La famiglia Scacciaguai: in ferie, no vacanze!

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Viaggio semiserio sulle spiagge della recessione italica di una famiglia ottimista per forza.

La signora Scacciaguai ha fatto i conti: quest’anno niente vacanze nello stile “stessa spiaggia stesso mare”. Ci sono solo le ferie, quella strana parola dai mille significati, che per i Romani era il momento dedicato a culti (pubblici o privati), per l’Italietta degli anni ’60 era il raggiungimento di uno status sociale e per noi contemporanei (o per larga parte di essi) è divenuto un problema annoso.

Il donatore di lavoro (beati quelli che ce l’hanno) concede il periodo di meritato riposo, e le famiglie si trovano di fronte alla fatidica domanda: “dove andiamo in vacanza?”. Alla ricerca di un posto che offra un buon rapporto qualità-prezzo, dopo lunghe riunioni familiari si decide di restare a casa, soprattutto se si ha la”fortuna” di vivere in una regione come la Campania felix e vi piace il mare.

Così inizia il pellegrinaggio pagano delle code automobilistiche, a meno che la carovana familiare non si avvii ai primi chiarori dell’alba; borsa frigo per l’acqua e i succhi di frutta, rosetta soffiata farcita di mozzarella e pomodori (“stiamo leggeri, così facciamo un altro bagno prima di andar via”) e thermos per il caffè. In loco c’è da prevedere: benzina, ingresso, parcheggio, lettini, ombrellone e gelatino per i bimbi.

 

Arrivati finalmente allo stabilimento X la receptionist ti accoglie e ti guarda; non ti chiede neppure in quale settore preferiresti andare, ti assegnano un ombrellone e tre lettini in zona famiglia. In automatico. Il bagnino ti accompagna e apre l’ombrellone -la mancia è ormai fuori moda- ed è in quel momento che la signora Scacciaguai realizza di essere finita in un carnaio: 55 cm. di distanza tra un ombrellone e l’altro, la lotta per posizionare i lettini e la sabbia di origine vulcanica, ricca di reperti storici, tipo cocci di anfore romane ancora odorosi di garum, qualche sassolino e tante tante cicche di sigarette.

Il tabagismo è una dipendenza, senza dubbio, ma qualche anno fa era partita la campagna del cono di plastica: se proprio devi fumare, almeno non buttare la cicca nella sabbia! Vecchia credenza, quella che “la sabbia nasconde tutto”. In realtà chi conosce il mare sa benissimo che esso restituisce tutto ciò che gli dai, prima o poi….

Il mare ha una visibilità media (cioè, dopo il mezzo metro il piede sul fondo non lo vedi più) e lo specchio d’acqua riservato alle famiglie è circoscritto da scogliere e da una rete che impedisca ai pargoli più audaci di andare troppo lontano da mamme stanche, serenamente spiaggiate sul bagnasciuga. Di pomeriggio la visibilità diminuisce a causa dell’uso delle creme  solari e del fatto che ai bambini qualche volte scappa di fare la pipì in mare, troppo occupati a giocare per usufruire dei servizi igienici messi a disposizione dello stabilimento.

Il caffè nel thermos si è mantenuto a temperatura ambiente, i bambini hanno consumato il gelatino rituale e il caldo afoso comincia a scemare; così come scema la schiuma del sapone con cui le attente genitrici detergono i fanciulli sotto le docce calde messe a dispozione della clientela.

E tutti tornarono a casa puliti e contenti.

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