Bulgaria, migliaia in piazza per chiedere le dimissioni del premier Borissov

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Bulgaria contromanifestazioni, scontri con le forze dell’ordine ed episodi di violenza

Da settimane la Bulgaria è teatro di proteste di piazza, contromanifestazioni, scontri con le forze dell’ordine ed episodi di violenza.

La sera del 24 luglio, per il sedicesimo giorno consecutivo, migliaia di bulgari sono scesi per le strade di Sofia e di altre città chiedendo le dimissioni del premier Boyko Borissov e del procuratore generale Ivan Ghescev accusati di favorire gli interessi della criminalità organizzata e degli oligarchi e per la corruzione dilagante nel Paese.

Gruppi di dimostranti hanno bloccato anche gli ingressi della televisione di Stato, la Bălgarska Nacionalna Televizija (Bnt), chiedendo le dimissioni del direttore generale Emil Koshlukov, accusato di collusione con Borissov e gli oligarchi.

Il video dello sbarco a Rosenets

Tutto è cominciato lo scorso 8 luglio quando Hristo Ivanov, leader del piccolo partito della destra liberale filoeuropea Si, Bulgaria è “sbarcato” da una piccola imbarcazione sulla spiaggetta di Rosenets, non molto distante da Burgas, rivendicandone il carattere di demanio pubblico.

Immediatamente 5 agenti lo hanno aggredito, rigettandolo in acqua, mostrando come la spiaggia sia in realtà riservata all’uso privato dell’ex politico, presidente onorario del partito della minoranza turca Movimento per i diritti e le libertà (DPS) e uomo d’affari Ahmed Dogan.

L’uomo, nonostante non ricopra attualmente incarichi pubblici, è molto vicino al premier Borissov e al parlamentare Deylan Peevski che controlla buona parte dei media del paese, ed è percepito dalla popolazione bulgara come l’emblema della connessione tra politica, interessi degli oligarchi e corruzione.

Secondo i più accreditati centri indagine la Bulgaria figura ai primi posti dei paesi europei per corruzione percepita non solo nella politica, ma anche nell’economia e nell’attività pubblica causando ogni anno perdite pari a 11 miliardi di euro.

http://gty.im/1227713594

Lo scoppio delle proteste e lo scontro politico

Immediatamente dopo lo “sbarco”, le immagini hanno fatto il giro dei social media diventando virali tra la popolazione che è scesa in massa in piazza per protestare contro lo stato attuale delle cose.

Oltre al video dello sbarco, hanno cominciato a circolare in rete foto e video imbarazzanti su alcuni funzionari del Governo e sullo stesso premier Borissov. Una di queste ritraeva il Premier in mutande, mezzo addormentato su un letto con accanto mazzette di banconote, una pistola e dei lingotti d’oro. La protesta è poi divampata quando il presidente Rumen Radev, facente parte del principale partito d’opposizione, il Partito Socialista Bulgaro, si è dichiarato dalla parte di Ivanov criticando l’aggressione compita dagli uomini di Dogan e chiedendo la perquisizione delle proprietà sulla spiaggia.

Tuttavia, il procuratore generale Ghescev si è rifiutato di obbedire inviando agenti nell’ufficio di presidenza, i quali hanno arrestato due collaboratori del Presidente, nell’ambito di alcune indagini legate a un presunto traffico di influenze illecite.

Il presidente Radev, dopo aver definito “mafioso” l’attacco ricevuto, ha chiesto le dimissioni del Governo incitando i cittadini a boicottare l’esecutivo scendendo in piazza. Una situazione di tensione che non si vedeva dalle proteste del 2013 e 2014 originatesi dalla nomina di Peevski a capo dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale e che rovesciarono l’allora premier Oresharski.

http://gty.im/1227713699

La situazione del Paese e le risposte di Borissov

La situazione nel Paese è diventata da molto tempo a questa parte insostenibile per la popolazione, alimentando un malcontento crescente che affonda le sue radici nell’incertezza per il futuro e nella delusione nei confronti di una classe dirigente ritenuta inadeguata e corrotta.

Sullo sfondo la situazione legata alla pandemia, con il numero dei contagi che ha subito un’impennata nelle ultime settimane. Legata strettamente alla situazione sanitaria c’è poi quella economica. Secondo le previsioni della Commissione europea, il PIL bulgaro avrà una contrazione intorno al 7% durante il resto del 2020, mentre la disoccupazione è già risalita al 9%.

Dopo i primi tentennamenti, il premier Borissov ha mantenuto la calma ricordando come il Paese dovrà affrontare a breve la delicata fase di ingresso nel meccanismo dell’area euro e dichiarando di non potersi dimettere in un momento così delicato.

Dopo aver superato indenne in Parlamento il 22 luglio una mozione di sfiducia presentata dal partito Socialista Bulgaro, la maggioranza del suo partito, lo Gerb (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) ha approvato le dimissioni di cinque ministri e la nomina dei nuovi responsabili dei dicasteri finanziario, economico, sanitario, turistico e degli Interni.

Decisivi saranno nei prossimi giorni la tenacia dei manifestanti e la capacità di Borissov di anticipare la situazione, che potrebbe portarlo a indire nuove consultazioni, confidando nei sondaggi che lo danno ancora come primo partito nel Paese.

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