Le avventure di Pinocchio – Lo sceneggiato tratto dal romanzo di Carlo Collodi
Le avventure di Pinocchio – Lo sceneggiato è tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Collodi. Mastro Geppetto, un falegname toscano rimasto vedovo, scolpisce un burattino da un ciocco di legno. Lo spirito della moglie, reincaricatosi nella fata Turchina, trasforma il burattino in un bambino vero. Lo avverte però che, se mai dovesse comportarsi male, tornerebbe a trasformarsi in una marionetta. Da qui il burattino passerà una serie di avventura che porteranno ad essere, alla fine, un bambino fino alla fine dei suoi giorni.
L’idea nacque già nel lontano nel 1963, quando Luigi Comenicini e Suso Cecchio D’Amico, caduti i diritti d’autore sull’opera di Collodi nel 1940, cominciarono a scrivere una nuova sceneggiatura a quattro mani. Comenicini volle dare al “suo” Pinocchio una visione particolarmente delicata e poetica, restituendo una patina di sommessa malinconia all’intera vicenda, nonostante la partecipazione di alcuni attori conosciuti, più che altro, per le loro interpretazioni in ruoli comici. Infatti Geppetto è interpretato da Nino Manfredi, il Gatto e la Volpe interpretati rispettivamente da Franco Franchi e da Ciccio Ingrassia.
Completano il cast Lionel Stander (Mangiafuoco), Gina Lollobrigida (fata Turchina), Vittorio de Sica (Grillo parlante) e Ugo D’alessio (Mastro Ciliega).
Le differenze col romanzo riguardano soprattutto Pinocchio. Animare un burattino di legno si rivelò molto complicato e, soprattutto, estremamente costoso. Per questo si decise di cambiare la sceneggiatura e di far trasformare Pinocchio in bambino da subito. La serie, in sei puntate, durava circa 320 minuti (con altre due versioni di 280 e 135 minuti per il mercato home video e il cinema), ottenne un ottimo successo.
Ed infatti, recentemente, la Rai ha ritrasmesso lo sceneggiato più volte. Ed anche sul canale TV 2000.
Curiosità: il noto artista Carlo Rambaldi (“creatore” di E.T. e Alien) venne contattato per creare ed animare il burattino. Tuttavia, per i motivi economici già descritti, non firmò mai un contratto. L’artista, sentendosi imbrogliato, sostenne che la produzione avesse usato i burattini da lui creati senza il suo consenso. Fece causa per danni, vincendo.
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