Don’t Look Up è il film di cui tutti parlano, senza esagerare il migliore del 2021. Una cometa sta per schiantarsi sulla Terra; sei mesi di tempo per impedire che questo accada. Da queste poche righe sembra proprio un film di fantascienza, e invece è tutt’altro. Don’t Look Up gode di un cast d’eccezione: Leonardo Di Caprio, nel ruolo dell’astronomo Randall Mindy, è coadiuvato dalla sua assistente dottoranda, la dottoressa Kate Dibiasky, interpretata da una splendida Jennifer Lawrence.
Entrambi scoprono una cometa che potrebbe distruggere la Terra quasi certamente nell’arco di poco tempo, ma verranno creduti? Nel cast anche Meryl Streep nel ruolo del Presidente degli Stati Uniti, e Jonah Hill, che incontra nuovamente Di Caprio, dopo aver lavorato con lui in The Wolf of Wall Street.
“Don’t Look Up” e la critica ai media e agli scettici
Don’t Look Up, che tradotto significa “Non guardate sopra”, non è un film di fantascienza, è un film sulla strumentalizzazione dei media, un lungometraggio che racconta di una catastrofe annunciata, ma di cui nessuno ha intenzione di occuparsene. Una situazione drammatica che viene trattata con scetticismo da tutti i media e perfino dalla politica. Un film che punta le luci sull’ipocrisia dei social network e della televisione; che descrive con estrema lucidità lo scetticismo della gente quando, di fronte ad una situazione ovvia, con tanto di dati alla mano, rimane ancora incredula, a tal punto di giungere alla tesi del complottismo mediatico, pur di non ammettere l’evidenza: una cometa è in rotta di collisione contro la Terra.
“Don’t Look Up”, il miglior film della pandemia
Don’t look up è il motto di chi vuole nascondere l’evidenza facendo finta di non vedere come stanno realmente le cose. Il dottor Mindy lo dice dall’inizio del film: “Una cometa si schianterà contro la Terra” e non basta il suo appello: “Guardate il cielo e la vedrete” per convincere le folle. L’importante è “Don’t Look up”, non guardare sopra, fare finta che non è niente e continuare come se niente fosse. Il film è una critica che ben si incastra con il momento di emergenza Covid che stiamo attraversando, e ci fa capire che di fronte ai dati oggettivi, ci sarà sempre chi non “guarderà in alto”. In definitiva, il lungometraggio è il migliore di quest’anno, anzi, il migliore della pandemia.
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