Elezione del nuovo Presidente della Repubblica: fumata nera al termine della prima votazione

Si va verso la conclusione della prima tornata di votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, che erediterà le chiavi del Quirinale dopo il settennato di Mattarella, con un risultato, che va delineandosi in maniera sempre più netta, al termine di questa giornata all’insegna di difficoltà organizzative e tecniche, per nulla sorprendente.

La scelta da parte della politica italiana, in attesa di individuare un nome condiviso e gradito all’intero emiciclo parlamentare ed alla totalità dello spettro politico italiano, è stata quella, infatti, come largamente anticipato, di optare per la scheda bianca.

La giornata, come già accennato, non è stata esattamente semplice da un punto di vista organizzativo: la decisione di assicurare anche ai positivi di poter esprimere la propria preferenza mediante la predisposizione di un “drive in” esterno al Parlamento ha infatti comportato non poche difficoltà, con alcuni parlamentari che hanno di fatto dovuto marcar visita, come ad esempio avvenuto ai Senatori Granato, Sarli e Terzoni del Gruppo Misto.

I lettori più attenti di Magazine Pragma avranno di sicuro seguito la ricostruzione da noi fatta delle fasi antecedenti questa prima giornata di votazioni, con il toto-nomi che è passato dalla richiesta, pressochè unanime, di un Mattarella – bis, ipotesi che è però stata rimandata al mittente dallo stesso Presidente, ormai emerito, il quale non ha mai perso l’occasione per augurarsi la scelta di un “successore” in grado di dare credibilità al Paese, di fatto chiudendo la porta fin da subito ad un secondo settennato, alla bagarre sulla candidatura di Silvio Berlusconi, conclusasi, come noto, con il Gran Rifiuto del Cavaliere.

Durante questa giornata a dir poco interlocutoria, dominata, come accennato, dalle schede bianche, con qualche sporadica, ed inusuale, preferenza espressa (su tutte spiccano quella per il presentatore RAI Amadeus, quella per il divulgatore scientifico Alberto Angela e quelle per personaggi TV come Signorini e Cruciani) c’è stato comunque un gran affannarsi ed un susseguirsi di nomi e di ipotesi, ecco quelle rimaste sul tavolo:

Mario Draghi: L’ipotesi di un “trasferimento” dell’attuale Presidente del Consiglio da Palazzo Chigi al Quirinale continua a dominare le discussioni di analisti e di politici di alto rango. Al momento c’è una netta chiusura da parte delle destre, con FI, FdI e Lega che hanno più volte auspicato che Draghi rimanga “lì dove si trova“. Alcune voci di corridoio parlano però, all’esito di un incontro tenutosi nelle scorse ore, di una parziale apertura da parte di Matteo Salvini, con la Lega che in cambio avrebbe chiesto, in caso della formazione di un “Governo del Presidente“, di riottenere il Viminale.

Pier Ferdinando Casini: Una figura che ricadrebbe all’intero di numerose “caselle” indicate dai vari analisti come fondamentali per la scelta del nuovo Capo dello Stato. È una figura equilibrata, bipartisan, se non proprio apprezzata quantomeno tollerata dall’intero emiciclo parlamentare, e che però, secondo alcuni, non avrebbe la credibilità istituzionale per seguire Mattarella.

Maria Elisabetta Casellati: Anche in questo caso si parla di una figura istituzionale, moderata, con la giusta dose di esperienza, che andrebbe ad accontentare anche le richieste di quanti, nel corso delle passate settimane, chiedevano finalmente l’elezione di una donna. Si registra però al momento la resistenza da parte del centro-sinistra, che si è detto contrario all’elezione di personalità “di destra”, per esplicita ammissione del Segretario del PD Letta.

Altre ipotesi, sebbene minoritarie, sono rappresentate da Marta Cartabia, attuale Ministro della Giustizia, che molti tuttavia vedono come un nome troppo “schierato” per via delle sue vicinanze a Comunione e Liberazione, Pier Luigi Bersani, da molti però definito come troppo “divisivo”, Paolo Gentiloni e Giuliano Amato.

Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni.

 


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