Federica Vitali: “Nel 2020 è stato destabilizzante essere fermi non per nostra scelta”

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Intervista esclusiva a il soprano Federica Vitali che ha raccontato come ha vissuto il lockdown e cosa si augura per il 2021

Federica, ci siamo lasciati alle spalle un 2020 difficile, a tratti drammatico: come hai vissuto e come hai affrontato la pandemia di coronavirus?

È stato davvero difficile! È stato un cambiamento enorme per tutti e la cosa più destabilizzante è stata essere fermi non per nostra scelta. Veder scorrere il tempo e non poter fare nulla ti dà la sensazione che stai perdendo una parte della tua vita.
Il primo lockdown era una novità e c’era molta speranza che sarebbe finito in fretta, ora la situazione è molto più drammatica e siamo tutti esausti.
Ho affrontato quest’anno in maniera diversa a seconda dei momenti. Ci sono stati periodi di studio assiduo con la speranza di tornare alla vita di prima e invece altri momenti di sconforto in cui non avevo voglia di fare nulla, altri momenti invece in cui ho riscoperto hobby che avevo lasciato per mancanza di tempo quando lavoravo.

Tu sei un grande soprano e ovviamente il palcoscenico teatrale è il tuo habitat naturale:
come hai sopperito alla chiusura dei teatri?

Inizialmente ho cercato di mantenere il contatto con chi mi segue tramite i social media.

Ritieni che sia stato giusto chiudere i teatri senza trovare alcuna soluzione di
compromesso?

Assolutamente no, ovviamente. Si erano già trovate delle soluzioni per tenere distanziato il pubblico e per minimizzare i contatti tra gli artisti. Sarebbe bastato andare avanti con queste misure e magari implementarle, ma non ha senso la chiusura totale soprattutto quando poi si poteva uscire tranquillamente a fare shopping (abbiamo visto tutti certe immagini delle grandi città a Natale, ma non solo) e tra le strade c’era molto più contatto e calca tra la gente. Quindi il discorso di chiudere i luoghi di cultura per evitare la mobilità mi è sembrata una grande presa in giro per tutti i lavoratori dello spettacolo. Le regole dovrebbero essere uguali per tutti i settori.

Quanti e quali danni ha causato l’epidemia al mondo del teatro?

Un danno indescrivibile. I teatri sono stati chiusi quasi tutto il tempo, c’è stato solo qualche piccolo spazio quest’estate con gli spettacoli all’aperto e questo autunno, ma è durata davvero poco e soprattutto ha permesso di lavorare a pochissimi. Io sono stata fortunata, ma molti colleghi non hanno mai potuto riprendere.

Secondo te ci saranno delle conseguenze sull’intero comparto del teatro e dello spettacolo?

Certamente si e si vedono già.

Pensi che in questo 2021 sarà possibile finalmente riaprire gli spettacoli e i concerti al pubblico?

Lo spero con tutto il cuore.

In questo periodo è cambiato qualcosa nella gestione dei tuoi progetti lavorativi?

È cambiato tutto. Ti accompagna tutto il tempo la paura che da un giorno all’altro cambi tutto. Quando si lavora, vivere con quest’ansia fino a quando si sale effettivamente sul palco è snervante e si può ripercuotere anche sul proprio lavoro. In più non si può programmare davvero nulla perché le cose cambiano di giorno in giorno e ad ora non si sa quando si potrà tornare a lavorare. C’è qualche teatro che sta registrando degli streaming, ma è sempre una cosa per pochi e decisa spesso all’ultimo minuto. Non esiste più il concetto di organizzarti il lavoro come prima.

Quanto ti manca il rapporto diretto con il tuo pubblico?

Tantissimo. Troppo. Fare arte è un lavoro basato sull’interazione con il pubblico. L’artista fa quello che fa per gli altri, non per se stesso.

Nel novembre del 2020 avresti dovuto interpretare Desdemona in Otello: ci parli del tuo rapporto con questo personaggio?

È un personaggio stupendo, anche se molte volte non capito da tutti, in primis da me inizialmente. Si crede spesso sia una donna succube del marito e non molto arguta. Ma la verità è che è una ragazza molto giovane, forte, coraggiosa, molto determinata e ribelle. Otello si riferisce a lei nel romanzo shakespeariano con il termine “my fair warrior”. È così piena di vita e ottimismo e pura e trasparente nelle proprie azioni che non riesce a vedere la meschinità e la falsità di Iago e non riesce a comprendere il cambio improvviso del marito. È stato molto importante per me leggere Shakespeare per capire il personaggio e le scelte che fa e ne sono rimasta folgorata. Amo la musica che canta, le parole che pronuncia e la sento vicina di spirito.

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La complicata situazione che stiamo vivendo ti ha cambiata come donna e come
professionista?

Ho capito molte cose di me stessa e di ciò che voglio nella vita. Avere tanto tempo libero porta a interrogarsi inevitabilmente su molte cose, ma mi ha dato anche la possibilità di studiare molto e ho trovato una maggiore sicurezza tecnica.

Quale opera ti piacerebbe interpretare al rientro dopo tanti mesi di chiusura dei teatri?

Sicuramente Otello. Aver lasciato Desdemona pronta al debutto è stata una grande sofferenza.

 

Quali sono al momento i tuoi programmi professionali per il 2021, ci puoi anticipare qualcosa?

Ad ora non si possono fare programmi. Sicuramente ci sarà da riprendere Otello, ma spero anche di riprendere la Bohème che è stata cancellata a Trieste. E poi dovrei avere dei concerti che però si faranno solo se ci sarà di nuovo la possibilità di avere pubblico presente e si potrà viaggiare.

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Quando sarà possibile tornare a viaggiare, quale città o Paese vorrai visitare per primo?

Il primo paese che visiterò sarà sicuramente l’Inghilterra dove vive il mio compagno, poi spero di riuscire a tornare a Mosca per un concerto che è stato cancellato e si spera di recuperare e vorrei tornare in Giappone.

Cosa ti auguri per questo nuovo anno?

Di tornare a vivere pienamente la nostra vita!

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Carmen al teatro comunale di Sassari (ottobre 2020)

 

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Suor Angelica al Festival di Castell’arquato (agosto 2020)

 

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Patrizia Gallina

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