La Russia ha dichiarato nella giornata di ieri che potrebbe essere “costretta” a schierare missili nucleari a corto e medio raggio in Europa, come reazione a ciò che percepisce come la chiara intenzione da parte della NATO di fare mosse simili.
Il vice ministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, ha riferito all’agenzia di stampa russa RIA che il suo paese è determinato a compiere questo passo ed a reagire con aggressività laddove la NATO non si impegni con Mosca su come ridurre le tensioni, ormai crescenti, scaturite dalle mire espansionistiche manifestate dalla Russia nei confronti dell’Ucraina.
I missili balistici e da crociera, sia a corto che a medio raggio, sono stati vietati in Europa in forza di un trattato siglato nel 1987, volto ad affrontare e mitigare le tensioni della guerra fredda. Dopo anni di accuse di presunte violazioni del patto stesso da parte della Russia, gli Stati Uniti sono ufficialmente usciti dall’accordo nel 2019, come riportato anche da tutte le principali agenzie stampa internazionali.
Ryabkov ha dichiarato che la Russia sarebbe in grado di fornire “prove inequivocabili” del fatto che la NATO avrebbe intenzione di reimpiegare i missili a raggio intermedio, circostanza avvalorata dal recente ripristino del 56° Comando di artiglieria, che ospitava missili con capacità nucleari proprio durante la guerra fredda, posto in un’area contigua con il confine russo.
“La mancanza di progressi verso una soluzione politica e diplomatica di questo problema ci costringerà a mettere in campo una risposta di natura militare e tecnologica risoluta“, ha aggiunto Ryabkov.
Vari portavoce della NATO in passato hanno più volte assicurato che non sarebbero stati trasportati nuovi missili statunitensi in Europa, e che la crescente aggressività russa avrebbe trovato risposta con l’utilizzo di armi convenzionali. Tuttavia, portavoce del Cremlino avrebbero ammesso che la Russia prova una “completa mancanza di fiducia” rispetto a quanto dichiarato dagli statunitensi, e che, ormai da anni, è impegnata a valutare scenari definiti come “seri”.
All’inizio di questo mese, il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto a gran voce garanzie di sicurezza, proprio in corrispondenza con le doglianze da parte dell’Ucraina e i suoi alleati occidentali, i quali hanno espresso forte preoccupazione per l’accumulo di risorse militari e di truppe russe al confine, paventando una possibile invasione da parte di Mosca.
Putin ha specificamente chiesto “garanzie, affidabili e a lungo termine, di distensione” un’assicurazione del fatto che la NATO non si espanderà ulteriormente nei pressi dei confini russi.
Nel frattempo, il presidente Biden e Putin si sono parlati nel corso di una videochiamata della durata di più di due ore la scorsa settimana, in occasione di un incontro in cui Biden “ha espresso le profonde preoccupazioni degli Stati Uniti e dei suoi alleati europei per l’escalation di forze della Russia lungo i confini con l’Ucraina, ed ha chiarito che gli Stati Uniti e tutti gli alleati ed i paesi membri della NATO avrebbero risposto con forti misure economiche e di altro tipo, in caso di una escalation militare“.