Quelli che esultano per il 12 giugno

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Dopo la parziale vittoria dei referendum, dove il PD si è mosso in prevalenza tra il No e l’astensione, e il risultato delle amministrative, che lo colloca come il primo partito in Italia, Enrico Letta spera di vincere anche alla tornata elettorale dei ballottaggi di domenica 26 giugno.

Letta in giro per l’Italia in cerca di consensi

Il segretario del PD ha dichiarato, alla riunione della segreteria del suo partito, di essere convinto di poter eleggere tredici sindaci, di cui sei donne, convincendo anche gli astensionisti e quelli che al primo turno hanno votato altre liste.

Letta in questi giorni girerà l’Italia per raggiungere il massimo dei consensi possibile, puntando soprattutto sui bacini elettorali dei partiti Italia viva ed Azione, guidati da due leader come Renzi e Calenda, che da tempo criticano la scelta strategica del PD di privilegiare il movimento 5 stelle nelle alleanze.

La conferma di Conte alla guida del movimento, dopo la decisione del Tribunale di Napoli di respingere il ricorso sullo statuto di alcuni attivisti, è visto come un elemento di chiarezza e solidità del movimento da parte di Letta e il segretario afferma che anche Italia viva ed Azione dovrebbero capire che, un risultato importante di tutto il centrosinistra alle amministrative sia un fatto molto positivo, in vista dei prossimi appuntamenti politici in Parlamento e nel Paese. Secondo Letta, bisogna accantonare il referendum su Conte e chiedere il massimo impegno per i ballottaggi del 26 giugno, per riscattare le sconfitte piuttosto brucianti al primo turno di Palermo e Genova.

Il PD come il partito più importante della maggioranza

Letta esprime la soddisfazione di essere il segretario del primo partito italiano, sia al Sud che al Nord, come le percentuali addirittura sorprendenti a Piacenza, Verona, Como, Monza e Parma dimostrano. Il PD finalmente sembra essere uscito dalle riserve dei centri storici delle grandi città, dove gli elettori lo avevano relegato, per approdare di nuovo in quasi tutti i comuni italiani, seguito in questa presenza piuttosto diffusa solo da fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, altra vincitrice della tornata elettorale

L’analisi di Letta riguarda il fatto, che si stia compiendo un processo di riavvicinamento alla classe media italiana anche nei comuni dell’hinterland napoletano e milanese, nei quali ci sono problemi seri di occupazione, precariato e pendolarismo.

Letta vuole continuare a confermare il PD come il partito più importante della maggioranza, che sostiene il presidente del Consiglio, Mario Draghi, criticando aspramente la Lega di Salvini, perché starebbe tentando di fare pagare all’Italia la batosta del mancato quorum sui cinque quesiti referendari, presa con la percentuale del 20 per cento della partecipazione degli aventi diritto, la più bassa in assoluto della storia repubblicana italiana. Inoltre, secondo Letta, alcuni partiti, come quello di Salvini, starebbero utilizzando il governo Draghi solamente per farsi campagna elettorale, in vista delle future elezioni politiche.

Di altro avviso la Bonino

A giudizio di Emma Bonino, leader di Più Europa, il campo largo proposto da Letta sembra trovare ispirazione invece, più nell’ aritmetica che nella politica, per sommare tutto quello che c’è, e battere solo il centro destra. Emma Bonino preferisce, in disaccordo con Letta, un progetto autonomo per il suo partito, che sia alternativo sia ai sovranisti, che ai populisti, continuando comunque a sostenere il governo Draghi con convinzione.

La storica esponente dei radicali è soddisfatta della scelta compiuta di federare Più Europa con Azione di Calenda, perché la prospettiva deve essere quella di tenere insieme nelle elezioni nazionali soggetti politici, che restano distinti, verificando anche possibili convergenze con altre forze come Italia viva di Renzi e il Psi di Nencini.

Emma Bonino considera sbagliata la saldatura tra PD e movimento 5 stelle, ma crede che un Giuseppe Conte, ancora in difficoltà, potrebbe nei prossimi mesi anche scegliere di strappare e andare da solo alle elezioni politiche del 2023.

Le accuse dei “dimaiani”

In realtà la leadership di Conte nel movimento è salda solo da un punto di vista formale, perché vi sono molte fibrillazioni, a partire dalle posizioni del ministro degli esteri Luigi Di Maio, che ha un zoccolo duro di fedelissimi soprattutto in Campania.

I dimaiani accusano Conte di non avere un progetto di rilancio del movimento 5 stelle, ma forse sono preoccupati soprattutto dell’accelerazione, voluta dall’ex presidente del Consiglio, di richiedere un voto agli iscritti sulla piattaforma Skyvote, al fine di non consentire il terzo mandato agli attuali parlamentari.

Tra questi ci sarebbe anche il ministro degli Esteri, che quindi dopo la sfida persa del tribunale di Napoli, starebbe preparando una nuova offensiva interna sul fronte politico, per costringere Giuseppe Conte a lasciare il movimento e a creare un nuovo e proprio soggetto, schiacciato magari sulle posizioni oltranziste dell’ex grillino Alessandro Di Battista e dell’ex ministra del governo giallo verde Barbara Lezzi.

 

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