Secondo la viceministra dell’Economia Laura Castelli i dimaiani sono usciti dal movimento 5 stelle perché preoccupati del continuo logoramento e picconamento sul governo effettuato da Conte, soprattutto sulla questione del sostegno all’Ucraina anche attraverso l’invio di mezzi bellici.
Insieme per il futuro
Non sarebbe stata la questione del limite al secondo mandato voluto da Conte e pure da Grillo a provocare la scissione, perché un’ampia maggioranza dei parlamentari, che hanno dato vita alla nuova formazione politica, denominata Insieme per il futuro, sono solo al primo mandato e hanno competenze importanti, che sono state messe da parte da quelli che dirigono il movimento 5 stelle.
La vice ministra dice di stare soffrendo molto per la scelta di abbandonare il movimento, perché era una delle fondatrici al teatro Smeraldo di Milano. Secondo la Castelli il progetto dei 5 stelle è stato capace di innovare e di diventare la prima forza politica del Parlamento, ma adesso si è interrotto il processo di cambiamento e il movimento ha compiuto una preoccupante e molto discutibile inversione a U da quando Luigi Di Maio si è tolto la cravatta, lasciando la carica di capo politico del Movimento.
Il Movimento 5 Stelle rimasto indietro, uno non vale l’altro
Dopo la pandemia del Covid e la guerra in Ucraina il mondo è cambiato completamente e il movimento 5 stelle dovrebbe guardare avanti e non rimanere legato alle logiche arcaiche dei tempi della fondazione.
Da capo politico dei 5 stelle Di Maio aveva già superato la logica dell’uno vale l’altro, decidendo di candidare nei collegi uninominali alcune persone con competenze specifiche come nel caso del collegio di Castellammare con la scelta dell’avvocato Vitiello, costretto poi alle dimissioni dai 5 stelle e adesso esponente di Italia viva.
Paradossalmente ora Di Maio, dopo essere stato costretto ad allontanare Vitiello, ex suo docente all’Università, potrebbe ritrovarsi dopo quattro anni con lui nuovamente nello stesso partito.
Un progetto in evoluzione
Per il momento però Ipf non è un partito, ma solo un progetto in evoluzione per le elezioni politiche del 2023, che parte da una base parlamentare piuttosto interessante di 51 deputati e 10 senatori dopo il ripensamento notturno del senatore Emiliano Fenu,, che ha avuto una storia breve con Di Maio, tornando subito con il movimento di Giuseppe Conte.
La vice ministra Castelli si intesta tre riforme importanti in campo economico, sugli enti locali, sulla spesa sociale e gli asili, le norme attese da anni e soprattutto gli investimenti di circa 50 miliardi sugli enti territoriali, e quindi il movimento 5 stelle avrebbe perso questo patrimonio riformatore.
Ora le riforme della vice ministra sono a disposizione del nuovo soggetto politico, che dovrebbe includere alcuni amministratori di territori importanti, come il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e magari più avanti anche Brugnaro e Giorgetti.
A giudizio della dimaiana di ferro la formazione politica, insieme per il futuro, deve rafforzare la stabilità del governo Draghi in un periodo molto complicato per l’ultima fase del covid, la guerra in Ucraina, la crescita dell’inflazione e lo spread da tenere assolutamente sotto controllo. Sarebbe gravissimo se in una situazione così difficile una forza politica di maggioranza pensasse di destabilizzare il governo di un paese importante come l’Italia. Non sarebbe accettabile strumentalizzare i problemi complessi che si stanno attraversando, per cercare di recuperare voti, come fanno le forze politiche di opposizione.
Brinda la Lega, ma anche il PD
Anche Davide Casaleggio difende il ministro degli esteri Di Maio, perché ritiene che, la sua scelta di effettuare la scissione dal movimento 5 stelle, sia stata costretta dal comportamento sbagliato di Conte e dal mancato intervento di Beppe Grillo, che avrebbe dovuto fare di più per evitare l’implosione di quello, che era stato il partito più votato alle ultime politiche e la prima forza del Parlamento italiano.
Adesso con la scissione di Insieme per il futuro di Luigi Di Maio dal movimento 5 stelle, di cui il ministro degli Esteri era stato a Lugo capo politico sono in molti ad essere felici e a brindare. Innanzitutto la lega di Salvini che si ritrova primo partito del Parlamento e soprattutto gruppo più grande della maggioranza di governo, che potrebbe alzare le richieste e le pretese, ma anche il PD che può permettersi di spaziare nelle alleanze nel campo largo abbandonando il dialogo finora privilegiato coi 5 stelle.
Con l’indebolimento così pesante dei grillini chiaramente tutte le forze politiche da destra a sinistra possono sperare di recuperare voti nell’elettorato del movimento e per questo brindano come pare abbiano fatto pure alcuni esponenti del movimento, evidentemente stanchi del moderatismo di Di Maio e pronti ad abbracciare nuovamente il populismo di Di Battista, che sta facendo un viaggio in Russia per capire il pensiero della popolazione di quel popolo, rispetto alla guerra in Ucraina.
L’ex presidente del Consiglio nicchia
Molti nel movimento 5 stelle stanno chiedendo a Conte di uscire dal governo, per crescere nel consenso tra la popolazione italiana, sempre più delusa e stremata dalle varie crisi economiche, che stiamo attraversando, ma per il momento l’ex presidente del Consiglio nicchia, preferendo non mettere in discussione Mario Draghi, in attesa di conoscere le direttive del fondatore e garante Beppe Grillo, che sta meditando le prossime mosse assieme al presidente della Camera Fico, che sembra al momento essere diventato il suo nuovo pupillo all’interno del movimento.