Festa dei nonni – Mia nonna non aveva le ali, ma era un angelo custode

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2 Ottobre – Festa dei nonni e degli angeli custodi – Trovo che sia bellissimo festeggiare i nonni il 2 Ottobre, nel giorno della festa degli angeli custodi, perché i nonni da sempre sono straordinari custodi dei loro nipoti.

Nonna Rosa, un’unica e sola pettinatura: lo chignon, ma a Napoli lo chignon si chiamm ‘o tupp

Ho avuto una nonna straordinaria. Si chiamava Rosa. Era nata nel 1911; era scampata a due guerre, aveva sposato Luigino, da lui aveva avuto tanti figli e ne aveva allattati molti di più (oltre ai suoi anche quelli del rione, quelli le cui mamme avevano mammelle asciutte); si ricordava il giorno in cui Luigino aveva letto sul giornale che un nuovo materiale avrebbe rivoluzionato il mondo (la plastica);lo aveva visto morire, il suo Luigino e aveva tirato su, da sola, sette figli; la sua, un’unica e sola pettinatura: lo chignon, ma Napoli lo chignon si chiamm ‘o tupp.

Tutti i sabato sera preparavamo gli gnocchi impastando acqua, farina e patate bollite; poi li mettevano tra due tovaglie pulite, perfettamente allineati come un piccolo esercito di soldati di terracotta. Restavano lì tutta la notte, a sonnecchiare sul tavolo della cucina, quello riservato ai bambini. I grandi, la domenica, sedevano nella sala da pranzo. Venivano in cucina solo tra una portata e l’altra per controllare che avessimo mangiato. Nonna Rosa non beveva vino, ma voleva sempre che a tavola ce ne fosse una bottiglia, “pe bon aurie” (per buon augurio) – diceva. Mi chiedeva di prenderlo dalla credenza, quella dietro la porta della cucina, quella dalla quale esalava un odore misto di conserve sottolio e sotto spirito. Detestavo quell’odore. Mi piaceva, invece, l’odore di un altro mobile di casa sua, quello dove conservava il pane. Il pane di Ercolano per me resta sempre il più buono in assoluto.

Nonna mi raccontava sempre la stessa favola, quella della “vecchietta che spazzava fuori la chiesetta”. La storia era unica, ma il finale cambiava ogni volta. Chissa? Forse non lo ricordava o forse le piaceva dare una chance in più a quella vecchina che spazzando il piazzale della chiesa trovava un soldino. La vecchina, nel suo racconto, doveva decidere il  miglior impiego di quell’inaspettato capitale. Spesso comprava un “rossetto da mettere sul musetto” (mo’ m’accatt ‘o janc e russ e mo mett ncopp o muss); altre volte comprava verdure per preparare il brodo che poi condivideva con un topino che, attirato dal profumo, si presentava sul davanzale della finestra.

Tutti i pomeriggi nonna veniva a stare con noi.Di inverno portava con sé i ferri e la lana. Sferruzzava mentre guardava “Michele” (Cocuzza) al quale spesso dava dei consigli, come se lui potesse sentirla. Confezionava babbucce per la notte. Aveva imparato a farle alte come i calzettoni dei calciatori.Per non farle scappare dai piedi durante la notte,  sul collo piede inseriva anche i lacci che a volte erano di raso, a volte di velluto e a volte di lana stessa.

A Natale non dimenticava mai di regalare a tutti i suoi 15 nipoti “il Babbo Natale di cioccolata” e negli anni, tra compleanni, onomastici e festività varie, regalava alle nipoti tovaglie, asciugamani, coperte e lenzuola “di sopra” e “di sotto”.Era il corredo che  sarebbe servito in futuro. Aveva un patto d’onore con la signora Luisa. Lei mostrava il suo campionario di biancheria, la nonna sceglieva i pezzi da destinare a me e alle mie cugine e poi, con comodità pagava. Nessun contratto scritto, solo un serio e concreto accordo. A quei tempi il decoro, l’onore, la rispettabilità erano valori di primissimo ordine.

Tutti i giorni – senza mai saltare l’appuntamento – c’era l’ora del Rosario, la supplica alla Vergine Maria. Non lo recitavo volentieri, cercavo sempre una scusa per defilarmi. Non sono mai stata una buona cristiana come lo è stata mia nonna e come lo è la mia mamma, ma quelle litanie saprei ripeterle ancora oggi.Devo averle ancora tutte sotto pelle, oltre che nella testa.

Non andavamo al cinema, né al ristorante; non facevamo vacanze negli hotel; tutt’al più trascorrevamo giorni al mare prendendo in affitto la casa di un pescatore, ma in quelle cose che facevamo, lente e ripetitive, come le ore estive ra cuntr’ora, c’era tanto amore. In fondo non è importante ciò che si fa, ma come si fa e con chi si fa.

Oggi non c’è nessuno che mi tende una caramella Rossana e sulla pelle non ho più i lividi dei suoi “pizzicotti”, ma il calore delle sue mani tremanti e macchiate dal tempo, quello è dentro di me, così come il suono della sua voce quando quella sera, mentre ero in sala parto, con un’inaudita forza, mi disse al telefono che sarebbe andata bene…e miracolosamente andò bene.

E sapete quando è morta mia nonna? E’ morta il 2 Ottobre, nel giorno degli angeli custodi, nel giorno della Festa dei Nonni, perché Nonna Rosa era così, faceva tutto con stile, anche le uscite di scena.

 

Maria Pia Nocerino

(RIPRODUZIONE RISERVATA)

 

 

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