Berlusconi ora reclama il sotto governo

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Dopo l’insediamento ufficiale del governo Meloni, il primo guidato da una donna e peraltro esponente della destra storica, potrebbe tenersi presto, forse già il 4 novembre, anche la cerimonia di giuramento dei viceministri e sottosegretari. Infatti, dopo il dibattito alla Camera e al Senato e i conseguenti scontati voti di fiducia al Governo, composto da dieci ministri riferibili a fratelli d’Italia, 5 alla lega, 5 a forza Italia e 5 a tecnici comunque collegati politicamente alla coalizione, si lavora alacremente per definire anche la squadra di viceministri e sottosegretari.

L’obiettivo della coalizione di maggioranza è di chiudere le trattative in pochi giorni, ma per riempire tutte le caselle la quadratura del cerchio non è molto semplice e potrebbe creare più problemi di quelli già registrati per la composizione del Governo.

“Uno a te, uno a me”

Forza Italia reclama ben 12 posti, una richiesta ritenuta eccessiva e che la premier Giorgia Meloni e la coalizione di maggioranza vorrebbe ridurre a 2 vice ministri e non più di 6 o 7 sottosegretari. In particolare Silvio Berlusconi, dopo le battaglie perse Ronzulli e Guardasigilli, per il cui dicastero Meloni ha preferito l’ex magistrato Nordio, vorrebbe avere Francesco Paolo Sisto come vice ministro alla Giustizia e Alberto Barachini sottosegretario all’Editoria, un ruolo strategico per le aziende Mediaset.

Per Valentino Valenti, dopo le polemiche di filoputinismo sui rapporti con la Russia, dovrebbero aprirsi le porte del ministero della Difesa mentre agli Esteri toccherebbe a Matteo Perego, ma Fratelli d’Italia reclama il posto per l’ex ufficiale dei carabinieri Edmondo Cirielli anche perché Berlusconi ha già ottenuto Antonio Tajani alla Farnesina. Per gli Interni si fa il nome dell’ex capogruppo Paolo Barelli e all’Agricoltura di Francesco Battistoni. Alla Lega pure dovrebbero toccare due vice ministri, ma con più sottosegretari di Forza Italia, probabilmente 9 o addirittura 10. Nel partito di Salvini sembrano sicuri Edoardo Rixi alle Infrastrutture, Claudio Durigon al Lavoro, e Nicola Molteni al Viminale.

Almeno un posto da sottosegretario è prenotato per Noi moderati, l’altra forza politica della coalizione di maggioranza, quella più di centro, che però nonostante l’apporto dei 4 partiti di Lupi, Toti, Brugnano e Cesa non è riuscita alle elezioni del 25 settembre nemmeno a prendere l’un per cento dei voti validi.

Il resto delle caselle sarà riempito da esponenti di Fratelli d’Italia, nettamente il primo partito della coalizione e Giovanbattista Fazzolari, uno dei più ascoltati consiglieri di Giorgia Meloni, quasi sicuramente sarà sottosegretario all’attuazione del programma, mentre il responsabile economico del partito Maurizio Leo sembra destinato al Mef.

Innesti complicati da definire

Nel frattempo alla partita per i posti di sottogoverno la coalizione di destracentro deve incastrare e definire anche il quadro delle presidenze delle commissioni parlamentari, particolarmente cruciali al Senato, dove a causa delle nomine di ben nove senatori a ministri della Repubblica, la maggioranza potrebbe incontrare qualche difficoltà di tenuta nel corso dell’attività parlamentare.

Alla maggioranza interessa molto poi la questione, fondamentale, dei vertici ‘tecnici’ dei ministeri. La nomina dei capi di gabinetto e dei capi dei dipartimenti e dei rispettivi staff è infatti fondamentale per fare funzionare in modo adeguato la macchina amministrativa e anche per queste nomine ci sono problemi di divisione tra le varie forze politiche e le componenti interne alle stesse.

Naturalmente non saranno confermati quelli che hanno operato sotto il precedente governo Draghi, ma i nuovi innesti sono complicati da definire perché molti dei cosiddetti ‘grand commis’ dei vari ministeri e strutture amministrative sono ritenuti legati al centrosinistra e questo crea problemi di fiducia ai leader della maggioranza. Mentre Matteo Salvini ha già nominato capo di gabinetto Alfredo Storto, a Palazzo Chigi, il nuovo segretario generale dovrebbe essere Carlo Deodato e il capo di gabinetto della premier Meloni dovrebbe essere Gaetano Caputi, mentre Francesca Quadri potrebbe invece arrivare al Dagl, il Dipartimento affari giuridici e legislativi.

Per quanto riguarda le Commissioni di garanzia e di controllo, il Copasir, la Vigilanza sulla Rai e forse quella sulla pandemia da Covid-19, le presidenze dovrebbero essere di spettanza delle opposizioni con Francesco Castiello del movimento 5 stelle candidato a sostituire Adolfo Urso, divenuto ministro, al Copasir, un esponente del PD alla Vigilanza e uno di Azione Italia viva alla Commissione sul Covid.  Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano avrà pure la delega ai servizi segreti, mentre sembra essere decaduto il veto a sottosegretari che siano dello stesso partito del titolare del dicastero, per cui legittimamente Berlusconi e Salvini potrebbero richiedere Valentini agli Esteri e Freni al Mef, dove ministro è  Giorgetti.

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