Guerra e pace tra Israele e Iran


Dopo l’inizio dell’ennesimo conflitto in Medioriente, questa volta tra Iran e Israele — che ha definito il suo attacco “preventivo” per sventare la minaccia nucleare — anche Donald Trump ha dichiarato di essere pronto a fare la guerra, rinnegando quanto affermato in campagna elettorale. Il presidente Trump, però, avrebbe anche confidato ai suoi consiglieri di voler attendere, per vedere se Teheran deciderà di rinunciare al proprio programma nucleare, ritenendo che “la caduta del regime può accadere”.

Voci di golpe in Iran e attacco a Tel Aviv

Nei giorni scorsi si sono diffuse voci di un presunto colpo di stato in Iran da parte dell’esercito, ma la Guida Suprema, Ali Khamenei — che si sarebbe rifugiato in un bunker pronto per un eventuale trasferimento in Russia — è apparsa in un messaggio televisivo per smentire la sua deposizione, dichiarando: “Resisteremo alla guerra, non ci arrenderemo mai.”Intanto, Teheran continua a lanciare missili su Israele, colpendo in particolare Tel Aviv, dove è stato danneggiato anche un ospedale, con numerosi feriti.

Il ruolo degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti hanno schierato quattro bombardieri B-2 in una base nell’Oceano Indiano. Secondo il governo americano, questi velivoli militari sono in grado di distruggere i fortini nucleari dell’Iran, che però ha sempre smentito di essere impegnato nella costruzione di armi atomiche.

Le preoccupazioni internazionali

La situazione appare estremamente complessa e desta preoccupazione, non solo per l’allontanamento della pace in Medioriente, ma anche per le ricadute globali, considerando gli altri conflitti già in corso nella zona, in Africa e in Ucraina.

Uno sguardo storico ai rapporti tra Iran e Israele

Le relazioni tra Iran e Israele non sono sempre state conflittuali. Si possono individuare quattro fasi principali:

  1. Dal 1947 al 1953, un periodo di tensioni iniziali.
  2. Dal 1953 al 1979, una fase amichevole durante la dinastia Pahlavi.
  3. Dal 1979 al 1990, il deterioramento successivo alla Rivoluzione iraniana.
  4. Dal 1991 in poi, ostilità crescente a partire dalla fine della guerra del Golfo.

Dall’opposizione al riconoscimento

Nel 1947, l’Iran fu uno dei 13 paesi a votare contro il Piano di partizione della Palestina e, nel 1949, si oppose all’ammissione di Israele all’ONU. Tuttavia, fu il secondo paese a maggioranza musulmana (dopo la Turchia) a riconoscere la legittimità dello Stato ebraico.

L’era Pahlavi e la rottura del 1979

Nel 1953, con il colpo di Stato che vide il ritorno al potere dello Scià Mohammad Reza Pahlavi, l’Iran adottò una politica filo-occidentale e rinsaldò i rapporti con Israele. Con la Rivoluzione islamica del 1979 e l’ascesa di Ruhollah Khomeyni, l’Iran interruppe ogni legame diplomatico e commerciale con Israele e ne negò la legittimità come Stato.

Dalla “pace fredda” all’ostilità aperta

Negli anni ’90, con la fine dell’URSS e la guerra del Golfo, la rivalità tra Iran e Israele si intensificò. In Israele, il governo Rabin adottò una linea più aggressiva, mentre l’Iran entrava in una fase di “guerra retorica”, culminata con le dure dichiarazioni di Mahmud Ahmadinejad, secondo cui Israele andava “cancellato dalla carta geografica.”

Le accuse reciproche e il futuro incerto

Israele accusa l’Iran di finanziare gruppi come Hezbollah, il Jihad Islamico in Palestina e Hamas, e di essere coinvolto negli attentati di Buenos Aires del 1992 e 1994. L’Iran, dal canto suo, contesta a Israele il sostegno a gruppi come i Mojahedin del Popolo Iraniano e Jundallah, considerati terroristi dal regime islamico.

Il ruolo del Mossad

A inasprire ulteriormente i rapporti, ci sarebbero anche operazioni segrete del Mossad in territorio iraniano, tra cui omicidi mirati e sabotaggi di siti scientifici, ritenuti pericolosi per la sicurezza israeliana.

Una guerra annunciata?

La guerra attuale non è giunta in modo inatteso. Comprendere la complessa storia tra Iran e Israele può aiutare a riflettere su un possibile futuro di pace, obiettivo che la diplomazia internazionale deve perseguire con determinazione, ben oltre gli appelli alla moderazione espressi anche al vertice del G7 in Canada, compreso quello del governo italiano.

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