Da anni desideravo tornare a Dublino. Ho origini irlandesi, anche se i colori (biondo/rosso) sono quelli napoletani di mio padre. Per coincidenza, anche la mia compagna, napoletana, è rossa… Ci siamo subito sentiti a casa, nel senso che non eravamo i soli con la carnagione chiara e la fissazione per la crema solare. Se poi si aggiunge una passione per la birra e la tammorra (strumento tradizionale in Irlanda), il quadro è completo.
Prime tappe: la Cattedrale di San Patrizio
Con solo due giorni a disposizione abbiamo dovuto limitare le nostre visite turistiche. La prima è stata alla Cattedrale di San Patrizio, colui che ha convertito i Celti al cattolicesimo (gli irlandesi non sono diventati anglicani, al contrario dei britannici). L’ingresso alla chiesa si paga (€11). Ci sono audioguide e delle attività (ricalchi su forme di ottone, puzzle e costruzioni) adatte anche ai bambini. A me sono piaciuti: la lapide in ricordo dell’ultimo bardo d’Irlanda, la maschera funeraria di J. Swift e il canto del coro della chiesa, davvero magico.
Dal parco ai cervi, fino al faro
La città è media e permette di spostarsi da un lato all’altro in mezz’ora. Così, subito dopo, ci siamo portati al Parco Phoenix, enorme, dove abbiamo preso delle bici per esplorare il paesaggio e vedere i cervi, liberi nel parco. Poi siamo andati verso la costa e abbiamo attraversato un’oasi naturalistica per andare a vedere (5 km a piedi, sola andata) il faro sul porto. L’escursione della marea è notevole, e con l’acqua bassa la spiaggia appare quasi infinita. Molti gli uccelli in volo, tra cui gabbiani, cicogne, falchi pellegrini. La natura riesce anche a convivere con un’aria industriale adiacente (i falchi nidificano sulle ciminiere in disuso).
Museo e riflessioni
Il giorno seguente (dopo una consistente colazione irlandese Full) abbiamo visitato IMMA, il Museo di Arte Moderna. Enorme, nato da un ospedale per veterani di guerra, gratuito e dalle collezioni molto varie. Il mio pezzo preferito è stato il quadro a olio, di grandi dimensioni, di un magazzino Amazon, con un solo operaio nell’angolo in basso a sinistra, perso in un mare di merce in transito. Questo posto dove il lavoro è poco retribuito ed è alienante, Amazon lo chiama Fulfillment Center, il centro della “Realizzazione personale”. L’artista ne coglie tutta la desolazione.
Una visione personale
Sicuramente la mia visione di Dublino è parziale (non include il Trinity College o Temple Bar), ma può offrire spunti a viaggiatori curiosi. Guardate il video se non potete andarci di persona.