La sinistra rifomista Tra il comunismo e Renzi
Il libro di Umberto Ranieri “Napolitano, Berlinguer e la luna” edito dalla Casa Editrice Marsilio di Venezia, ed acquistabile a 15 euro, si propone di fornire un approccio più veritiero e meno convenzionale alla vicenda che ha visto, tra i tanti eventi politici, la trasformazione del Pci in Pds fino al Pd ed all’ impetuosa irruzione sulla scena nazionale di Matteo Renzi, enfatizzato dai media come il “rottamatore”.
Nel parlare del PCI esso parla anche dei miglioristi interni a questo partito, la cui battaglia politica ebbe inizio nella seconda metà degli anni ottanta e si esaurì nella prima metà del decennio successivo. Il 1989, l’anno della caduta del Muro di Berlino, ha determinato un mutamento del partito guidato da Achille Occhetto subentrato ad Alessandro Natta, il quale optò per il cambiamento di nome da PCI a PDS, e -a prescindere dai dissidi interni- ha subito una progressiva metamorfosi che, nel 2007 diede origine al PD, nel quale confluirono anche una parte dei vecchi democristiani.
Il libro si conclude con una grande apertura di credito a Matteo Renzi, (Presidente del Consiglio durante la permanenza al Quirinale di Giorgio Napolitano) al quale va riconosciuto il merito di aver risolto l’ennesimo inutile falso problema che agitava il Pd: l’ingresso a pieno titolo tra i socialisti europei. Insomma: se moriremo socialdemocratici lo dovremo a Renzi, il quale -sin da prima che si svolgessero le primarie del PD nel 2012- aveva parlato di rottamazione della vecchia classe politica e proposto un programma innovativo che partisse dalle riforme, da quelle istituzionali a quelle in campo economico.
Giunto a conclusione del suo racconto, Ranieri scrive che “alla ricostruzione del profilo culturale e programmatico del Pd potrebbe contribuire un’ispirazione politica che si riferisca ai valori del socialismo liberale”. Poi si interroga: “muoverà in questa direzione il Pd guidato da Matteo Renzi? Si vedrà”.