Yaser Murtaja: giornalista ucciso a Gaza

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Nel secondo venerdì di protesta della Grande Marcia per il Ritorno – GreatReturnMarch, messa in atto dai palestinesi al confine tra Israele e Gaza nella Buffer Zone (zona cuscinetto), 1000 feriti e 9 morti; tra le vittime un giornalista.

Striscia di Gaza – venerdì 6 aprile. Sale così a 31 il numero di vittime palestinesi dall’inizio della Grande Marcia per il Ritorno che culminerà il 15 maggio, giorno della Naqba.

YASER MURTAJA – 1987-2018

Questo era il suo nome, aveva 31 anni ed era un giovane giornalista palestinese, ferito mortalmente il 6 aprile 2018 durante gli scontri con le truppe israeliane al confine israelo-palestinese, nella Striscia di Gaza meridionale.
In queste ore sul suo profilo Facebook – anche italiani che a Gaza hanno avuto modo di conoscerlo – scrivono di lui:

“Non devi essere un leader per avere migliaia di persone al tuo funerale. È sufficiente essere educato e sorridere, di grande aiuto. Che Dio ti aiuti e che gli uomini del cielo e la terra ti amino. È sufficiente essere Yaser per avere occhi pieni di lacrime”.

“Yaser era una persona buona e lascia un bel ricordo in tutti coloro che l’hanno conosciuto.”

Nonostante avesse il giubbotto antiproiettile recante la scritta, ben visibile press, è stato ucciso. Si trovava nella zona di Khuza’a, sud della striscia di Gaza e quando i soldati israeliani hanno sparato sulla folla hanno colpito anche lui in pieno petto, nonostante fosse ben riconoscibile come giornalista. È caduto cosciente, fino alla fine, come mostrano dei video che circolano in rete, preoccupandosi ancora una volta per la sua amata fotocamera.

Questo giovane uomo palestinese, giornalista, era sposato e aveva due figli, lavorava per Ain media, una piccola agenzia di stampa di base a Gaza. In cinque anni i suoi lavori erano apparsi su reti come Al Jazeera e nel 2016 lavorò come cameramen per il documentario di Ai Weiwei (artista, attivista, architetto e regista cinese di fama mondiale) “Human Flow” che trattava la crisi dei rifugiati globali, compresi quelli palestinesi.
Yaser Murtaja spesso realizzava foto col drone dall’alto, ed in uno dei suoi ultimi post su Facebook, scrisse:

portodiGazadiYaserMourtaja
“Vorrei un giorno realizzare questo scatto dall’alto e non da terra. Il mio nome è Murtaja. Ho trent’anni. Vivo a Gaza City. Non ho mai viaggiato!”

Per molti giovani palestinesi  è impossibile uscire da Gaza a causa delle restrizioni di viaggio imposte da Israele che, impone tali limitazioni per motivi di sicurezza; le uniche aperture, saltuarie, avvengono sul confine egiziano quello di Rafah.  Per molti giovani palestinesi, la striscia di 140 chilometri quadrati di territorio palestinese sul Mediterraneo, Gaza,  è l’unico mondo che conoscono e anche Murtaja aveva cercato instancabilmente di vedere al di là del blocco di Gaza.

Venerdì 6 aprile, altri giornalisti palestinesi sono stati raggiunti da colpi di arma da fuoco, nonostante, indossassero la scritta press sul petto:

Riteniamo Israele “pienamente responsabile per questo crimine” ha riferito il sindacato dei giornalisti palestinesi e ha invitato la comunità internazionale ad intervenire “per proteggere i suoi giornalisti”.

 

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