In occasione della Stabiaequa Half Marathon 2022 che si terrà a Castellammare di Stabia il prossimo 27 marzo abbiamo intercettato Cecilia Stetskiv, campionessa di marcia della nazionale italiana.
Cecilia, che ha dovuto anticipare il ritiro dall’agonismo a causa di continui infortuni muscolari, vive da sempre a Castellammare di Stabia e ha contribuito con la sua corsa a rappresentare degnamente la nazionale italiana in giro per il mondo. Chiaramente non ha mai dimenticato le sue origini, con cui ha un legame tutt’oggi fortissimo, e ha risposto con piacere a qualche domanda sulla situazione attuale nel suo paese di origine.
Cecilia Stetskiv: “Prego per la mia terra affinchè tutto questo finisca”
Cecilia, viviamo un momento storico davvero particolare. Mentre la pandemia da Covid-19 sembra lasciarci, ce lo auguriamo davvero tutti, una guerra ci sta angosciando e ci sta restituendo notizie e immagini cruente. Da Ucraìna che vive in Italia, come stai vivendo questo momento?
Abbiamo tutti sperato che quelle di Putin sarebbero rimaste solo minacce. E invece il 24 febbraio è stato un risveglio doloroso: dalle prime ore del mattino su whatsapp ho ricevuto diversi messaggi “l’Ucraina è in guerra”. Avrei voluto fosse solo un brutto incubo. Sono giorni difficili per il mio popolo che si trova coinvolto in una guerra non voluta da nessuno, se non da coloro che detengono il potere. Mi stringo forte agli ucraini che combattono, a quelli che sono dovuti fuggire lasciando tutto, e a quelli che sono ancora lì, a vivere nel terrore e nella speranza. Mi piange il cuore nel vedere immagini strazianti che ogni giorno scorrono dinanzi ai nostri occhi. Prego per tutti loro, prego per la mia terra affinché tutto questo finisca.
Sei stata una grande sportiva che ha vestito i colori azzurri, tanti successi nella marcia a livello mondiale. Ti contattiamo mentre arriva la Stabiaequa Half Marathon, una 21k che si corre a Castellammare di Stabia, la tua città italiana. Noi dell’organizzazione siamo stati molto colpiti da quanto sta accadendo e stiamo pensando a un messaggio di pace da lanciare al mondo. Nel nostro piccolo proveremo a smuovere gli animi. Che messaggio vuoi lasciare agli atleti?
Vorrei ringraziare l’organizzazione della Stabiaequa Half Marathon per aver voluto dedicare uno spazio a questo tema: parlarne con l’intento di sensibilizzare gli animi è già un grande messaggio di pace e solidarietà. È proprio ciò di cui abbiamo bisogno in questi giorni difficili.
Lo sport ha il potere di abbattere le barriere e rendere il mondo un unico e grande Paese. Quello che sta accadendo in Ucraina riguarda tutti: la guerra è l’atto più crudele della disumanizzazione, è una sconfitta per l’intera Umanità. Cogliamo questa manifestazione come occasione per dire NO alla guerra e alla violenza, tutti insieme: restiamo qualche secondo in silenzio, stringiamoci metaforicamente sulla linea di partenza in un grande abbraccio, come simbolo di pace e di fraternità. Un piccolo modo per unirci al grido “STOP WAR” che si sta levando in tutto il mondo durante i tragici avvenimenti in Ucraina.
Lo sport ha il potere di creare speranza dove c’è disperazione
Nelson Mandela diceva “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare. Parla ai giovani in un linguaggio che loro capiscono. Lo sport ha il potere di creare speranza dove c’è disperazione. È più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni.” Tanti personaggi del mondo sportivo lasciano dichiarazioni, tu, da sportiva, che messaggio ti senti di dare al mondo?
Oggi più che mai, lo sport rappresenta la Vita e la Speranza. Basti pensare a quelle atlete ucraine che nonostante i bombardamenti sono riuscite a lasciare il Paese e prendere parte ai campionati mondiali di atletica leggera che si sono svolti a Belgrado nei giorni scorsi. Fisicamente in pista, ma con il cuore in Ucraina e con gli uomini, sportivi e non, che stanno combattendo per vincere la più ardua delle battaglie.
Quelle donne sono la dimostrazione di quanto lo sport sia il rifugio dell’anima dalla paura, un raggio di luce e di speranza in un momento così buio. Lo sport è vita in mezzo alla disperazione e alla distruzione, un’isola di pace in cui la guerra non ha cittadinanza.