Perché “Io capitano” di Matteo Garrone è un film da vedere


Il viaggio dei giovani senegalesi Seydou (Seydou Sarr) e Moussa (Moustapha Fall) che da Dakar attraversano il deserto per arrivare in Europa, continente che sui loro schermi appare come una promessa di una vita migliore in cui diventare delle star della musica.Un viaggio che ben presto apparirà molto più complicato del previsto e che li cambierà per sempre, facendoli crescere in fretta.

Addirittura Seydou accetterà coraggiosamente il compito di assumere il comando del timone nel bel mezzo del mar Mediterraneo.

“Io capitano” di Matteo Garrone, recensione

In questi giorni di emigrazione record in quel di Lampedusa è quanto mai attuale il nuovo film di Matteo Garrone, che arriva a quattro anni dal positivo “Pinocchio” (che abbiamo recensito qui). “Io capitano” è reduce dalla vittoria a Venezia del Leone d’argento per la miglior regia e del Premio Marcello Mastroianni all’attore emergente Seydou Sarr, il quale è una fantastica sorpresa tutta da scoprire per spontaneità e capacità di farsi adottare dallo spettatore.Garrone lo sapeva bene e ha puntato molto sulla sua interpretazione, che attinge in parte anche ad esperienze personali.

Lo stesso fa il coprotagonista Moustapha Fall, anche lui perfettamente in parte e all’altezza della situazione.Lo spunto per la sceneggiatura firmata da Garrone con Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini (che bissa così l’esperienza di “Pinocchio”) e Andrea Tagliaferri viene da alcune storie vere di migranti africani.

Al centro ci sono due ragazzi che non scappano dalla guerra né dalla povertà ma con un sogno che assumerà a tratti le sembianze di un incubo.La loro situazione di partenza li rende quanto più vicini ai coetanei di qualsiasi paese del mondo, non certo per la difficoltà amplificata di realizzare le proprie aspirazioni.

Il regista Garrone fa un passo indietro in quanto cineasta e mette davanti a tutto la storia, una vera e propria Odissea che non ha intenti morali ma è lieve nel raccontare un dramma di proporzioni enormi.C’è sempre però il consueto alone da favola, inserito in un andamento lineare e realistico recitato in lingua wolof e quindi con sottotitoli in italiano.

Nel montaggio mirabile di Marco Spoletini emerge sempre un’ottima dinamicità, in un lavoro con già un buon ritmo di base e pieno di azione. È soprattutto un racconto capace di dribblare la retorica, di farci assumere lo sguardo puro e ingenuo dei ragazzi.La fotografia di Paolo Carnera impreziosisce immagini di grande suggestione, che riescono a non schierarsi né da una parte né dall’altra in una problematica che richiede soluzioni urgenti.

“Io capitano” è sbarcato nelle nostre sale a partire dal 7 settembre 2023.

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