Italia ennesima brutta prestazione della squadra del CT Luciano Spalletti.
Questa serata segna il sorpasso del tennis sul calcio nella testa e nel cuore degli italiani, che in maggioranza preferiscono vedere Sinner battere Djokovic tre set a zero nella semifinale del Roland Garros, piuttosto che la nazionale impegnata in Norvegia nelle qualificazioni ai mondiali. Spalletti paga la sfortuna di diversi infortuni, la rinuncia clamorosa di Acerbi, ma anche i suoi grandi errori nella scelta dei convocati, e anche nella definizione della formazione iniziale. L’ex tecnico del Napoli, che da tempo credo si sia pentito della scelta di rinunciare a continuare la carriera con la società partenopea, ha dovuto ricorrere addirittura ad un giovane difensore della nazionale under 21, Diego Coppola, per marcare il temibile Haaland, ma non sarà questo il problema della deriva del primo tempo. Infatti, nonostante uno sterile possesso palla, che porta ad una sola conclusione verso la porta norvegese, peraltro da posizione defilata di Raspadori, sono Antonio Nusa e Alexander Sørloth a mettere in seria difficoltà gli azzurri, che soccombono sotto le conclusioni e i gol della nazionale scandinava, che gioca nella piovosa capitale Oslo, senza fare eccezione nemmeno a giugno.
Purtroppo piove pure nella porta del capitano stabiese, candidato a vincere il pallone d’oro per i successi in serie ottenuti certamente non con la nazionale, ma solamente con il Paris Saint Germain e addirittura sull’unica incertezza di Coppola, arriva il terzo gol del bomber Erling Haaland, che lo dribbla e deposita in rete piuttosto facilmente. La Norvegia appare nettamente superiore all’Italia sul piano delle soluzioni offensive, ma anche nell’efficacia dei contrasti difensivi e del dinamismo a centrocampo. Spalletti si accorge di aver sbagliato a concedere spazio a Rovella a centrocampo e così fa entrare Frattesi ad inizio ripresa, senza inserire subito il talentuoso Orsolini o il giovane Lucca al posto dell’impalpabile Retegui o considerare le gravi deficienze mostrate da Bastoni in difesa, apparso stanco e ancora depresso per la goleada subita nella finale di Champions, ma anche dagli stessi Tonali e Barella a centrocampo e perfino dai campioni d’Italia Di Lorenzo e Raspadori. Invece la Norvegia anche con i cambi nel secondo tempo continua a fare meglio dell’Italia e a sfiorare il quarto gol con un palo colpito a Donnarumma battuto. Non si può accettare una nazionale così brutta, pavida, letteralmente inguardabile e naturalmente arriva la contestazione dei tifosi presenti allo stadio di Oslo nei confronti del tecnico e dei calciatori.
Spalletti con molto ritardo fa entrare Orsolini e Lucca al posto di Zappacosta e Retegui, che praticamente sono stati nulli, ma non sono stati gli unici. In questa preoccupante disfatta azzurra, che segna probabilmente la fine delle speranze del primo posto nel girone e di una qualificazione diretta ai mondiali, già al termine della prima gara, si può salvare solo il discreto esordio di Coppola e la voglia di Udogie quanto meno di battersi dignitosamente fino a quando è restato in campo in questa uggiiosa partita. Il fatto che il portiere norvegese non abbia dovuto compiere alcuna parata importante la dice lunga su questa sconfitta netta ed inequivocabile, che dovrebbe indurre Spalletti e la federazione a serie riflessioni. In un sussulto di dignità l’allenatore potrebbe arrivare a decisioni forti, ma dopo le figuracce delle passate mancate qualificazioni anche la federazione dovrebbe rendersi conto che il calcio italiano non può esprimere una simile pochezza, al netto di tutte le assenze, che non giustificano assolutamente la batosta dal sapore acre nel paese del salmone.
Gli ingressi di Ricci e Dimarco al posto di Udogie e Raspadori evitano forse che il punteggio assumesse una dimensione maggiore, ma non offrono soluzioni in attacco, al di fuori di un tiro sbilenco da fuori di Orsolini e di un colpo di testa di Lucca, che sporca i guanti del portiere norvegese nel recupero. Non si può continuare ad assistere a simili penosi spettacoli ed è venuto il momento di prendere decisioni drastiche, che possano riguardare federazione, tecnico e gli stessi calciatori.