A trecentosessanta, Danilo Gallo si racconta:”Così il calcio è diventato la mia vita”…

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A trecentosessanta gradi. Così il tecnico Danilo Gallo si è raccontato ai nostri microfoni, intervistato da Kevin Giliberto. Tra passato, presente e futuro ricostruiamo quello che è stato il percorso dell’attuale tecnico del Floridia Calcio.

QUADRO DI PRESENTAZIONE
Nome: Danilo
Cognome: Gallo
Data di nascita: 14-12- 1978
Città: Siracusa
Professione: Allenatore
Qualifica: Uefa B
Società di appartenenza: Floridia calcio
Curriculum da allenatore: Stagione 2012/13 Giovanissimi Regionali Real Siracusa,  dal  2013 al 2017 Allievi Regionali Real Siracusa, 2017/18 Under 16 Siracusa Calcio (Serie C), 2018/19  Real Siracusa Belvedere (Promozione), 2019/20  Floridia Calcio (Promozione)

Mister, cominciamo con la prima domanda, chi è Danilo Gallo fuori dal campo?
Prima di tutto un  papà, un marito ed un semplice ragazzo appassionato di calcio.

Quattro aggettivi, i tuoi pregi ed i tuoi difetti?
Estroverso , cocciuto, buono (troppo) ma anche sensibile: tutti e quattro sono pregi e difetti.

Che rapporto avevi con la scuola? Qual era la tua materia preferita e quale odiavi di più? Facciamo un test. Senza smanettare su google scrivi le capitali dei seguenti paesi: Tunisia, Albania, Norvegia, Germania, Irlanda. 
Aiuto,  diciamo che amavo molto l’educazione fisica mentre odiavo la storia (vivo il presente). In geografia ero abbastanza bravo quindi in ordine ti rispondo Tunisi, Tirana, Oslo, Berlino e Dublino.

Hai superato l’esame. A che età ti sei avvicinato al calcio?
Da sempre sono stato appassionato, a 8 anni il Ferla (di Siracusa) è stata la prima società in cui ho giocato,  ma praticavamo tanto sport anche in strada. Ricordo che imploravo mia madre ad uscire la domenica solo dopo aver visto il 90° minuto.

L’esordio in prima squadra a che età è avvenuto e che sensazioni hai provato?                                                           Avevo sedici anni, era la penultima di campionato e giocavo con la Grottasanta in Seconda Categoria. Nello scontro diretto con il Ferla di Giancarlo Betta, decisivo per la vittoria del campionato, entrai e segnai a due minuti dal termine un goal di rovesciata che ci permise di volare in Prima. Eravamo sotto di una rete e quel pari fu fondamentale. C’era ancora la regola dei due punti.

Cosa consigli ad un giovane di oggi proiettato nel mondo dei “grandi”?
Bisogna avere coraggio,  voglia, umiltà e tanta curiosità.

Nella tua vita da calciatore, qual è stato il goal più importante della tua carriera, quali i tuoi successi e quali i tuoi rimpianti?                                                                                                                                                                                                  Ne ho fatti tanti di goal ma probabilmente quello più importante, oltre a quello citato sopra, è  stato in una finale Play-Off che permise alla Rari Nantes di volare in Promozione per la prima volta.  Rimpiango l’anno di Pachino perché nonostante ci abbia portato alla vittoria del campionato ho dovuto far fronte a tanti infortuni e quindi non sono stato protagonista come avrei voluto, anche se posso dire con orgoglio che i tifosi si ricordano di me e ancora oggi  mi stimano

Se avessi la possibilità di rivivere un momento quali rivivresti? E se potessi cambiare qualcosa?
Vorrei rivivere tutta la stagione giocata a Sortino, 25 reti più 5 in coppa. Il calore di Sortino lo porto dentro il cuore.
Vorrei rigiocare la finale play-off, sempre con il Sortino, persa immeritatamente ai rigori contro il Priolo.

L’ultima gara prima del ritiro, cosa hai provato?
Beh, non ero sicuro che mi sarei ritirato anche se lavoro e infortuni avevano sempre la meglio.  L’ho fatto comunque alla grande vincendo il campionato con lo Sporting  Priolo

Cosa ti ha spinto ad intraprendere la carriera da allenatore?
Sicuramente due allenatori su tutti, Betta e Regina, mi hanno trasmesso questa passione perché erano molto dediti alla tattica. Poi notai che più crescevo e  più davo attenzioni ai particolari dando consigli ai compagni su come muoversi e quindi decisi di intraprendere questo percorso.

Che visione hai del calcio?
Credo che nel nostro piccolo abbiamo il dovere di far rallegrare chi ci guarda e quindi prediligo il bel calcio fatto di fraseggi e schemi ad esempio. L’obiettivo è quello di  divertire, divertendoci.

Dove hai mosso i primi passi?                                                                                                                                                     Real Siracusa, davo una mano agli allievi provinciali ad Elio Moncada e il presidente, Seby Greco vedendomi all’opera decise di affidarmi i giovanissimi regionali. All’inizio rifiutai, lo presi per pazzo, ma mi convinse e ancora oggi lo ringrazio.

Da allenatore (nelle giovanili) cosa ricordi con piacere?                                                                                                    Tanti bellissimi ricordi, i giovani ti lasciano dentro delle sensazioni inspiegabili. Ricordo con piacere un Pantanelli-Real Siracusa 0-3. Credo che non abbiamo mai perso in casa con quel passivo e la Pantanelli era da sempre la squadra da battere. Quell’anno arrivammo primi.

Qual è stato l’anno in cui sei rimasto più deluso?                                                                                                                     Più che deluso rammaricato perché sempre in quella stagione poi fummo eliminati dalla Panormus e onestamente potevamo arrivare più lontano. Una serie di situazioni purtroppo non lo hanno permesso.

Calcio Sicilia – Real Siracusa, fasi finali del campionato regionale Allievi.  Raccontai molto quel campionato, a cosa ti fa pensare?
Davide contro Golia. Vincevamo 1-0 a tempo scaduto ma purtroppo non ci hanno restituito il pallone e pareggiarono la partita.  Poi un regolamento assurdo ci fece fuori.  Quella fu una delusione in effetti

Chi dei giocatori che hai allenato è secondo te un vero talento?
Se parli di giovani potrei fare tanti nomi, anche di ragazzi che per tanti motivi non giocano più, vedi Bonanno, ma chi sta ancora giocando e sta dimostrando di valere molto è sicuramente Guerci, in D con l’Acireale. Per quanto riguarda i grandi, sicuramente cito Ruiz che avrebbe avuto tutte le carte in regola per fare il professionista.

L’esordio in Promozione da allenatore. Cosa hai provato e perché hai accettato la richiesta del Real Siracusa? Quanti giorni ci hai pensato?                                                                                                                                                         Beh, ci ho pensato un giorno e una notte anche perché dovevo dare una risposta. Ho provato paura e adrenalina, nello stesso tempo volevo mettermi in discussione e sono felice di averlo fatto

-Primo anno, prima vittoria. Le sensazioni e le emozioni di quella stagione? Cosa ricordi con piacere?
Sensazioni indescrivibili, ricordo con piacere i primi giorni, dove avevo gli occhi addosso di tutti e pian piano capivo che apprezzavano il mio modo innovativo di fare calcio.

C’è stato un momento in cui avresti voluto mollare?
Si, dopo la partita sospesa contro l’Eubea per colpe esterne. Quello è stato uno dei momenti più brutti della mia piccola carriera.

Real Siracusa – Carlentini, ti vengono ancora i brividi pensando al goal di Iacono?                                                        Si,riguardo spesso quella gara, non fu la nostra migliore prestazione  ma la posta in palio era alta e i sacrifici di una stagione pazzesca stavano per essere ripagati con qualcosa di incredibile: la promozione in Eccellenza.

Allenare nelle giovanili o allenare i dilettanti. Pro e contro. Cos’è più complicato?                                                Guidare una prima squadra forse è un po’ più complicato anche se nelle giovanili purtroppo hai a che fare con genitori e situazioni strane. Io però ho avuto la fortuna di farmi voler bene e apprezzare sia dai grandi che dai piccoli e in parte anche dai genitori.

Gallo fa rima con bel gioco, qual è il tuo segreto?
Lavoro, abnegazione e convincere sul campo i giocatori che i tuoi principi sono quelli giusti.

Veniamo al presente. L’approdo al Floridia, sei soddisfatto?                                                                                                 Posso rispondere con un ni? Ci sono stati aspetti positivi e aspetti negativi, sicuramente anche per colpa mia. Non tutto è andato come volevo e non mi riferisco solo ai risultati ma anche a  società, staff e giocatori.

Cosa ne pensi della città?
Purtroppo essendo lontano da Floridia (il “Santuzzo” è in fase di ristrutturazione) non ho avuto il piacere di assaporare il calore della città e mi auguro che prima possibile il campo sia pronto.

A tuo parere sarebbe giusto tornare in campo?
Credo che in questo momento lo sport,in generale, sia l’ultima cosa a cui pensare. Purtroppo c’è gente che sta morendo, altri stanno male e le priorità sono assolutamente altre.

Cosa mi dici del futuro mister?                                                                                                                                          Sperando che questo maledetto virus passi in fretta ho voglia di rimettermi in gioco e di riuscire a fare un campionato importante, tenendo cara l’esperienza di quest’anno e cercando di fare scelte molto più oculate.

-Tanti allenatori emergenti. Cosa consiglia a questi giovani?
Di non mollare mai alle prime difficoltà, di avere fame di conoscenza e imparare da tutti in primis.

Quale tecnico ha segnato di più il tuo esser e allenatore?                                                                                                     Cito assolutamente Betta e Regina ma anche il carisma e la professionalità di Cosimo Messina mi hanno lasciato tanto dentro.

Dove ti piacerebbe allenare? E chi secondo te negli ultimi anni sta dimostrando con i risultati di saper fare calcio? Mi piacerebbe fare un campionato importante con una società che ha voglia di fare calcio in maniera professionale. Credo che la cordata Marina di Ragusa stia dimostrando con i fatti il suo valore. Forse di questi tempi più che un presidente credo ci sia bisogno di unire più forze, vedi il Sant’Agata quest’anno o anche il Real Siracusa Belvedere l’anno scorso.

Dove ti vedi tra dieci anni?                                                                                                                                                                C’è una grande linea tra sogno e realtà. Mi piacerebbe allenare per mestiere ma faccio i conti con le situazioni reali, che vogliono dire il mio lavoro e la mia famiglia.

Chiudo con una domanda personale. Il valore della famiglia nella vita di ogni allenatore. La tua quanto per te è stata importante?
Fondamentale, senza l’appoggio di mia moglie e mio figlio sicuramente non sarei qui a chiacchierare con te.

Grazie per l’intervista mister. Vuoi aggiungere qualcosa o mandare un messaggio?
Mi auguro di cuore che possa finire presto questa pandemia e che si possa tornare tutti a fare non solo calcio ma qualsiasi sport, uniti si vince!

 

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