Individuare i primi segnali di un disturbo alimentare significa prendere coscienza di una problematica ed affrontarla nel modo più opportuno.
I disturbi alimentari possono insorgere a qualsiasi età, ma a esserne maggiormente vittima sono oggi i giovanissimi.Per questo il ruolo della scuola e quindi degli insegnanti, può essere determinante in taluni casi.
Lo sa bene lo Studio AlBeS (Alimentazione, Benessere e Salute) che di recente ha avviato una campagna di sensibilizzazione presso le scuole dell’area vesuviana.Uno dei primi appuntamenti si è svolto presso l’Istituto Tecnico Luigi Sturzo di Castellammare di Stabia.
Nel corso dell’incontro sono emersi dati piuttosto allarmanti.
Oltre la metà degli studenti ha dichiarato di aver avuto – a diversi livelli – un’esperienza di disturbi alimentari.
Abbiamo chiesto alle titolari dello Studio AlBes, la dott.ssa Cinquegrana e la dott.ssa Mollo, biologhe nutrizioniste, di raccontarci cosa è emerso da questo primo incontro con gli studenti.
“Siamo in questo settore da molti anni, e mai come in questi ultimi due anni ci siamo rese conto dell’aumento esponenziale dei problemi dei nostri ragazzi legati al cibo.Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione che spesso sfociano in veri e propri DCA. É per questo motivo che è nata la collaborazione con l’istituto Sturzo.
Ringraziamo, a tal proposito, la Preside, prof.ssa Cinzia Toricco e la docente, prof.ssa Esposito Emilia, per aver autorizzato lo svolgimento di seminari info-formativi che, al momento, vedono coinvolto solo il biennio dell’istituto.
• Quali sono i segnali da prendere in considerazione quali indicatori di un possibile disturbo alimentare?
Gli indicatori sono moltissimi.Ne indichiamo alcuni che possono far venire il sospetto in fase primordiale:
• il cibo diventa l’argomento centrale di ogni discussione;
• Il controllo del peso diventa compulsivo;
• La funzione e la regolarità dell’intestino diventano delle vere “fisse”.
• Reazione nervosa se viene disturbata la programmazione del pasto e dell’attività fisica
• Intensa attività fisica, più volte al giorno.
• Cucinare per gli altri spesso e in maniera compulsiva.
• Metterci molto tempo per mangiare (la scusa è “me lo gusto”)
• Il cibo viene tagliato in piccolissimi pezzi di forma geometrica;
• Ogni alimento viene assunto con lentezza come un rituale e singolarmente ovvero senza mescolarli tra di loro.
• Cosa possono fare gli insegnanti e come devono comportarsi le famiglie dinanzi a tali problematiche?
I docenti, che spesso vedono i ragazzi più tempo dei genitori, possono cominciare a notare segnali come la continua ricerca della perfezione, la volontà di nascondersi con maglioni o abbigliamento diverso dal solito e con una anormale riservatezza e esclusione dal gruppo.
Per le famiglie il lavoro è ancora più intenso e difficile.
E’ importantissimo secondo noi quanto segue:
• Non cercare di costringere a mangiare
• Evitare ultimatum a meno che tu non abbia a che fare con un minorenne o che la situazione stia degenerando.
• Non urlare o ossessionare
• Evitare di commentare l’aspetto e/o peso con critiche, giudizi, pressioni circa le conseguenze sulla salute
• a tavola non parlare solo di cibo e di quanto sia importante
• non fare paragoni con altri commensali, sorelle, fratelli, amici
• Il vostro intervento è approdato alle scuole superiori.Sarebbe opportuno intervenire anche presso le scuole medie e le scuole elementari?
Assolutamente si.
Negli ultimi anni la fascia di età colpita da uno scorretto rapporto col cibo si è abbassata molto.Oggi riguarda ragazzi/e dai 13 in su in linea generale, anche se accade di incontrare anche “bambini” precoci in questo senso.
• Il “tempo sospeso” imposto dalla pandemia ha contribuito all’aumento dei disturbi dell’umore e di quelli alimentari?
Purtroppo ha portato a galla situazioni che sono diventate più grandi di quello che potessimo immaginare.
Stare chiusi in casa, dove l’unica via di uscita era il pc e internet ha incrementato viaggi virtuali in mondi “curiosi” e pericolosi.Non dimentichiamo anche che durante la pandemia è aumentata l’attività sportiva in casa che spesso è sfociata in due problemi che approfondiremo nei prossimi appuntamenti ovvero la vigoressia e la dismorfofobia.
Uscire e confrontarsi dopo due anni è stato un passo complicato per tutti, ma per i bambini/ragazzi ancora di più.
• Quali sono i principali disturbi alimentari che colpiscono i giovanissimi?
Se vogliamo rifarci alle statistiche ufficiali l’anoressia nervosa restrittiva e la bulimia nervosa sono i più diffusi, nonché i più noti.
Dalla nostra esperienza degli ultimi due anni i disturbi sono più subdoli e frequenti e riguardano:
binge eating, drunkoressia, vigoressia.
• Come si esce dal labirinto dei disturbi alimentari?
Con un supporto multidisciplinare costituito da noi professionisti del settore nutrizionale e da psicoterapeuti.
Fondamentale è il supporto familiare e la consapevolezza che non è una cosa facile, che il “mostro nero” che affligge questi ragazzi non compare all’improvviso e non scompare con uno schioccare di dita, ma necessita di una serie di piccoli passi mano nella mano in cui chi ne soffre si deve sentire protetto e non giudicato, osservato ma non ossessionato.
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