Il Grande Dittatore – Un film al giorno fino al giorno della memoria

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Il Grande Dittatore

Un barbiere ebreo, reduce della Grande Guerra, torna a casa sua in Tomania. Avendo perso la memoria, e credendo di aver lasciato casa sua solo da alcuni giorni, trova la sua casa bottega in rovina. Non sapendo nulla, reagisce alle provocazioni di due ufficiali, diventando un eroe locale. Nel frattempo il dittatore Adenoid Hynkel, preso il potere, si prepara a scatenare un secondo conflitto mondiale.

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Uscito nel 1940, “Il Grande Dittatore” è un’opera unica. E’ infatti una parodia e contemporaneamente un feroce attacco sia contro Hitler ma anche e soprattutto contro le altre nazioni europee, che poco fecero per evitare che il Fuhrer desse il via alla seconda guerra mondiale.

Charlie Chaplin, nel doppio ruolo del barbiere ebreo (che rimane senza nome) e del dittatore Hynkel, mette in mostra tutto il suo genio e la sua creatività. Il film infatti alterna perfettamente, e senza nessuna stonatura, scene altamente comiche (da cinema muto degli anni trenta) ad altre molto tragiche. Addirittura riesce a fonderle insieme.

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Esemplare il primo discorso di Hynkel. Chaplin parla in una lingua inventata, fatta solo di suoni e lettere messe a caso, che tuttavia danno l’impressione di una vera lingua di matrice tedesca. Fa ridere per la mimica e per alcune “cose assurde” (i microfoni che si piegano). Poi però una voce fuori campo, il traduttore, poi riferisce il significato del testo “La libertà è stata abolita. Il libero pensiero fa schifo, la democrazia fa schifo”. E il pubblico applaude.

Il regista inglese, pur sapendo che i mercati europei avrebbero rifiutato la sua pellicola, fece una grande uso di mezzi, diventando il film più costoso del regista. E infatti in Italia il film arrivò solo nel 1960 e fu anche tagliato. Ed anche comprensibile il perché. Pur cambiando i nomi, i riferimenti reali sono evidenti. I soldati Tomaniani sono chiamati camicie grige (unione dei colori dei soldati fascisti e nazisti), le svastiche diventano croci accoppiate, Benito Mussolini diventa Benito Napoloni e così via.

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Attuale, divertente e crudo allo stesso tempo. Niente scene di violenza. Ma l’attacco alla non operatività delle nazioni alleate, come Inghilterra e Francia, è palese. Ed infatti Hynkel e Napoli, mentre si scambiano torte in faccia, discutono di chi di loro debba invadere l’Ostria, con la stampa internazionale che parla solo dell’incontro a pranzo fra i due.

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