Berlusconi è ancora centrale


Tajani è riuscito nell’impresa di ridare peso e prospettiva al progetto di Silvio Berlusconi

(articolo a cura di Gianfranco Piccirillo)

<strong>Forza Italia ha celebrato a Napoli, all’hotel Ramada, il trentennale delle elezioni che portarono alla vittoria del “Polo della libertà” contro il centrosinistra guidato da Achille Occhetto, definito come una gioiosa macchina da guerra.

Il segretario del partito, nonché vicepresident del Consiglio e Ministro degli esteri, Antonio Tajani, chiarisce la collocazione di Forza Italia, dichiarando di essere il centro del centrodestra con un grande spazio politico da occupare tra le due donne di destra e di sinistra, Giorgia Meloni ed Elly Schlein.

In effetti tra Fratelli d’Italia e Lega, Forza Italia sembra al momento godere di ottima salute, e lo storico e politologo Giovanni Orsina ne spiega i motivi.

Tajani è riuscito nell’impresa di ridare peso e prospettiva al progetto di Silvio Berlusconi, facendo coincidere la moderazione dei toni e della propria leadership, con la moderazione di un partito fortemente ancorato al PPE.

Chi é Giovanni Orsina?

Giovanni Orsina è anche il direttore della School of government della Luiss-Guido Carli e definisce il partito, fondato da Silvio Berlusconi, come una forza politica tranquilla e affidabile.

Il politologo Orsina apprezza il tentativo di forza Italia di coalizzare al suo interno parte di quell’elettorato, che alle elezioni amministrative vota per le liste civiche, perché non si riconosce nei partiti di destra e neanche in quelli di sinistra.

L’operazione è tutta al centro, come dimostrano i risultati delle elezioni regionali in Abruzzo, e molto merito è del segretario Antonio Tajani.

Questo risultato di Forza Italia è favorito dalle scelte di Calenda e Renzi, che a giudizio di Orsina si sono esclusi dai giochi politici da soli, e hanno reso poco affidabili le loro forze politiche, Azione e Italia viva.

Gli elettori in questo particolare momento storico sembrano preferire un politico accorto e strutturato come Tajani che fa parte di un governo che, nonostante alcune tensioni interne, è ancora solido, con la prospettiva di durare fino alla scadenza naturale della legislatura.

Rafforzamento di Forza Italia

Tutti i sondaggi rilevano un rafforzamento di Forza Italia, mentre Matteo Salvini prova a riprendere i voti, che aveva a destra, molto dei quali sono stati sottratti dal partito di Giorgia Meloni alle ultime elezioni politiche. Eppure in tanti erano scettici sulle capacità politiche di Tajani e addirittura pochissimi erano disposti a scommettere sulla sopravvivenza stessa del partito, creato nel 1994 da Silvio Berlusconi.

Il Ministro degli esteri, Antonio Tajani, ha saputo lavorare con grande determinazione e un sano pragmatismo, soprattutto sui suoi punti di forza.

Ovviamente la sua leadership non può essere carismatica come quella che ai tempi d’oro fu di Silvio Berlusconi, ma sta dimostrando di essere una leadership moderata nei toni, sui contenuti e nelle posizioni istituzionali, perché il segretario vuole portare Forza Italia ad essere un partito valoriale e moderato, fortemente legato al Partito popolare europeo.

Secondo Orsina la posizione di Tajani di essere anche un membro autorevole del PPE è un fatto politicamente molto rilevante, perché gli permette di essere ancora più importante all’interno del partito, che, nonostante la scomparsa di Silvio Berlusconi è rimasto unito.

Insomma il vicepremier Tajani è riuscito a trovare l’armonia tra la forma e la sostanza di un partito centrista e cristiano, ma anche liberale e moderato, nel senso di sapersi porri come interlocutore nei confronti soprattutto di quella parte di elettorato che non ama gli eccessi.

Al contrario l’attuale premier, Georgia Meloni, non si è voluta spostare al centro, soprattutto da un punto di vista simbolico e comunicativo, e così Tajani ha potuto e saputo riempire quell’area politica, che, comunque in passato è sempre appartenuta fin dalle origini a Forza Italia.

Secondo Giovanni Orsina, Giorgia Meloni non ha voluto riempire lo spazio politico di centro
perché tiene a preservare le sue idee politiche e la sua identità di destra storica. Ma la presidenza del consiglio ha comunque portato Meloni a essere maggiormente moderata, ma solo per questioni puramente di realismo politico, senza tradire i suoi valori e l’appartenenza alla destra.

Ma Orsina ha saputo cogliere l’elemento di maggiore forza della premier Meloni, la coerenza, fattore politico fondamentale, che finora l’ha portata ad essere premiata da un elettorato molto più ampio di quello che si riconosce nella sola destra.

La strategia della presidente del Consiglio è quella di restare in una posizione intermedia fra i popolari e le destre più radicali, e che quindi sappia conservare in Europa l’appartenenza alle forze politiche dei Conservatori.

Le strategie di Giorgia Meloni

Orsina è convinto che le strategie di Giorgia Meloni possano cambiare solamente dopo le elezioni europee, anche perché in questa scelta la concorrenza di Salvini incide in modo rilevante.

Giorgia Meloni infatti non si può spostare troppo al centro, altrimenti si scoprirebbe troppo a destra, lasciando eccessivamente spazio alla Lega, che con la segreteria Salvini da nordista e antifascista sta cercando di diventare un partito conservatore, nazionale e sovranista.

Dunque Orsina ritiene per le prospettive politiche di Giorgia Meloni, che sia più pericoloso in questo momento Salvini di Tajani, esperto politico della capitale e amante del calcio come Berlusconi, e in passato pure presidente della terza squadra di Roma, l’Atletico.

Il politologo spiega come Giorgia Meloni non si faccia problemi ad appoggiare una candidata come Ursula Von der Leyen, perché la politica europea non è uguale alla politica italiana, e quindi un voto per Von der Leyen non avrebbe lo stesso significato di un voto di fiducia a un governo nazionale, tecnico, centrista o addirittura di centro sinistra.

Per questo Orsina spiega, che potrebbero esserci le condizioni affinché Meloni voti l’attuale presidente della Commissione di nazionalità tedesca, e in questo caso i socialisti potrebbero accettare tranquillamente il suo sostegno.

Tutto questo dipenderà dai futuri numeri del Parlamento europeo, con i sondaggi che indicano socialisti, liberali e popolari in leggero vantaggio sulle altre forze, ma con una maggioranza risicata, probabilmente sotto il ricatto dei franchi tiratori, per rafforzare la quale servirebbe necessariamente un sostegno, che potrebbe venire o dai conservatori o dai verdi. Insomma potrebbe esserci, usando una metafora culinaria, un bel minestrone al governo dell’Europa, o se preferite un fritto misto.

Ma d’altro canto Orsina conosce bene la politica europea, che va interpretata secondo canoni diversi da quella nazionale.

Per il politologo e accademico della capitale, le forze di centrodestra potranno crescere nei consensi, ma non potranno costituire, almeno secondo i sondaggi attuali, una maggioranza autonoma nel Parlamento europeo. La spiegazione sarebbe innanzitutto nel fatto che i cristiano democratici tedeschi, anche se ci fossero i numeri, non accetterebbero mai di interloquire con il partito di destra quasi estrema Afd. E, in queste condizioni, Meloni da presidente del consiglio della nazione italiana non potrebbe permettersi di essere completamente fuori dai giochi per l’elezione del prossimo presidente della Commissione Europea, e quindi potrebbe essere disposta a votare una personalità istituzionale.

Per il segretario della lega, Matteo Salvini, invece sostenere una presidente come la Von der Leyen, significherebbe stare assieme ai socialisti, e questo sarebbe un fatto politicamente inaccettabile. Quindi il comportamento di Salvini risponde esclusivamente ad una logica di pura propaganda pre-elettorale, in un momento storico particolare, nel quale la Lega sta cercando di riprendersi i voti a destra, che ha perso nei confronti del partito fratelli d’Italia alle ultime elezioni politiche.

Questo fatto spiega anche quello che è accaduto alla reunion salviniana di Roma delle forze europee di destra,che chiaramente non poteva piacere molto alla Meloni e al suo partito Fratelli d’Italia.

Queste tensioni politiche all’interno delle forze politiche che compongono la maggioranza di governo nazionale si verificano puntualmente quando una coalizione, eletta con un metodo in buona parte maggioritario, deve misurarsi in una competizione elettorale europea, nella quale vige il sistema elettorale proporzionale. Quella coalizione inevitabilmente finisce per essere messa sotto pressione, fino al termine delle elezioni stesse, ma secondo Orsina le tensioni possono essere destinate a restare sotto controllo, perché a nessuna delle forze politiche di maggioranza del governo Meloni conviene una escalation di crisi politiche.

Antonio Tajani, dal punto di vista calcistico, dovette arrendersi proprio nella sua Roma al Flaminio con il suo Atletico nella finalissima play off di ritorno del 19 giugno 2011, alla Juve Stabia dell’ex democristiano Franco Manniello.

L’idea del Ministro degli esteri e segretario di Forza Italia è ora quella di riuscire a raccogliere all’interno del suo partito le varie liste civiche, di area tendenzialmente moderata, che fanno fatica a collocarsi nelle forze politiche a livello nazionale, e anche una parte di elettorato, rimasto da anni apolide, senza una casa di riferiment.

Secondo Giovanni Orsina, Matteo Renzi e Carlo Calenda si sono rivelati politicamente inaffidabili per le loro continue litigate, che hanno portato alla fine del terzo polo e alla divisione perfino nella proposizione della lista per le elezioni europee del prossimo 8 e 9 giugno, e così molti elettori potrebbero scegliere un politico più esperto, moderato e strutturato come Tajani che fa parte di un governo, peraltro con un ruolo di primo piano alla Farnesina, che ha la prospettiva di durare fino alla scadenza naturale, prevista nel 2027, piuttosto che affidarsi a leader, litigiosi e inconcludenti.

A questo punto mentre Forza Italia può sperare addirittura di superare un risultato elettorale a due cifre,che dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi poteva apparire una chimera, Azione è costretta a recuperare anche ex esponenti del movimento di Beppe Grillo.

Addirittura Italia viva sta tentando di mettere insieme tante forze politiche diverse, come quella di Mastella, i Radicali, il Partito socialista, il movimento paneuropeo Volt e una parte consistente di Più Europa per avere la possibilità concreta di superare la soglia di sbarramento del quattro per cento, trovando poi l’adesione nel gruppo di Renew, che nel Parlamento europeo comprende anche il partito del presidente della Repubblica francese, Macron.


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