone Zaza ad esempio a Castellammare fu un vero caso, in prestito dalla Sampdoria fu uno degli attaccanti più scarsi senza dubbio e non riuscì a convincere mister Braglia. Zaza non riuscí a scavalcare le gerarchie e venne liquidato praticamente subito; cosa è diventato oggi lo sanno tutti.

Stesso discorso per Leonardo Pavoletti, attaccante dal senso del goal straordinario e dalla media goal da finalizzatore implacabile, uno di quelli che il goal lo annusa a distanza di chilometri; eppure a alla Juve Stabia non fu così: poche presenze e poco, nulla dimostrato.

 

Per Diego Falcinelli stesso discorso, ottimo giocatore, dinamico e dotato di ottime capacità balistiche, ma anche lui sembrava essere in balìa di una maledizione: liquidato con le presenze in edizione limitata.

Questo discorso non vale per i portieri Seculin e Colombi, eroici tra i pali nelle prime due stagioni in B della Juve Stabia; entrambi fecero molto bene con la maglia delle vespe ma clamorosamente non ricevettero conferma nelle stagioni seguenti: ora entrambi hanno fatto un salto di qualità e sperano magari di arrivare ancora più in alto del far parte di squadre di serie A.

Simone Verdi e Jerry Mbakogu a Castellammare hanno fatto molto bene, ma ciò non è bastato per rimanere. Verdi venne preso in prestito come tanti dei giocatori di quella stagione e fece molto bene per poi non essere misteriosamente riscattato dopo un’annata che faceva ben sperare: il talento del ragazzo era cristallino e si vedeva che sarebbe potuto arrivare in serie A senza problemi.

Mbakogu conquistò praticamente subito il cuore degli stabiesi con un goal al Verona nell’esordio al “Menti” delle vespe in serie B, ma anche lui finí per lasciare Castellammare: nel suo caso però la vicenda fu strettamente personale.

Un altro caso fu quello di Riccardo Improta, autore di una serie B ottima che portó la Juve Stabia ad una salvezza più o meno agevole. Ad Improta non mancarono le presenze e i goal oltre alla stima da parte di mister Braglia, tant’è che a fine stagione il Chievo lo richiamò dal prestito per farne un talentuoso esterno offensivo (cosa che purtroppo per il ragazzo non accadde). Improta non riuscì ad affermarsi mai più con la continuità con la quale ha fatto bene a Castellammare, e proprio la continuità è stato il problema di un giocatore dai colpi eccellenti che poi si è incredibilmente smarrito, attualmente è infortunato.

Tanti i nomi dunque, e la lista sarebbe ancora lunga, anche se le righe scritte sono tante. Tante sono anche le considerazioni che si dovrebbero fare sul perché questi giocatori non siano riusciti ad emergere a Castellammare, o sul perché anche quando avevano dimostrato qualcosa la società si è dimostrata incline a trattenerli e farne dei punti cardine. I dubbi sono molti, chissà che ora non potremmo avere in squadra un potenziale “Zaza” o magari un funambolo in stile “Falcinelli” senza saperne l’esistenza e fra un paio di stagioni lo vedremmo calcare campi di calcio del calibro di “San Siro” e “Juventus Stadium”.

Saremmo ancora orgogliosi di produrre fiori che sbocciano altrove!

(Foto: G.Donnarumma)
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