Hagia Sophia, chiave di lettura della storia di una città (video)

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Hagia Sophia è uno dei monumenti più visitati di Istanbul, al centro cittadino, quartiere Sultanahmet, ed anche al centro di flussi turistici sia culturali che religiosi. Attorno all’area si respira un’atmosfera davvero internazionale. E’ possibile incontrare persone provenienti da tutti gli angoli del globo.  L’area circostante è cinta da un cordone di polizia dopo un’attentato terroristico (anno 2016, all’aperto nella zona tra Hagia Sophia e la ‘Moschea Blu’). Nonostante questo non c’è tensione.

Hagia Sophia, chiave di lettura della storia di una città

Il monumento è una chiave di lettura della storia della città: Costantinopoli, capitale dell’impero Romano d’Oriente, Bizantina.

Costruita nel quarto secolo dall’imperatore Giustiniano per celebrare il Cristianesimo come religione ufficiale dell’impero (su fondamenta di un tempio pre-esistente), Santa Sofia ma anche segna anche una nuova dimensione monumentale: era l’edificio più grande dell’epoca.

La sua cupola crollata, dopo 20 anni è stata ricostruita con l’inserimento di massicci contrafforti che hanno dato massa alla struttura, togliendone forse grazia.

Santa Sofia, una storia travagliata

Nel dodicesimo secolo avvenne un saccheggio da parte dei Crociati (contro i Cristiani Ortodossi), che fecero entrare muli in chiesa e misero una prostituta sul trono del Patriarca. Poi tre secoli dopo la conquista Ottomana e la conversione in Moschea, dopo la rimozione di tutte le reliquie. Ed ancora Ataturk, padre della Turchia moderna che ne fece un museo negli anni trenta del secolo scorso e il presidente Erdoğan (che tenta di islamizzare lo stato per proprio tornaconto politico) che due anni fa l’ha convertita di nuovo in Moschea.

Una storia travagliata quindi, che illustra quella dell’intero paese, e dimostra che un luogo di fede non perde mai il proprio richiamo spirituale, seppure si cambiano le liturgie o i riti.

Per visitarlo ci sono delle semplici regole, come il vestirsi decorosamente, per gli uomini (pantaloncini che coprono almeno il ginocchio) e coprirsi con un velo, per le donne; lasciare fuori le scarpe; per le donne accesso limitato durante la preghiera; biglietto d’ingresso con Tariffa per Stranieri (Foreigners, in inglese).

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La voce del Muezzin che richiama i fedeli, il suo canto con suoni che imitano le molteplici forme di Allah senza antropomorfismo (cioè senza presentare la Divinità con forma umana) – si pensi al canto di Nusrat Ali Khan che compare nelle colonne sonore di tanti film – cattura davvero lo spirito e il misticismo del luogo, in cui così tanti hanno riposto la propria fede e le proprie speranze.

Riuscirà il video a comunicarlo?

 

 

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