Il possesso palla non basta. A Torino la squadra di Sousa viene irretita e cade nella trappola bianconera. La bella Fiorentina crolla nel finale: 3-1 e Juventus a -2
Illusione Ilicic, poi la Juve fa… Cuadrado
“Dimidium facti, qui coepit, habet“. Chi ben comincia, è a metà dell’opera: i primi minuti del posticipo della sedicesima giornata tra Juventus-Fiorentina, avranno senz’altro catapultato questo pensiero nella mente, invasa di gioia, del popolo viola. D’altronde, trovarsi in vantaggio dopo due minuti grazie al rigore procurato da Bernardeschi, per fallo di Chiellini, e trasformato con freddezza e precisione da Ilicic (sesto centro su sei dagli undici metri in questo campionato) non poteva che indurre ulteriore entusiasmo nell’ambiente gigliato, in quel momento virtualmente a +8 sugli acerrimi rivali bianconeri. C’è un piccolo dettaglio, però: le partite, infatti, durano oltre 90′.
Gli uomini di Paulo Sousa hanno commesso il peccato che, soprattutto allo Stadium di Torino, può rivelarsi fatale. L’inconscio ha fatto rilassare i viola e dato una grossa mano ai bianconeri: pochi minuti dopo, la Juve si è ricompattata, trovando il pareggio con l’ex di turno Juan Cuadrado, autore di un colpo di testa abbastanza fortuito che ha colto di sorpresa Tatarusanu. Lo scoppiettante avvio di match lascia a quel punto spazio ad una gara molto tattica, di nervi, equilibrata. I due portieri sono a lungo inoperosi. La Fiorentina fa molto possesso palla, la Juventus glielo concede ed inizia ad attuare la strategia che risulterà vincente.
Viola, supremazia sterile
La Fiorentina sembra avere la gara in pugno, soprattutto nella ripresa. O, almeno, è questa l’impressione. Fa girare il pallone, tiene i bianconeri lontani dalla sua area, fa correre e stancare Mandzukic. Il croato, ad un certo punto, si gira verso i suoi compagni, lamentandosi della poca pressione sulla trequarti. Allegri, però, non pare preoccupato. Il gioco viola si blocca puntualmente davanti al rombo formato da Barzagli–Bonucci–Chiellini–Marchisio. Le classiche verticalizzazioni di Sousa si infrangono sull’arcigna fase difensiva bianconera.
La Fiorentina prova ad appoggiarsi al proprio bomber Kalinic: la sua personale lotta contro i colossi bianconeri ha sempre un solo ed unico esito e lo vede finire ko. Si evidenziano, così, i limiti della squadra toscana: spesso prevedibile, con poche soluzioni alternative al lungo ed estenuante giropalla che, ormai, caratterizza la fisionomia viola targata Sousa.
Cambi tardivi e inconcludenti: Sousa non legge la partita
La forza di Max Allegri è la tempestività e la scelta dei cambi, soprattutto negli scontri diretti. Storicamente, questa caratteristica rappresenta il suo punto di forza. Il tecnico livornese, che sentiva aria di derby, non si smentisce nemmeno contro la Fiorentina. L’allenatore campione d’Italia è bravo e fortunato nelle sue mosse; capisce come e quando effettuare le sostituzioni. Alex Sandro e Sturaro danno nuova linfa nei settori in cui il tecnico bianconero sa di poter vincere la partita: in mezzo e sulle fasce. La buona sorte, inoltre, lo assiste quando decide di tardare l’avvicendamento Mandzukic-Morata: il primo, molto stanco, spende le ultime energie per difendere un pallone sulla trequarti, smistarlo da terra per Pogba che lancia Dybala verso la porta: Tatarusanu esce male, lasciando spazio al tap-in del numero 17 bianconero. Mandzukic, così, in un sol colpo vince la sfida croata con Kalinic, fa esplodere il tifo juventino che ormai è ai suoi piedi e regala tre punti fondamentali alla Vecchia Signora.
Paulo Sousa, al contrario, non riesce a determinare l’andamento della gara con le sue scelte. Anche lui, insieme alla sua bella ma inconcludente Fiorentina, si addormenta nel bosco bianconero, cullandosi di un inefficace predominio territoriale, quasi come fosse inerme, bloccato, irrigidito dinanzi alla voglia bianconera di vincere la partita. Il mister portoghese, alla vigilia, si augurava una Fiorentina ambiziosa e coraggiosa. I calciatori, in parte, lo sono stati. Lui, ad onor del vero, un po’ meno. Sul piano teorico, la Fiorentina ha mostrato personalità. La squadra ha giocato a viso aperto, come nelle sue caratteristiche, mollando la presa, però, proprio nel periodo della gara più importante e decisivo.
A livello pratico, però, Sousa non è stato in grado di attuare i giusti interventi per garantire alla sua Fiorentina freschezza atletica e varietà di soluzioni, proprio nel frangente in cui la Juve ha accelerato, trovando il sorpasso con il gol di Mandzukic. Inutili, al minuto 86, gli impalpabili ingressi di Pasqual, Mati Fernandez e Rossi. La viola, ormai, era ampiamente fuori dal match, contro una squadra che aveva in pugno risultato e incontro. Al 92′, poi, il tris bianconero firmato da uno strepitoso Paulo Dybala ha solamente messo il punto esclamativo su una sconfitta assolutamente meritata per la Fiorentina.
Il possesso palla bello da vedere della squadra viola si è scontrato con la concretezza di una formazione forte e tornata prepotentemente in corsa per la lotta scudetto. I toscani, dopo questo turno, vedono scappare l’Inter a più quattro, vengono raggiunti dal Napoli a 32 punti ed avvicinati proprio dai bianconeri, a sole due lunghezze di distanza. L’unica nota positiva di questa giornata di campionato è rappresentata dall’aver guadagnato un punticino sulla Roma. Poco, ma meglio di niente. Bisogna guardare il lato positivo per ripartire con convinzione, senza deprimersi. Domenica prossima, contro un Chievo in grande forma, la viola è chiamata a reagire dopo il ko torinese per restare in zona Champions e salutare nel migliore dei modi il suo soddisfacente 2015.
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