Nell’ ambito del programma Estate a Napoli – Femmena 2015 e col patrocinio del Comune di Napoli, è andata in scena nei giorni 17 e 18 settembre nel Complesso Monumentale Chiostro S. Domenico Maggiore, lo spettacolo dal titolo franco-napoletano, e dedicato al mondo femminile napoletano de “La femme Napulitane “a cura dell’associazione teatro dell’Aiuto di Alan de Luca.
Scelta come immagine della locandina, la “Sofia nazionale”Loren, artista universalmente riconosciuta, la cui foto però, ancor prima dello spettacolo ha creato malumore in qualcuno. Nello specifico il padrone di casa, ossia il parroco di S. Domenico Maggiore, che ha invitato a togliere quell’ immagine perché offensiva per i devoti. Seppur dispiaciuto, Alan de Luca ha provveduto a coprire il decolleté della Loren.
In un clima non del tutto sereno data la scaramouche, sono andate in scena queste due serate di spettacolo, che avevano lo scopo di celebrare le donne napoletane del ’900 in maniera leggera, rispettosa e mai volgare. Coinvolgente e lodevole l’impegno sul palco di tutti i giovani artisti: musicisti (Gaetano Esposito, Ivan del Vecchio, Antonio Troncone), ballerini (Sandy D’Ali, Sandra Antricetti, Ines Danza, Michela Giunto,Tonia Acquisto, Caterina San Germano, Eleonora Foà, Alessia Caliendo, Lara Caliendo), attori, cantanti (Simone Bracciale,Vincenzo Cuomo, Andrea Facciuti,Valentina Marigliano, Laura Misticone, Enza Palumbo, Angela Russo, Carlo Salatino, Giuliana Sepe, Mena Steffen, Patrizia Zenga, Stefania Viscardi, Elena Vittoria e la partecipazione di Lucia Cassini e Vincenzo de Lucia, e infine deus ex machina Alan de Luca) i quali, con serietà ed emozione, si sono cimentati in testi teatrali (Scarpetta, Viviani, De Filippo) o cantato brani che sono appartenuti a grandi nomi, mai dimenticati per molti ma non per tutti.
Menzione a parte per Gilda Mignonette, di cui si parla troppo poco, e che tanto lustro ha dato alla canzone napoletana in Italia come Oltreoceano. Lei più di tutti è stata l’icona di un’epoca, quando si tendeva a napoletanizzare il francese, nell’ epoca d’oro delle sciantose, del Salone Margherita, storico cafè- chantant nato alla fine dell’Ottocento sul modello di quelli parigini; luogo di ritrovo di uomini politici, nobili, giornalisti. Esso incarnò il simbolo della Belle Epoque a Napoli.
Una scenografia povera, quasi inesistente, qua e là il suo supporto sembrava necessario agli occhi di chi scrive, e qualche vuoto di scena che poteva essere evitato. A parte questo, è scorso piacevole tra gli applausi del pubblico, amante del genere cabaret che sempre meno si vede, sia dal vivo che in televisione. Un bel tuffo nel passato.