Napoli – Venezia, caos per il ritorno del pubblico sugli spalti del Maradona

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Ieri sera abbiamo assistito, dagli spalti dello Stadio Diego Armando Maradona di Napoli, alla prima giornata del girone di andata di Serie A, nella quale gli azzurri hanno affrontato il neopromosso Venezia. Si è trattato, per i tifosi partenopei, della prima partita “in presenza”, a più di un anno di distanza dalle gare con Barcellona e Torino, gare che hanno segnato la fine del calcio così come la conoscevamo e che sono state il preludio all’era della pandemia.

L’eccitazione dei tifosi era palpabile da giorni: i settori più popolari, come le curve, il cui prezzo è stato per l’occasione fissato a 15 euro, proprio per invitare il pubblico a tornare nel tempio di Fuorigrotta, sono andati esauriti nel giro di poche ore, ma anche settori meno economici, come i distinti e le tribune, hanno fatto registrare buoni dati di vendita.

La compagine guidata dal neoallenatore Luciano Spalletti era reduce da un buon precampionato: dopo la rituale preparazione estiva, che ha avuto luogo, come ormai d’abitudine, anche a Dimaro, gli azzurri si sono resi infatti protagonisti di prestazioni convincenti anche contro squadre molto blasonate, come il Bayern Monaco, battuto con un rotondo 0-3. Tutti elementi che mostravano i primi indizi della presenza della mano dell’allenatore toscano sul sistema di gioco partenopeo, e che hanno dato modo di poter assistere ad una squadra ancora incompleta, pesano infatti i mancati acquisti di un terzino sinistro e di un centrale di “garra” da alternare all’infortunato Demme, ma consapevole delle proprie potenzialità.

Insomma, il pubblico e la squadra hanno, come si suol dire, battuto un colpo, era adesso compito delle istituzioni replicare a tono, creando le premesse ideali per quella che poteva essere una splendida serata di sport, la celebrazione del ricongiungimento del popolo partenopeo con il proprio figlio prediletto.

Inutile dire che così non è stato.

Volendo sorvolare sulle proteste giunte da molti gruppi di tifo organizzato, che, in opposizione alle stringenti normative anticovid, che imporrebbero, come si vedrà solo sulla carta, il rispetto del posto assegnato in sede di acquisto del biglietto, hanno deciso di non presenziare in maniera “ufficiale” per la Prima al Maradona, fortissime criticità e grandi disagi hanno interessato la stragrande maggioranza dei tifosi accorsi a Fuorigrotta.

Il caos è partito sin dall’ingresso allo stadio, con la decisione di aprire soltanto alcuni dei gates e degli ingressi disponibili per l’accesso dei tifosi ai vari settori della struttura. Voci di corridoio riferiscono che tale circostanza si sarebbe resa necessaria per la carenza degli stewards e del personale addetto al controllo del green pass e dei biglietti di ingresso. Qualsiasi sia la causa del disservizio, la realtà dei fatti ha restituito una situazione ai limiti del paradossale, con i tifosi dotati di biglietto per la Curva B, probabilmente il caso più eclatante della serata, costretti ad ammassarsi in un’unica gigantesca fila, a causa della decisione di destinare un solo gate a quello specifico settore. Le vibranti proteste dei presenti hanno poi forzato la mano delle autorità, costrette ad aprire un secondo varco in una vera e propria corsa contro il tempo, in quanto mancavano, al momento della decisione, soltanto pochi minuti al fischio d’inizio.

Vi è poi l’annosa questione dei tornelli d’ingresso, ormai vere e proprie reliquie di un’epoca passata, un’era in cui l’unica modalità di accesso allo stadio era quella legata al biglietto cartaceo. I tornelli del San Paolo infatti non sono dotati dei moderni lettori ottici “a schermo”, ma di una semplice fessura in cui inserire il titolo di ingresso dal lato del codice a barre, uno schiaffo in pieno volto per chi, inconsapevole di questa caratteristica, che, a voler essere buoni, potremmo definire “vintage”, dell’impianto partenopeo, si è recato in loco con soltanto una copia digitale del proprio ticket, salvata magari sullo smartphone.

Ma anche per chi ha avuto la lungimiranza di stampare il biglietto, venduto in quest’occasione dalla piattaforma di vendita online Ticketone, i disagi sono stati considerevoli: la fessura in cui inserire il titolo di ingresso è infatti “tagliata” sulle dimensioni del biglietto venduto dai rivenditori autorizzati, circostanza che ha costretto migliaia di tifosi ad improvvisarsi in pochi istanti artisti dell’origami, ed a piegare la pagina di stampa del proprio ticket così da renderla “compatibile” con i vetusti tornelli del Maradona.

Inutile sottolineare come il mix tra la carenza di personale, l’apertura dei pochissimi gates d’ingresso, e le difficoltà di “utilizzare” il biglietto per accedere allo Stadio, abbiano causato tempistiche lunghissime per consentire a tutti i tifosi di sedere al proprio posto: in molti riferiscono di essere riusciti ad accedere agli spalti del Maradona solo a primo tempo ormai iniziato.

Sopravvissuti ai tempi biblici dei controlli d’ingresso, i tifosi vengono a questo punto letteralmente abbandonati a loro stessi: non vi è infatti alcuno steward o addetto di sorta all’interno dello stadio a sincerarsi del rispetto delle tanto strombazzate norme anti-covid. I tifosi sono lasciati liberi, come avveniva prima della ristrutturazione della struttura ad opera della Regione Campania, di sedersi ove meglio credono, gettando alle ortiche l’assegnazione del posto e molto spesso ignorando anche l’obbligo di distanziamento.

La ciliegina sulla torta è sicuramente lo stato in cui versano gli spalti del San Paolo. Dopo più di un anno di chiusura, in occasione del primo vero e proprio “ritorno a casa” dei tifosi partenopei, ci si sarebbe aspettata, quando non addirittura una completa sanificazione della struttura, almeno la proverbiale “passata di spirito”: una pulizia, anche non approfondita, delle infrastrutture di accesso, dei sediolini, dei servizi igienici et similia. Inutile, per l’ennesima volta, dire che si trattava di una vana speranza. I tifosi sono stati accolti, infatti, in un impianto a dir poco lercio, con i sediolini ricoperti da uno spesso strato di polvere e spesso macchiati di escrementi di uccelli, uno spettacolo assolutamente desolante, che solleva inquietanti interrogativi circa le frequenza con cui la struttura viene pulita e manutenuta.

E mentre già si rincorrono le dichiarazioni da parte delle autorità circa di chi siano le responsabilità per il caos – accessi e per la sporcizia della struttura, con la SSC Napoli ed il Comune di Napoli che si accusano reciprocamente, nel triste giochino dello scaricabarile già visto sin troppe volte, emerge una sola, sconsolante realtà: a pagare lo scotto di questa disarmante disorganizzazione è stato, come al solito, il malcapitato tifoso.

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