Ci sono eventi che un chi ama il vino non può perdere, perchè sono occasioni di confronto, di chiacchiere e di sorrisi con amici di sempre e nuovi, tutti accomunato da una grande passione: il vino.
Vitigno Italia 2022 ha fatto registrare oltre 14mila presenze di appassionati nonostante sia stato l’inizio di giugno tra i più agostani di sempre. Temperature calde, stemperate dal fresco e dal vento presenti nello spettacolare Castel dell’Ovo, che, nonostante qualche lavoro in corso, non perde il suo fascino.
L’esperienza tra i banchi di assaggio degli ultimi anni mi porta a fare delle selezioni prima di scegliere i vini da degustare. La scelta è caduta su alcuni vini campani come Fiano di Avellino DOCG e IGP del Cilento, un Taurasi 2015 e un esperimento che vi racconterò, un bellissimo asprinio, un vitigno autoctono laziale come il Bellone, frappato siciliano, un IGP pugliese e chiudo con un primitivo che amo e ho sempre amato.
Di seguito il mio viaggio tra i banchi come Viaggio e Mangio, sperando di farvi rivivere il bel clima che si è respirato a Vitigno Italia 2022.
Oinì Tenuta Scuotto 2019
Un Fiano di Avellino IGP del 2019, 100% Fiano, colore giallo oro carico, un riserva, davvero profumato, un vino che si lascia apprezzare per i suoi profumi fruttati, frutta a pasta gialla, e floreali, oltre alle tipiche tostature, nocciola, del Fiano.
Fontanafredda: Roero Arneis Pradalupo 2021 e Alta Langa DOCG
Il Roero Arneis è un vino piacevole, l’Arneìs è vitigno autoctono piemontese e le colline del Roero sono ideali per la sua coltura. Vino godibile, giallo paglierino intenso. Profumi caldi, esotici, pera matura, miele.
Ho assaggiato con grande gusto un Fontanafredda Alta Langa Limited Edition Metodo Classico Brut 2018, realizzato da Chardonnay e Pinot Nero, sui propri lieviti 30 mesi e millesimato.
Frappato Sorìa Sicilia DOC 2018 Firriato
Frappato, vitigno a bacca nera autoctono siciliano del trapanese, alla base di questo Sorìa di Firriato, un vino rosso fresco, con sentori di piccoli frutti rossi: sapido e fresco.
Azienda agricola San Salvatore
L’Azienda Agricola San Salvatore è una cantina del Cilento che si sta distinguendo per le sue produzioni. Molto interessante la scelta del Fiano IGP, il Trentenare, un IGP Paestum Fiano profumato, intenso, giallo oro, fruttato, floreale, tostature e un delicatissimo Pian di Stio, sempre un IGP Paestum Fiano ma biologico. Due vini davvero deliziosi e che meritano la nostra attenzione.
Casale del Giglio: Petit Manseng e Bellone
Mi avvicino al banco degli assaggi di Casale del Giglio, che già abbiamo conosciuto a Palazzo Petrucci, e questa volta assaggio con grande piacere un Petit Manseng del Lazio, 201 e un gradevolissimo Anthium 2021, un Bellone, autoctono laziale, di Latina, che si contraddistingue per l sua freschezza, la sua salinità e i profumi esotici. Personalmente, una vera scoperta, Casale del Giglio continua a stupirmi.
Drengot, un eccellente Asprinio Brut e Terre del Volturno IGP
Assaggio prima quello spumantizzato e resto folgorato dalla sua vivacità. Metodo Charmat, è un giallo paglierino, perlage fitto, pesca gialla, mandorla, un sorso fresco e pieno. E’ lo spumante più antico del mondo, è con orgoglio che al banco mi viene raccontato da Ma è l’impatto con l’Asprinio IGP Terre del Volturno che mi regala delle emozioni diverse, con sapori della tradizione che sono vivi e forti. Rispetto delle antiche tradizioni, raccolta a mano acino per acino, lo Scalillo è un viaggio nella storia, un viaggio su alberi di pioppo di 15/20 metri, con mani esperte a raccogliere i grappoli. Fresco, con note agrumate, floreali e frutta esotica.
Case d’Alto, un Taurasi DOCG e un esperimento niente male con un Aglianico IGT
Mi fermo a sorseggiare il Re dell’aglianico, un Taurasi DOCG 2013 che si esprime tutto il meglio di sè, con una bocca piena, affascinante, fi fa defutare e rispettare come un vero Taurasi sa fare. L’Aglianico IGT è un esperimento al primo anno in commercio e che credo sia una bella combo, un belnd di 3 annate (2013, 2014 e 2015) realizzato con il metodo Solera. E’ “meno” intenso del Taursi in purezza 2013, ma è molto piacevole e godibile. Un esperimento che immagino porterà bei risultati nel tempo.
Antiche Radici: Falanghina 1939, un bianco di tutto rispetto
14 gradi di freschezza, di flagranza, di una bevuta che entra in bocca dura, fresca, con la sapidità che ti rende felice e ti fa desiderare un altro sorso. Un bianco che arriva con 4 generazioni di esperienza, con la data di nascita dei fratelli Peppe, Raffaele e Andrea Iovine, che con la loro nuova etichetta si faranno rispettare ancora una volta nel mondo del vino.
Varvaglione: tra Sumaniello IGP, Paralupi e il Papale Primitivo di Manduria DOP
Al banco mi raccontano che sono tra le ultime aziende ad aver ripreso il Susumaniello e Varvaglione come sempre è riuscito nell’intento di portare nel calice un vino gradevole e godibilissimo: a bacca nera, frutta rossa, spezie e belle note balsamiche, tannini importanti che portano il vino ad avere una buona persistenza. Il Paralupi invece è una vera scoperta, un vino a bacca rossa, in appassimento per 20 giorni con raccolta a fine settembre metà ottobre che in Puglia è praticamente “tardiva”. Un blend di Negroamaro, Primitivo e Malvasia Nera con al naso frutta rossa matura, spezie e giusta aromaticità. Tannini importanti al palato, una bellissima intensità e persistenza, un vino da meditazione. La conferma è lui, il Papale Primitivo di Manduria, non ha bisogno di presentazioni e il loro cavallo di battaglia e l’ho scelto appositamente alla fine perchè sapevo che mi avrebbe regalato il sorso finale che desideravo: al palato confettura di frutta scura, ribes nero, mora, ciliegia, blackberry, le tostature dell’affinamento in tonneau francesi con legno tostato, liquirizia, vaniglia.