Carlo III era affascinato dalle pregiatissime porcellane che la consorte Maria Amalia aveva portato con sè dalla nativa Sassonia.
Decise di edificare una fabbrica per imitare quella manifattura che era allora la più importante d’Europa.
L’architetto Ferdinando Sanfelice costruì l’edificio: allestirono la fornace adatta con pietre di Carrara.
Nel 1745 prepararono i modelli in legno e giungevano pittori miniaturisti per la decorazione.
A Napoli pervennero i materiali occorrenti sia per la costruzione dei crogiuoli che per i colori e per il funzionamento della fabbrica.
Lavorarono per la fabbrica di Capodimonte i pittori Giuseppe della Torre e Maria Caselli ed il modellatore Giuseppe Grossi.
Quando Carlo III salì al trono di re di Spagna, volle portare con sè tutto quello che era necessario.
Nella reggia di Napoli stabilirono un’altra succursale sotto la direzione di Ferdinando Fuga.
A capo della direzione fu il cortonese Domenico Venuti che riuscì ad ottenere dai pittori e modellatori una produzione perfetta.
Dopo un periodo di pace dal 1771 al 1799, su richiesta di Ferdinando IV la fabbrica fu costruita nella Reggia di Portici. La porcellana napoletana ebbe un terzo periodo di attività, dal 1807 al 1836, noto come fase di decadenza.