La storia del piccolo Sid. La storia di uomini cani

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Sid è il nome che Anna ha dato ad una cane trovato abbandonato in una cassetta della frutta nei pressi dell’ambulatorio dove lavora. Il cane nn è Sid, i cani sono altri.

Il gioco di parole è cercato e pensato con tutto il disprezzo che un essere umano deve avere verso chi fa dei cani il proprio gioco, il proprio sporco gioco. E’ allucinante che nel terzo millennio ci sia ancora gente che abbia un cane per farlo combattere, che ci sia probabilmente un giro di scommese o rat-baiting , qualche “centro d’addestramento” e gente che evidentemente si divertirà a fare queste cose.

Sid è un cane che ha avuto la sventura di essere la cavia di allenamento -ipotizziamo, vista la sua esile corporatura- di altri cani addestrati malvagiamente ad accanirsi su altri simili. Era completamente insaguinato, ma non è nulla rispetto a quello che gli occhi di Anna hanno dovuto vedere: più zampe spezzate in più punti, mandibola fracassata, cicatrici aperte in ogni angolo del corpo. Sul fondo dell’articolo le foto e il video di Sid che torna a vivere, ma prima vi consiglio di leggere la storia proprio come Anna ce la racconta.

Tutto ha avuto inizio il 24 febbraio alle 9:30 del mattino. Una giornata triste e piovosa…
Mentre si aprono le saracinesche della struttura vedo accostare una macchina con due uomini a bordo, ho pensato che stesse arrivando il primo cane, qualche povera anima che ha bisogno di noi, in un attimo questi due uomini si rimettono in macchina e scappano.
Mi sorge un dubbio, avranno dimenticato qualcosa a casa e mi avvio verso la porta e proprio in quel momento incontro gli occhi di un piccolo cane abbandonato in una cassetta per la frutta… due occhi che mi dicono: ti prego salvami, ora sono nelle tue mani, ho lottato tanto e non ho più le forze… AIUTAMI!

Raccolgo la cassetta della frutta con all’interno il povero cane che è immobile, completamente bagnato, pieno di fango e sangue. L’unica parte che muoveva erano i suoi occhi disperati! Nel toglierlo dalla cassetta bagnata mi accorgo che le sue zampe erano rotte e penzoloni e presentavano pezzi di ossa sporgenti. Faceva freddo. Era troppo sporco e bagnato, lo vedevo tremare. Lo porto in braccio sistemandolo nella vasca, con la speranza di dargli una nuova vita.
Appena apro la doccia, si mette a tremare e piangere disperato ancor di più. Non ha mai avuto nessuno che si prendesse cura di lui. L’unica acqua che lo aveva bagnato nella sua breve vita è stata quella della pioggia che lo aveva bagnato per tutta la notte.

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