5 Gennaio 1947 Napoli – Un telegramma anonimo ha avvisato la città: finalmente la notizia tanto attesa: “il tesoro” torna a casa. Sono appena le otto del giorno successivo: il 6 gennaio, quando, a bordo della sua macchina, Don Peppe Navarra, il “Re di Poggioreale”, entra in città per recarsi direttamente nel Duomo dove ripone, finalmente, il “Tesoro di San Gennaro” che, per volere del Vaticano è stato trasferito a Roma (6 maggio 1943) prima dei bombardamenti e mai restituito.
E allora, per risolvere l’annosa questione con il Vaticano, si propone proprio lui, Don Peppe che, una volta ottenuto lasciapassare e documenti dall’Arcivescovo Ascalesi, parte, in macchina, alla volta di Roma, accompagnato dal Principe Colonna di Paliano.
Il “Tesoro di San Gennaro” è una raccolta di preziosi doni fatti al Santo da parte di tutti i re e regine che nel tempo sono stati devoti; dunque molto più ricco della collezione di gioielli della corona inglese addirittura di quello della famiglia reale russa.
Ascalesi per anni non riesce a convincere il Vaticano sul rientro in città del tesoro ma, quando Don Peppe si propone per l’impresa, gli dà completamente fiducia, concedendo addirittura, il permesso di caricare in macchina i gioielli purché ritornino in città.
La missione si conclude dopo molti mesi, ma con il successo di Don Peppe che, tornato vincitore, non chiede null’altro in cambio se non il bacio dell’anello e un po’ di soldi per i poveri del suo quartiere che non mancano mai.
Si proprio così, con il suo lavoro ed un po’ di contrabbando, Don Peppe ha sempre risolto questioni e problemi, più lui che le istituzioni o le forze dell’ordine che per i napoletani hanno da sempre (dominazione spagnola) restituito l’immagine di uno stato opprimente ed ingiusto, dal quale restano, sempre,a debita distanza.
E’ così che un giorno come tanti, Don Peppe ha comprato per casa sua “tre sedie”, “tre troni”, verniciate d’oro e qui seduto, insieme alla moglie, (che ha il compito di occuparsi delle richieste) ed al figlio hanno risolto e continuano, i tremila problemi del quartiere, conducendo una vita proprio alla maniera del “Guappo” napoletano, figura nata, fin dal primo viceregno, per volontà di cittadini che mai,in nessun modo, si sono identificati nelle istituzioni tanto meno nei suoi rappresentanti.
Dall’atteggiamento fortemente spavaldo,arrogante, amante del rischio e protettore dei più deboli e, sicuramente, lo sciupafemmine delle più “belle” ed “ambite”donne della città. Ogni quartiere di Napoli ha il suo Re: il Guappo, il più potente del rione, rispettato e ammirato soprattutto per quell’essere così elegantemente “Dandy” (oggi si direbbe così) ma mai vicino ad associazioni malavitose.
De Filippo nella sua commedia, “il Sindaco del Rione Sanità, si accosta in punta di piedi alla figura del“Guappo” con il personaggio che interpreta, l’uomo a cui tutti si rivolgono, di cui tutti hanno bisogno per saper, soprattutto,cosa è giusto o non giusto fare; una sorta di Sindaco eletto per volontà della sua gente,che vive e condivide i disagi dello stesso territorio,rendendosi indispensabile e che, soprattutto, ne è parte integrante.
Nella realtà Don Peppe è stato sicuramente molto più insolente e sfacciato di De Filippo; alla morte del figlio per il resto della vita si è vestito sempre e soltanto di nero, andando in giro con una topolino dello stesso colore sul cui cofano la scritta: Don Peppe Navarra, Re di Poggioreale!
Un semplice uomo del popolo, indomito e coraggioso, che ha mantenuto la promessa e restituito, così, a “Faccia Gialla” tutti i suoi preziosi averi.