Il Vesuvio, il mare, le coltivazioni, le ville: l’Oro del Miglio d’Oro

Ottobre 1839 –  ”La dolcezza del clima, la bellezza del posto, il soggiorno della Corte, hanno reso Portici centro di villeggiatura dei Napoletani e, ad ottobre,in un continuo passaggio di carrozze, tutto il lusso di Napoli è qui trasportato” –  è così che Giuseppe Maria Galanti descrive la zona vesuviana subito dopo l’ avvenuta conurbazione della Reggia di Portici, centro di un ampio sistema urbano, e le Ville Vesuviane, che ne sono i satelliti.

L’Oro del Miglio d’Oro

A metà del settecento, come sappiamo, Napoli è tra le più importanti capitali d’Europa, ma allo stesso tempo è difficile vivervi; è sovraffollata, conta circa trecentomila abitanti e non bastano le espansioni verso Chiaia e Pizzofalcone, occorre ben altro!

E’ così che accade un qualcosa che rimanda indietro….molto indietro nel tempo; quando Carlo di Borbone decide di impiantare qui la nuova Reggia, quella di Portici, i Nobili, approfittando del felice momento della produzione agricola dei luoghi, decidono di spostarsi alle falde del Vesuvio; un vero e proprio sistema di” Ville Masserie” e di “Casini di Delizie” riecheggiano gli antichi fasti di un territorio una volta chiamato “Campania Felix”.

Intorno alla Reggia di Portici così, una città di “Ville”(ben 130), che si susseguono infinitamente lungo il “Miglio d”oro”, quel tratto di strada regia così chiamato poichè perennemente illuminato dal giallo degli aranci e dei limoni, ed il cui suolo, assolutamente di natura vulcanica produce linfa vitale per le viti che si arrampicano sui versanti del vulcano già tanto amato da Dioniso.

La magnifica Villa Campolieto

Il Vesuvio, il mare, le coltivazioni che pervadono i giardini delle ville sono protagonisti di un nuovo scenario, diverso, dove il costruito entra nella natura dei luoghi, non li prevarica, bensì ne diventa talentuoso scenario; è Vanvitelli che per Villa Campolieto realizza innanzi la facciata posteriore  un portico ellittico che risulta ancor più slanciato grazie ad una successione  fitta e lunga di colonne toscane, di modo che si confonda con il paesaggio, ne diviene elemento di continuità, non di separazione.

Miglio d’Oro – Villa Campolieto – Ercolano

Anche il piano nobile testimonia l’impronta vanvitelliana; questo infatti, è una fantastica galleria d’arte traboccante di elementi naturalistici e barocchi come conchiglie festoni e figure mitologiche.

Poi la sala da pranzo che Vanvitelli diversifica strutturalmente, rendendola leggera, refulgente e spaziosa grazie alle pitture parietali a “tromp d’oeil” dei fratelli Magri i quali, per l’unica volta, riescono a ritrarre lo stesso Vanvitelli che passeggia curioso tra la  vegetazione, attento ad  osservare il panorama con un cannocchiale.

Lo scalone, posto a sinistra dell’entrata, è inequivocabile riferimento allo scalone monumentale della Reggia di Caserta.

Miglio d’Oro – Villa Campolieto – Ercolano

Quando l’otium si affianca alla produzione

Una distinzione viene fatta dagli storici per quanto riguarda tali manufatti; essi vengono suddivisi in ville a funzione produttiva dove è lo stesso proprietario a soggiornarvi per qualche tempo nel corso dell’anno e ad occuparsi personalmente della produzione.

Dunque Villa Bifulco a Terzigno, Villa Tufarelli a San Giorgio a Cremano, Villa Rota a Cercola Villa Figliola a San Sebastiano. Casini di Delizie, invece, quando l’otium si affianca alla produzione. E’ qui che la nobile famiglia vive in equilibrio con i contadini e con tutti coloro che vi lavorano e una chiesa posta all’ingresso di ognuna di esse accoglie i suoi figli indistintamente.

Miglio d’Oro, profumo di mare e di agrumi

La Strada Regia così comoda e larga, per questo tratto si costella di facciate di ville nobiliari su entrambi i lati. E’ cosi che le Ville disposte a monte, procedendo verso le Calabrie, guardano il mare con la facciata esterna, mentre quella interna è rivolta al Vesuvio; le Ville che stanno, invece, sul lato destro, si rivolgono con la facciata principale al Vesuvio mentre internamente i giardini si inebriano del profumo di mare.

Leggi anche: Ercolano, lo spettacolo del Miglio d’Oro

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