L’ex presidente della Repubblica francese Valéry Giscard d’Estaing è morto all’età di 94 a casa sua nel dipartimento di Loir-et-Cher. Negli ultimi tempi era stato ricoverato svariate volte, prima all’ospedale parigino “Georges Pompidou”, per l’impianto di alcuni stent e il 17 novembre all’ospedale di Tours per insufficienza cardiaca.
I familiari hanno fatto sapere che le sue condizioni si sono aggravate dopo aver contratto il Covid. La sua ultima apparizione pubblica risale al settembre 2019 in occasione dei funerali dell’ex presidente Jacques Chirac, che fu primo ministro negli anni della sua presidenza.
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La giovinezza e gli anni della presidenza (1974-1981)
Nato il 2 febbraio 1926 a Coblenza, in Germania dove suo padre era in missione per conto della banca per cui lavorava, tornò in Francia, a Parigi, alla fine del periodo di lavoro del padre, e qui terminò gli studi prima al Politecnico e poi all’ENA (École nationale d’administration).
Dopo aver lavorato per qualche tempo come Ispettore delle finanze francesi, venne eletto all’Assemblea Nazionale nel 1956. Le sue radici politiche affondavano nel liberalismo di centrodestra e cristiano-democratico, comune a tanti uomini politici del suo tempo. Dopo la sua elezione all’Assemblea nazionale ricoprì diversi incarichi governativi, primo fra tutti quello di Ministro dell’Economia e delle Finanze. Nel 1974 si candidò alle elezioni presidenziali. Eliminato al primo turno il gollista Jacques Chaban-Delmas, vinse anche il ballottaggio contro il favorito: il candidato dell’Unione della sinistra, François Mitterrand.
A 48 anni diventò il più giovane presidente francese dal 1848. Negli anni della sua presidenza molte furono le riforme che cambiarono il volto della società francese dopo gli anni dei conservatori De Gaulle e Pompidou. Proseguendo il cosiddetto “changement dans la continuité” (cambiamento nella continuità), che prevedeva anche il confronto diretto con i rappresentanti dell’opposizione, portò avanti una serie di provvedimenti progressisti. Sotto la sua presidenza la maggiore età fu abbassata da 21 a 18 anni, venne depenalizzato l’adulterio, le possibilità di chiedere il divorzio vennero ampliate e non solo accordate per “colpa” e infine, grazie soprattutto alle insistenze della sua ministra della Salute, la filosofa Simone Veil, principale promotrice francese della legalizzazione dell’aborto, quest’ultimo fu legalizzato.
Tuttavia la sua presidenza coincise anche con l’arrivo della crisi economica dovuta agli shock petroliferi e con il suo portato di recessione e disoccupazione che segnarono la fine dei “Trente Gloriose”. Eletto per un solo mandato, nel 1981 venne sconfitto dal candidato socialista François Mitterrand.
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L’impegno per l’Europa
In politica internazionale fu tra i promotori del G7 e uno dei maggiori sostenitori di quella che diventerà la Comunità europea. Di qui il suo impegno a introdurre l’elezione diretta del Parlamento europeo, l’istituzione della moneta unica e del Consiglio d’Europa.
Dopo la sconfitta alle elezioni presidenziali del 1981 decise di non candidarsi più e, nonostante il suo gravitare attorno alla politica francese con diversi incarichi non istituzionali, si dedicò totalmente alla costruzione della casa comune europea. Europarlamentare dal 1989 al 1993 venne eletto nel dicembre 2001 Presidente della Convenzione Europea, organo incaricato di redigere la Costituzione europea. Nonostante la bocciatura del progetto di Costituzione, arrivato in primis dal suo stesso Paese con il referendum del 2005, non perse le speranze. Non lo distolse dal suo sogno europeista neanche la Brexit.
Convinto infatti che l’Unione europea era un’associazione umana e quindi rescindibile dai contraenti in ogni momento, fu tra gli ideatori dell’articolo 50, dedicato all’uscita di uno Stato membro.
Moltissimi sono stati i messaggi di cordoglio espressi dai principali politici europei. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato che la “Francia, ha perso un grande statista, la Germania un amico e tutti un grande europeo”, mentre il primo ministro britannico Boris Johnson l’ha definito un “grande modernizzatore” in grado di segnare le generazioni successive. In Patria, messaggi di cordoglio sono arrivati da personaggi politici di spicco come gli ex presidenti Nicolas Sarkozy e François Hollande. Il presidente in carica, Emmanuel Macron, ha affermato che la sua morte è un lutto per la azione francese e che le indicazioni date alla Francia “guidano ancora i nostri passi”.
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