Vico Equense – Pietra lavica, bocca apposta “graffiata”, come metafora del silenzio eterno imposto dai killer al giornalista napoletano de Il Mattino, nel 1985.
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Giancarlo Siani aveva con Vico Equense un legame speciale. Con la sua Mehari raggiungeva la cittadina d’ingresso della Penisola Sorrentina per incontrare la sua fidanzata.
Bella l’idea dei QR Code ai lati della stele, onde poter raccontare, soprattutto ai più giovani, la storia di questo ragazzo, simbolo di testimonianza civile e di giornalismo d’inchiesta. Questa stele emana una energia particolare: alto senso del dovere e forti ideali, il credere in sé stessi e soprattutto amare ciò che si fa, senza fermarsi mai.
(testo e foto di Enzo Longobardi, In bici nel tempo)