La scuola deve ritrovare il coraggio di insegnare.

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Di poche ore fa il rilascio delle linee guida “bis” da parte della ministra Lucia Azzolina, per l’inizio dell’anno scolastico 2020-2021, con una data fissata, il 14 settembre

Linee guida che pavoneggiano una situazione assolutamente gestibile, ma che in realtà cela l’assoluta mancanza di consapevolezza di quelli che sono stati decenni di disinteresse verso l’apparato scuola. La ministra durante la conferenza stampa con il presidente Conte ha ribadito che in base ai dati in suo possesso sarà sufficiente portare fuori dalle aule il 15% degli alunni, al fine di svolgere le lezioni in sicurezza.

 Speranzose misure anticontagio

Ovviamente si aggiungono diverse misure, a quelle in precedenza avanzate, quali lo scaglionamento degli orari di entrata e di uscita dalle classi, una rotazione tra didattica a distanza e quella in presenza. Sarà assolutamente necessario continua il ministro utilizzare soluzioni di edilizia “leggera” ,alternativa ai plessi scolastici tradizionali, ed inoltre sarà utile prendere ad uso i vecchi istituti dismessi.Ricordiamo che la maggior parte dei plessi dismessi, non possono essere utilizzati se prima non dichiarati almeno agibili, dato da tener presente,vista un’urbanistica scolastica risalente a venti, trenta anni fa.

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L’elemento che preoccupa, sintomo di un quadro non ancora chiarissimo è la mancanza ancora una volta di coraggio da parte del ministro Azzolina, che si traduce nell’autonomia lasciata ai presidi. Saranno loro quindi a stabilire e verificare nei diversi casi, l’attuabilità delle misure di sicurezza anti-cotagio.

Si rinviene inoltre, ancora una mancanza di maggiore attenzione, dall’inizio dell’epidemia da parte del ministro verso le classi materne e i  nidi che rappresentano il vero seme da cui ripartire.

Insegnare non delegare

La scuola, nella persone della ministra Azzolina, in questo momento di perdurante bisogno di soluzioni chiare e decise ed in realtà da mesi ormai ha dimenticato la sua vera funzione,  quella di insegnare ad ogni costo, mostrare strade da percorrere, cercando di “attaccare” i problemi, prendendo coscienza degli strumenti a disposizione ora, e non di delegare speranzose attività fantasiose  ai presidi, ultimi pastori lasciati ad inseguire una stella cometa della buona gestione scolastica. Questi tre mesi sono stati caratterizzati da azioni tentate, mal accolte e quindi ritratte. La scuola più della politica ha bisogno di coraggio e competenza.

Necessario è considerare che ad esser portati fuori dalle classi non sono pacchi regalo, ma il futuro di un paese.

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