Il voto torna a febbraio


L’elettorato appare oggi piuttosto disorientato dalle risse sul carcere duro e poco propenso a giudicare i partiti, i quali sono diventati solamente una propaggine dei loro leader.

Spesso però capita che ci si possa disamorare di questi ultimi. Accade quindi che il successo sia variabile con frequenti cadute di figure di rilievo come Berlusconi, Salvini, Renzi e altri, mentre per il momento rimane forte l’appeal di Meloni, correlato al fattore della leadership di governo e al ruolo della novità.

Il fascino del ruolo d’opposizione

La questione leaderistica è diventata la componente più rilevante negli ultimi tempi, perché il vincolo dell’appartenenza o dell’identità di partito si è esaurito e l’elettore appare perennemente insoddisfatto dall’operato di chi governa e più persuaso invece da chi riveste un ruolo di opposizione, ricercando continuamente la “novità”.

I programmi dei partiti contano pochissimo perché sono molto simili tra di loro e peraltro sono espressi in un linguaggio “politichese”, poco comprensibile e attrattivo per il cittadino.

Le proposte più efficaci sembrano essere le più diffuse solo perché sono ripetute più volte sui Mass media e i social in particolare.

L’uso di tecniche diverse di comunicazione, basate sempre più spesso sui sondaggi, condizionano poi la rapidità con cui l’elettore sembra cambiare la propria opinione e ha suggerito ai partiti attuali un atteggiamento sempre più legato all’immediatezza e meno volto alle considerazioni strategiche di medio e lungo periodo, caratteristiche della prima repubblica, vetuste ma necessarie per un governo migliore del paese, anche se al tempo stesso sono meno attrattive per il cittadino elettore, volto a cercare corrispettivi immediati in termini di vantaggi economici, e sociali, prima ancora che politici per esprimere il proprio voto, soprattutto alle elezioni amministrative locali.

Il persistente mutare dei risultati elettorali in Italia a partire dalla fine di tangentopoli e dalla discesa in campo del partito azienda di Berlusconi, Forza Italia, si può collegare al progressivo cambiamento delle motivazioni di voto degli elettori.

Il mutamento della legge elettorale

Certamente un altro fattore di questo clamoroso cambiamento della politica italiana è il mutamento della legge elettorale, che in Italia dalla fine del sistema proporzionale dopo l’introduzione della preferenza unica con il referendum di Mario Segni del 1991 è diventata la più instabile tra i paesi europei e forse anche intercontinentali.

La conseguenza di questo continuo cambiamento della legge elettorale è la continua revisione delle alleanze fra i partiti, che al contrario di quanto andava predicando il movimento 5 stelle di Grillo e Casaleggio, sono decisive praticamente con qualsiasi sistema elettorale finora sperimentato, perché nessun partito può vincere da solo e, come poi gli stessi grillini hanno avuto modo di capire e sperimentare con i due governi Conte e quello guidato da Draghi, bisogna assolutamente fare le alleanze opportune per governare ed essere determinanti.

Il fatto che la legge elettorale sia cambiata spesso e volentieri dopo tangentopoli è il vero fattore dirompente del sistema politico italiano, perché il meccanismo di aggregazione della legge che regola le elezioni può modificare lo stesso risultato finale delle varie competizioni dalle comunali alle politiche, passando per le regionali, soprattutto in un sistema multipartito come quello italiano, dove l’elemento maggioritario, presente in tutte le leggi che si sono succedute dal ‘94 in poi, viene comunque alla fine “proporzionalizzato”.

Questo fenomeno avviene perché la necessaria formazione delle alleanze fra partiti politici introduce disproporzionalità nelle candidature tanto a favore dei partiti più grandi che di quelli piccoli, i cui voti sono comunque sempre necessari ai partiti maggiori per la vittoria finale della coalizione. Ad esempio le prossime competizioni regionali, in programma solo nel Lazio e in Lombardia il 12:e 13 febbraio, forniranno probabilmente qualche utile indicazione sull’evolversi di queste tipologie di motivazioni di voto dei cittadini elettori, anche se va detto che il contesto regionale per molti versi è differente da quello nazionale.

Sarà comunque possibile verificare il posizionamento e la capacità di attrazione delle singole e diverse forze politiche in campo. Ben oltre le prossime tornate amministrative nei vari comuni italiani chiamati a rinnovare i sindaci e i consigli, la vera scadenza importante per l’analisi del comportamento elettorale, sarà sicuramente quella delle elezioni europee previste nella tarda primavera del 2024, che dopo la bufera tangentizia che ha travolto il Parlamento nel Qatargate saranno comunque svolte sempre in base ad una legge proporzionale, seppure con una soglia di sbarramento superiore in Italia a quella prevista per le politiche, vale a dire il 4%. Solo i risultati delle elezioni europee formeranno le basi delle future coalizioni e la nascita di possibili nuovi equilibri.

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