Quella favolaccia di Biancaneve

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“Favolacce” è il titolo del pluripremiato film dei fratelli D’Innocenzo e non è certo del film che oggi vogliamo discutere (però, visto che ci siamo, vi invito ad andare a leggere la recensione del nostro Cristiano Esposito perché la produzione dei fratelli D’Innocenzo lo scorso anno ha fatto incetta di premi).

Torniamo dunque al termine “Favolacce” nel suo pieno significato. In grammatica “Favolacce” è un nome alterato di tipo dispregiativo. La radice è “Favola” e da essa derivano termini come “Favoletta” (termine talvolta usato in senso ironico per indicare una mistificazione della realtà) e/o “Favolaccia”.

Quella di Biancaneve sarebbe una favolaccia, una storia non adatta ai bambini. Sapete tutti bene il perché, ma per i pochi che non ne conoscessero la ragione vi narrerò un’altra Favolaccia.

“C’era una volta…”

“C’era una volta un parco giochi molto famoso. Tutti sognavano di trascorrere almeno un giorno della propria vita all’interno di esso. Un mondo fiabesco dove grandi e piccini, varcando il cancello d’ingresso, entravano in un regno incantato dando libero sfogo a tutti i propri sogni.

Un giorno arrivò una terribile epidemia che coinvolse l’intero pianeta. Il rischio di contagio marciava a “velocità supersonica” e per evitare di ammalarsi furono dettate leggi severissime: Niente abbracci, niente carezze, niente baci, niente visite alle persone a cui si vuol bene, niente svaghi…e per molti, purtroppo, anche niente lavoro.

Tutti i luoghi pubblici furono chiusi: strutture sportive, cinema, teatri, parchi gioco, scuole, bar, ristoranti, sale concerto e tante altre. Restarono aperte farmacie e ospedali (non sempre!) da un lato, generi alimentari ed edicole dall’altro. Poi arrivò il consenso all’apertura anche per i commercianti di biancheria intima, ma questa è un’altra storia che porta un altro titolo: “MutaNda non porta MutaZIONI, t-shirt sì!”.

Dopo un anno di vuoto assoluto – solo doveri (per i fortunati, quelli a cui era rimasto il lavoro), niente piaceri –  all’orizzonte finalmente s’intravide una luce.

Vaccini e restrizioni ridussero il numero dei contagi. Riaprirono così gradualmente alcune attività pubbliche, si tornò a bere un aperitivo, a mangiare un gelato, a pensare alle vacanze.

A riaprire fu anche quel mondo fantastico che tutti sognano di cui vi ho parlato qualche riga più su. Riaprì…sturatevi bene le orecchie…”nientepocodimeno” che D I S N E Y L A N D.

Gaudio! Gioia! Tripudio!  Disneyland offriva anche una nuova attrazione, la Snow White’s Scary Adventure, un parco giochi interattivo dedicato alla mitica Biancaneve e al suo immaginario.

La gioia, ahimè!, durò poco. A rompere “le giarretelle” ci pensò l’onda del politically correct che fu pronta a sottolineare l’inopportunità del bacio che il Principe dà a Biancaneve per risvegliarla dall’incantesimo. Un bacio ritenuto inopportuno perché il principe, di sua iniziativa, la bacia senza avere il consenso da parte della bella tramortita.

Larga la foglia, stretta la via, dite la vostra che ho detto la mia” (mia nonna terminava sempre così, con questa frase, le fiabe che aveva l’abitudine di raccontare a me e ai miei cugini).

La mia favolaccia termina qui…al resto ci ha pensato la stampa.

Favola di Biancaneve, “perché non reimmaginare un finale…

A sostenere la tesi la stampa americana: “Un bacio può essere di vero amore solo se una persona sa che sta succedendo”.

“Non siamo già d’accordo sul fatto che il consenso nei primi film Disney sia una questione importante? Che insegnare ai bambini a baciarsi, quando non è stato stabilito se entrambe le parti sono disposte a impegnarsi, non va bene?”, ha ribadito la stampa.

È difficile capire perché la Disneyland del 2021 scelga di aggiungere una scena con idee così antiquate su ciò che un uomo può fare a una donna, soprattutto considerando l’attuale enfasi della società sulla rimozione di scene problematiche da giostre come Jungle Cruise e Splash Montagna. Perché non reimmaginare un finale in linea con lo spirito del film e il posto di Biancaneve nel canone Disney? ” ha concluso il giornale.

Un finale diverso. Perchè no! Dal web arrivano tanti suggerimenti. Quella di Spinoza.it sembra essere la migliore!

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Ah! Quanti ranocchi sarebbero rimasti tali se qualche principessa, senza riceverne il consenso, non li avesse baciati? E non lamentiamoci poi se rischiamo di passare a miglior vita se nessuno tenta di salvarci con una respirazione bocca a bocca.

Un’ultima cosa! Ma siamo davvero venuti su così male guardando la favola di Biancaneve? Abbiamo mai pensato, da bambini, che il principe prima di baciare Biancaneve avrebbe dovuto accertarsi che presso qualche studio notarile nel bosco o nella deliziosa casetta dei sette anni fosse depositato un “consenso al bacio”?

A voi l’ardua sentenza!

 

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